Candia Lomellina: un prete tra la gente
“Qui la natura ti entra dentro, nello stesso modo in cui può farlo la musica, l’arte o… la fede. Per noi guardare in alto non vuol dire solo guardare le nuvole, ma guardare verso l’Eterno, che ci deve sempre dare una mano, perché in un attimo potrebbe spazzare via tutto”.
Stefano, agricoltore, è stato anche sindaco di Candia Lomellina, provincia di Pavia ma diocesi di Vercelli, e l’anima di questa terra e di questa gente la conosce bene.
Da un po’ di tempo le mondine non cantano più nelle risaie, eppure in primavera, quando gli appezzamenti, separati da un confine in rilievo, sono completamente ricoperti dall’acqua, il “mare a quadretti” (o a scacchi, se preferite) offre sempre il medesimo spettacolo, unico nel suo genere.
Anche Edoardo, figlio di Stefano, ha deciso di fare l’agricoltore: “Nella terra dove sono nato e cresciuto quello dei campi è il lavoro principale e per noi è la vita. Io sono laureato in economia aziendale, però poi la strada è stata quella del seguire le orme di mio padre e dei miei nonni. Ora sto diventando anch’io genitore e mio figlio si ritroverà un papà giovane e attivo”.
Attivo anche in parrocchia, dove Edoardo suona la chitarra nel coro e se parli del suo parroco gli brillano gli occhi.
“Don Davide Besseghini – racconta – è un prete che sa costruire famiglia: per lui la comunità e l’aiuto per gli altri sono certamente al primo posto”.
Non è l’unico, Edoardo, a pensare questo del sacerdote cui è stata affidata la comunità di Santa Maria delle Grazie in Candia Lomellina e, come amministratore parrocchiale, anche quelle dei Santi Vittorino, Pietro e Michele in Cozzo e di San Martino in Langosco. Oltre, naturalmente, ai detenuti della casa circondariale di Vercelli, di cui è cappellano.
Giorgio, ad esempio, fa il falegname ma non è meno innamorato della sua terra.
“È casa mia – confessa – e non andrei mai via di qui. Ci saranno pure le zanzare, col fastidio che danno, ma non fa niente: si sta bene. Se si vuole andare in città si prende la macchina e si va in città, ma poi si ritorna nel silenzio, si sente il campanile che segna le ore anche durante la notte. Si sta troppo bene… E poi c’è don Davide che, a differenza di altri, senza farsi troppo vedere, riesce ad arrivare a incontrare tutti, a parlare con chiunque. Il parroco è anche quello, non è solo la messa…”.
La pensa come lui anche Rita, impiegata comunale, che da don Davide ha ricevuto qualcosa che è impossibile quantificare: “Quando mi sento sola e triste, a volte anche solo pensare a Gesù è sufficiente. Questo senso spirituale è qualcosa che qualcuno mi ha regalato!”
Laura, addestratrice di cani, due anni fa ha lasciato Milano, dove era nata, perché cercava una vita diversa. “Qui – riconosce -vivo la comunità come una grande famiglia. Lo vedi negli occhi della gente: è diverso.”
Don Besseghini lo raccontano più facilmente gli altri. Lui davanti alla videocamera abbassa lo sguardo: non ama i riflettori o i flash dei fotografi. “Sono cresciuto in una famiglia contadina – racconta timidamente – e abbiamo imparato fin da piccoli, in casa, a lavorare e a servire. Poi a una certa età ho incontrato l’operazione Mato Grosso, ho conosciuto i poveri più lontani, in missione. Il servire davvero è il modo giusto di amare”. Non servono grandi spiegazioni quando è la tua vita che parla per te. Lo ha capito bene anche Yuri, seminarista dell’arcidiocesi di Vercelli che ruba con gli occhi la bellezza della vita pastorale alla quale si sta preparando. “Definirei don Davide – dice con semplicità – un prete tra la gente. Spero anch’io, quando sarà il momento, di essere sempre aperto all’ascolto di chi ha bisogno”.
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