L’APPELLO DEI PEDAGOGISTI “SMARTPHONE FUORI LEGGE PRIMA DEI 14 ANNI”

Alzi la mano chi non ha mai visto un bambino, anche al di sotto dei tre anni, giocare con uno smartphone tra le mani.
Molto spesso genitori stanchi e stressati lasciano tra le mani di bambini impazienti il proprio cellulare per potersi riprendere da giornate estenuanti e per potersi ritagliare qualche minuto di tranquillità.
In realtà già da qualche anno alcuno studi scientifici si sono concentrati sulla correlazione tra disturbi dell’attenzione ed iperattività dovuti dall’uso eccessivo sin dalla piccolissima età di strumenti digitali come iPad e smartphone.
Ora, nel tentativo di educare ad un uso più sano e consono della tecnologia, alcuni pedagogisti per avere una maggiore eco si stanno avvalendo di personalità anche del cinema per poter far sentire la propria voce in questa loro battaglia.
C’è difatti una lunga lista di personalità del mondo della pedagogia, della psicologia e del cinema che al governo chiede di più: «Vietare ai minori di 14 anni di avere uno smartphone e proibire agli under 16 di aprire un profilo sui social media»
Da Daniele Novara e Alberto Pellai, primi firmatari, ad Anna Oliverio Ferraris e Silvia Vegetti Finzi. Da Paola Cortellesi e Alba Rohrwacher a Luca Zingaretti e Stefano Accorsi. L’elenco dei nomi di esperti e artisti è lungo, per provare a dare forza scientifica e popolare all’appello rivolto al governo Meloni.
È ormai chiaro che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale sui social media», scrivono i firmatari. I danni per i bambini e le bambine alle prese con cellulari e tablet sono, secondo gli esperti, di due tipi: «Uno diretto, legato alla dipendenza. Uno indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita».
Nell’appello si dice che «in età prescolare porta ad alterazioni della materia bianca in quelle aree cerebrali fondamentali per sostenere l’apprendimento della letto- scrittura. I fatti — dicono i firmatari — lo dimostrano: nelle scuole dove lo smartphone non è ammesso, gli studenti socializzano e apprendono meglio. E prima dei 14-15 anni, il cervello emotivo dei minori è molto vulnerabile all’ingaggio dopaminergico dei social media e dei videogiochi».

Nell’appello, però, i firmatari specificano che la loro non è «una presa di posizione anti-tecnologica, ma l’accoglimento di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale».
L’idea è che ci sia un’età giusta per ogni cosa: «Abbiamo regalato un triciclo a nostro figlio quando era piccolo, poi lo abbiamo fatto salire in bici, ma a tredici anni non gli compriamo la moto. Con lo smartphone dovrebbe funzionare allo stesso modo, perché quella che sembra una loro innata confidenza non significa un giusto uso», dice Pellai. E difatti l’appello, che da oggi diventerà una petizione su Change.org, s’intitola “Smartphone e Social Media: ogni tecnologia ha il suo giusto tempo”.

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