“Fraternità per guarire il mondo”, al via a Quito il Congresso eucaristico internazionale
Sarà il Congresso eucaristico internazionale più “alto” della storia, dato che si svolgerà agli oltre 2.800 metri di altitudine di Quito, la splendida città andina capitale dell’Ecuador. Ma sarà anche il Congresso che, in modo peculiare, non potrà che “partire dal basso”, dai tanti poveri che sono la parte maggioritaria di un Paese, l’Ecuador appunto, caratterizzato da forti diseguaglianze e da un recente aumento della violenza. “Fraternità per guarire il mondo” è il tema, quanto mai attuale sia nel contesto mondiale che in quello ecuadoriano, di questo evento ecclesiale, il 53° Congresso eucaristico internazionale, che si apre oggi a Quito e fino al 15 settembre, a 150 anni dalla consacrazione del Paese al Sacro Cuore. L’incontro, che vedrà la partecipazione di delegazioni di 53 Paesi, è preceduto da un simposio teologico sullo stesso tema.
Domenica 8 settembre, durante la messa d’apertura, nella cattedrale di Quito, 1.700 bambine e bambini dell’arcidiocesi riceveranno la prima comunione. Domenica 15, la messa di chiusura sarà presieduta dal cardinale Baltazar Porras Cardozo, arcivescovo emerito di Caracas, legato di Papa Francesco. In mezzo, giornate durante le quali, con qualificati relatori e testimoni, si rifletterà sulle ferite del mondo attuale, sulla fraternità redenta in Cristo, su eucaristia e trasfigurazione del mondo, sul legame tra sinodalità ed eucaristia. Sarà dato spazio a testimoni della fede, come san Óscar Arnulfo Romero e l’indimenticato vescovo di Riobamba Leonidas Proaño, che mostrò coraggiosamente in Ecuador, in anni difficili, la strada dell’opzione per i più poveri, e in particolare per la popolazione indigena.
Tutto è pronto, dunque, per vivere “la più grande esperienza di fede intorno all’Eucaristia, in un clima di fraterna unità della Chiesa universale”, come ha affermato l’arcivescovo di Quito, mons. Alfredo Espinoza Mateus, secondo il quale “è un grande privilegio, ma anche una grande sfida per la Chiesa in Ecuador e per la città di Quito” ricevere migliaia di partecipanti. Per approfondire i tratti salienti di questo evento ecclesiale, il Sir ha intervistato padre Juan Carlos Garzón, segretario generale del Congresso eucaristico internazionale 2024.
Come si è preparato l’Ecuador e in particolare l’arcidiocesi di Quito a questo importante evento ecclesiale?
Effettivamente, per tutta l’America Latina, per l’Ecuador e specialmente per l’arcidiocesi di Quito, questo Congresso eucaristico è una benedizione. Abbiamo avuto un periodo di tre anni, durante il quale ci siamo preparati dal punto di vista spirituale e pastorale, abbiamo riflettuto sul mistero dell’eucaristia, nelle parrocchie, in Seminario. E, in particolare, abbiamo riflettuto sul tema di questo Congresso eucaristico, “Fraternità per sanare il mondo”. Nell’ultimo anno, ci siamo preparati sul documento preparatorio del Congresso eucaristico, che è il riferimento sia del simposio teologico che del Congresso vero e proprio.
Quale contributo può dare alla spiritualità eucaristica la Chiesa ecuadoriana, nel più ampio contesto latinoamericano, con la sua storia, tradizione, teologia, religione popolare?
Sappiamo che il popolo latinoamericano è un popolo eucaristico, così come è mariano. Precisamente, la religiosità popolare è molto importante, perché porta con sé elementi di fede, anche per le future generazioni. Quindi, in questo contesto latinoamericano, con le sue tradizioni, la sua storia, la sua teologia, il Congresso eucaristico porta con sé una peculiare spiritualità eucaristica. Molto ruota attorno a questa domanda: come l’Eucaristia può trasformare la realtà nella quale viviamo? Abbiamo voluto sottolineare questa dimensione sociale dell’eucaristia.
Il Congresso si concentra sul tema della fraternità. Quanto è centrale questa sfida nel mondo di oggi? E come questo tema sarà al centro del Congresso?
Il Papa ha approvato, anzitutto, quello che ha dato il titolo a questo evento ecclesiale. Il tema si impone da se stesso, non stiamo parlando di una fraternità generica, ma di quella che nasce dall’Eucaristia e che procura fraternità non solo all’interno della Chiesa, ma anche al di fuori di essa. È un apporto particolare di questo evento, cerchiamo promuovere la fraternità. È sempre è una sfida, ma in questo consiste l’evangelizzazione, si parte sempre dal rischio.
E cosa significa approfondire questo tema in un Paese come l’Ecuador, che sta vivendo un’ondata di violenza e una radicale polarizzazione politica e sociale?
Quando parliamo di fraternità per sanare il mondo, ci rendiamo conto che stiamo anzitutto parlando di un Ecuador ferito, che ha bisogno di essere guarito dalla violenza, e infatti abbiamo cercato applicare questo tema alla situazione del nostro Paese, alla nostra società ma anche a ciascuna famiglia. Si tratta di eliminare al nostro interno qualsiasi situazione violenta, di aggressività. È una grande sfida, per tutto l’Ecuador, vivere questo Congresso eucaristico, lo è anche per le autorità di Governo, per gli amministratori locali. Molti di loro hanno visto questo Congresso come un’opportunità per operare per l’Ecuador oggi ferito. Così, non ci troviamo di fronte solo all’impegno di noi credenti, ma all’impegno di tutta la società, che ha bisogno di essere curata e guarita.
In che modo la voce dei poveri e degli esclusi sarà ascoltata nel Congresso?
La fraternità non esiste senza gli ultimi, senza i poveri. Se non ascoltassimo la loro voce, non avrebbe senso questo Congresso eucaristico, e in particolare un titolo dedicato alla fraternità. Lo dice anche il documento preparatorio. Siamo chiamati a prendere coscienza che siamo chiamati ad ascoltare questa voce, Gesù stesso si è fatto ultimo, e ci insegna che questo è il cammino per la Chiesa.
Qual è la sua speranza per il contributo e il messaggio che verrà dal Congresso alla Chiesa e alla società ecuadoriana
Abbiamo lavorato molto, abbiamo pregato, molte persone hanno dato il loro apporto, a volte silenzioso. Abbiamo la speranza che questo Congresso contribuisca al bene della società ecuadoriana. Come ho accennato, vedendo l’impegno delle Istituzioni per questo evento, ci viene da pensare che già stiamo vedendo alcuni frutti. Il futuro lo conosce solo Dio, ma stiamo lavorando con tanta buona volontà. Sappiamo che questo Congresso ha un valore particolare, è il quinto che si tiene in America Latina e questo avviene mentre c’è un papa latinoamericano. Ma si tratta, al tempo stesso, di un incontro mondiale, con ospiti e relatori che provengono da tutti i continenti.
*giornalista de “La vita del popolo”
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