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Sabato il vernissage di “Etereo” di Olga Lepri a cura di Maria Giuseppa De Filippo

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Maddaloni- Il Museo Archeologico di Calatia è lieto di presentare la mostra personale di Olga Lepri, giovane
artista italiana nata nel 1994, che si terrà dal 7 settembre al 5 ottobre 2024.
La produzione di Olga Lepri (classe 1997) propone l’utilizzo del medium pittorico per condurre
indagini diversificate sulla realtà empirica. Formatasi tra Venezia e Bruxelles, la consapevolezza
formativa che acquisisce in questi luoghi si rintraccia nelle opere, che rivelano suggestioni derivanti
dalla pittura fiamminga e quella lagunare cinquecentesca, specie nell’approccio manierista alla
pennellata e alla costruzione delle figure. Attingendo al dizionario figurativo della pittura di genere,
Olga Lepri rielabora soggetti e contesti alla luce di nuove istanze, che dimostrano un tentativo di
superamento della sostanza intellegibile. Il complesso e diversificato retaggio culturale dell’artista si
sposa in modo congeniale con gli spazi del Museo Archeologico di Calatia, testimonianza storico –
artistica del mecenatismo illuminato della famiglia Carafa, che denuncia caratteri barocchi
preservatesi dal restauro della dimora gentilizia del 1660. La magniloquenza degli stucchi e la
preziosità dei parati dipinti a mano un tempo presenti nelle sale della residenza, rimandano agli
orizzonti estetici riproposti da Lepri, che guarda alla parentesi manierista e alla successiva barocca
con genuina curiosità, parte di un processo complesso di assemblaggio non esclusivamente
metodologico ma anche figurativo. Ad evocare ritorni e suscitare rimembranze sono le figure
antropomorfe dai tratti bestiali presenti soprattutto nella produzione su carta di Olga Lepri visibile in
mostra, che ricordano le creature popolanti i giardini dal gusto tardo barocco imperante a palazzo nel
XVIII secolo1. La ricerca di Lepri pone quindi l’accento sul processo di estradizione dell’essenziale,
che si compone di una pittura non visibile al pubblico ma che risulta essere quella più autentica, fatta
di gesti occultati, ripensamenti e citazioni colte, sintetizzati in questo frangente da una pennellata
densa e stratificata, che disvela progressivamente i tentativi di superamento della “cecità” intellettiva
1 1 “I Carafa di Maddaloni e la feudalità napoletana nel Mezzogiorno spagnolo”, Atti in memoria di S. E. Mons. Pietro
Farina, a cura di Francesco Dandolo e Gaetano Sabatini, 2013, pp. 242 – 243che limita l’esperienza del vivere.
Seppur a primo acchito, la metodologia dell’artista sembra rivelare
un tentativo di definizione graduale del dato formale, Lepri opera un processo inverso: attraverso una
prassi desunta dalla corrente novecentesca decostruttivista, la riduzione a minimi termini del soggetto,
solo in fine ricomposto, permette che ad emergere siano le contraddizioni intrinseche, le marginalità
e i rimandi, spesso tralasciati dai più nell’analisi del reale, rivelando crepe e ombre dell’esistenza. Le
opere in mostra si propongono come traccia residuale di un passaggio dallo stato incorporeo a quello
grafico come epifanie di segni, che nella loro apparizione consentono una prospettiva inedita di
elementi come il corpo, considerato nel suo meccanismo di propriocezione. Il riconoscimento dei
soggetti dipinti, dai paesaggi agli studi del corpo, esplicita il superamento dell’artista del senso della
vista, in questa sede ripensata secondo l’accezione classica del vedere (in greco “ὁράω” – orao) come
capacità di valicazione del limite del tangibile, una realizzazione mentale di un concetto solo intuitivo
della realtà esteriore. Ad essere generata dall’artista è un’intuizione puramente fantastica che porta
alla concezione dell’”idea”, il cui termine deriva dal verbo “orao” (cfr. ἰδεῖν) nella matrice
generatrice. Il risultato del processo creativo dell’artista è un’immagine vibrante che mescola corpi e
paesaggio come in un’apparizione non definita e al contempo sostanziale nella sua immanenza. La
visione di Lepri però non è profetica, ma consente una concretizzazione dell’artista in un aedo
contemporaneo, che formalizza la sua coscienza di sé e del reale in una moltitudine di forme che
valicano i confini imposti dai supporti artistici, affermandosi come nuove creature di spirito nella
dimensione fattuale. La mostra propone un itinerario alla scoperta di un luogo altro, dove ad imperare
è lo scenario onirico, immortalato tanto nella serie delle “Cecità” quanto in “Etereo” e “Marina”:
corpi sospesi e ineffabili perennemente fuggitivi alla comprensione razionale in toto e il cui legame
con la realtà fenomenica è in un equilibrio costantemente precario.
Le opere, disposte secondo il percorso pensato per la mostra, si susseguono per differenti tematiche.
La figura umana è sempre posta al centro di una negoziazione tra materia, colore e spazio, risultando
in un corpo in costante fermento d’astrazione. Dai connotati più descrittivi del soggetto umano calato
in contesti specifici, le opere si muovono verso una fusione della forma antropomorfa con la
naturalezza pittorica.
Di seguito si riporta una breve descrizione delle serie di opere presenti in mostra:
Mercati, 2018-2019
Spazi collettivi, teatri di scambio e di coesistenza, di caos e di ripetizione – i mercati possono essere
osservati come degli ambienti, degli habitat. L’individualità delle diverse figure che lo popolano si esprime
in questo ciclo di opere attraverso azioni e maschere, rituali, abitudini.
Pittoricamente, la serie si sviluppa nella narrazione, nella stratificazione e nella ripetizione di elementi gestuali:
ricorrono elementi come i tendaggi, i tappeti, i mamuthones, il colore esasperato, motivi naturali e
dettagli mistici. La serie rappresenta anche un pretesto per approfondire nella ricerca artistica la
dimensione plurima, una prospettiva multipla o rovesciata, Mercato di Tappeti, Hut e Pescatore ne
sono un esempio sul piano compositivo e cromatico, mentre Smistatori di Granchi pone l’accento
sulla manualità dei pescatori che si mescola tra le chele pullulanti dei granchi e smista i loro destini
in grandi contenitori. Guardando alla composizione spaziale delle icone o ad elementi del contesto
rurale ed emarginato, la serie dei mercati ricostruisce un ambiente di fantasia. Essa esplora una
modalità di vivere il tempo come una dimensione sospesa, con l’uomo in costante e viscerale contatto
con la natura: in Al lago il tempo sereno del vivere in natura incontra il tempo di spensieratezza di un
gruppo di ragazzi che si muove verso un lago immaginario per fare un tuffo; Breakfast raffigura una
mamma con due bimbi seduti intorno a un tavolo di una veranda dalla luminosa vetrata, è un momento
di serena condivisione.
Corpi onirici, 2019
La serie dei Corpi Onirici è la sfida artistica di ripensare la mescolanza tra il disegno con la pittura.
Il procedimento che ne deriva rappresenta l’occasione di riversare due modalità diverse di pensiero
nella stessa mano e sullo stesso supporto: il segno deve farsi gesto pittorico e il colore funziona come
struttura portante di una scena. L’anatomia sospende l’analisi prettamente grafica e si integra alla
componente pittorica. Questa ricerca è quindi un’indagine sulle potenzialità e il significato formali
del disegno e della pittura. Il reticolo di segni è in queste opere volutamente neutralizzato
dall’inchiostro nero della stampa. Persa la materia e la lucentezza della grafite, il disegno può così
ricevere la rilettura pittorica che ne sconvolgerà la struttura e il significato. La suggestione delle
ombre oleose e le poche note di colore collocano la rappresentazione della figura umana su un piano
che ricorda l’esperienza onirica, mentre il corpo, incastrato tra tracce frenetiche e pennellate di colore,
compie sempre lo stesso poetico “battito di braccio”, ma viene declinato in successioni e cromie
diversi. I disegni della serie presentati in mostra sono Corpo Onirico, Corpo Onirico (caduta),
Corpo Onirico (abbraccio).Cecità o Essere senza vedere, dal 2018
La serie è ispirata da autori come Jose Saramago, John L. Borges, Jaques Derrida e il testo
autobiografico di John M. Hull “Il dono Oscuro. Note sulla cecità, la ricerca sul concetto di cecità è
un modo alternativo per studiare e riscoprire il corpo”. Da una ricostruzione analitica del
comportamento dei corpi nonvedenti, attraverso il disegno e il collage, le figure in pittura risultano
decostruite in sentimenti, movimento, caduta. Superare le strutture iconografiche e metaforiche della
rappresentazione classica della cecità, questo è lo scopo di una ricerca sul complesso concetto di
cecità e la figura del cieco. Tipicamente associato a poteri soprannaturali come la previsione del
futuro, il non vedente ci insegna piuttosto ad andare avanti, a sentire, ad orientarci. La sfida della
pittura è quella di riflettere sui momenti di propriocezione e autocoscienza attraverso il processo di
costruzione dell’immagine e di senso. Cecità #1, è la prima di una serie di rappresentazioni e
sfumature su questo tema. L’intenzione è qui quella di cogliere una forma quasi scultorea della parola
cecità nella sua forma più astratta svincolata da ogni iconografia del cieco. Si tratta di ammasso
corporeo, apparente privo di sensorialità, in un paesaggio accennato. Cecità #2 riprende gli stessi
motivi sotto uno sguardo più carnale sottolineato dai colori più vivi, caldi e accesi. In Cecità #3
(caduta) la composizione a tre corpi è meno serrata e resa instabile dalla caducità di uno dei corpi.
Ultimo dei quadri presenti in mostra della stessa serie è Cecità #4 (catena), raffigurante un gruppo
di corpi accennati dalle braccia intrecciate. Le pitture sono realizzate ad olio e vernice finale, materia
e luce nello stesso corpo. In opere come Blind Kid si esplora un’iconografia aggiornata del non
vedente come figura in grado di ascoltare valori come l’ascolto, l’orientamento, la propriocezione.
L’opera è ispirataa al film documentaristico di Johan Van Der Keuken segue la vicenda di ragazzi
non vedenti in ben due filmati Blind Kid (1964) e Herman Slobbe/Blind Kid II (1966), toccando temi
legati alla soggettività, al sociale, alla politica.
Etereo, 2022
Le opere della serie Etereo sono realizzate su tela e nascono questa volta da un collage fatto a mano
dall’artista di disegni anatomici sullo studio dei tentativi di volo umano: vi sono movimenti di braccia,
tensioni, slanci e cadute che vanno a mescolarsi per suggerire delle strutture embrionali, dei riverberi.
Stampate e neutralizzate da un nero uniforme, queste immagini subiscono una rilettura pittorica
complessiva. Dalle suggestioni delle tracce dei collage nasce una scena nuova. La rappresentazione
del corpo è a questo punto distaccata dal volo iniziale, ma ne mantiene una memoria vibrante al suo
interno. Marina. (Etereo) vuole cogliere attraverso l’uso delle forme di più corpi, la ventosità e
l’impeto di una classica marina; il formato allungato e orizzontale contribuisce a muovere
ariosamente l’onda dei corpi sfruttando le stesse leggi della dinamica che lo sguardo associa ai fluidi.
In Etereo, dei corpi sorreggono come degli Atlanti una massa: un’ombra che ha improvvisamente
preso corpo diventando una nuvola plumbea. L’idea surreale esplora l’assurda possibilità di cosa
accadrebbe se tutte le ombre, fatte di nulla, si comportassero improvvisamente alla stessa maniera,
acquisendo improvvisamente fisicità. La scena pittorica si costruisce nella narrazione di come lo
spazio vuoto, l’ombra o l’aria, si ribellasse ad essere pensata sempre al negativo, di essere quindi una
presenza scontata.
Disegni
Un’intera parete è dedicata agli spunti visivi nati accanto alle opere in mostra. Si tratta di una “nuvola”
di disegni di varie dimensioni: testimonianze di una ricerca formale, oltre che espressiva, sui temi che
ricorrono in questo percorso. Questi lavori tentano di cogliere su carta l’esperienza di un’idea facendo
leva su un forte carattere pittorico del reale. Dagli studi sulle scene di mercato alle figure dei pescatori,
dalle maschere dei riti rurali ai bozzetti di personaggi ripresi da Tintoretto, dall’umano astratto a
un’iconografia alternativa della cecità metaforica. Il disegno passa dall’essere uno strumento di studio
a gesto esplorativo e pittorico.
Biografia dell’artista
Olga Lepri consegue il diploma di baccalaureato alla Scuola Europea di Bruxelles nel 2015. Nel 2021
completa l’intero ciclo accademico magistrale e specialistico in Pittura e Arti Visive all’Accademia
di Belle Arti di Venezia, dove per due anni svolge l’attività di tutoraggio affiancando il Prof. Mauro
Zocchetta al corso di Anatomia Artistica. A completamento della sua formazione, nel 2022 consegue
il Master of Art presso la Luiss Business School, approfondendo l’ambito delle pratiche curatoriali,
di gestione e progettazione artistica. Nel 2017 ha vinto il Premio Mascha Starec delle Giornate
Animate di Venezia con l’animazione pittorica VISITOR e nel 2018 partecipa alla mostra ATELIER
12 curata da Luca Reffo in occasione di Art Night di Venezia e in collaborazione con l’Università di
Ca’Foscari. Nel 2022 espone nella mostra Arcipelago Aperto presso i Magazzini del Sale, a fianco di
artisti affermati ed emergenti, curata da Miguel Mollol, JuliaTerzano, Martina Cavallarin e Daniele
Capra. Nel 2023 viene selezionata come finalista al Premio Combat esponendo al Museo Civico
Giovanni Fattori di Livorno e vince l’opportunità di partecipare al V ciclo della residenza artistica
Paratissima Factory di Torino. La residenza si è conclusa con la mostra Infra-ordinario
contemporaneo curata dalle curatrici Valeria Cirone e Valentina Coppola durante la settimana di Turin Art Week
e in occasione della fiera d’arte Artissima. Nello stesso anno è chiamata insieme altri
otto artisti ad esporre alcuni lavori presso la sede di E.A.H. -Eataly Art House di Verona per la mostra
collettiva Première a cura di Luca Beatrice sulla pittura emergente italiana, inaugurata in occasione
della fiera Arte Verona. Nel 2024 ha esposto alla personale Risvegli presso Giovanni Remoli Art
Gallery a cura di Valeria Cirone e alle mostre collettive Equivoci di Galleria Gare 82 a cura di Paola
Rivetta e Federica Picco. Nello stesso anno è invitata alla Galleria Giovanni Bonelli a realizzare delle
opere per Le Diable au Corps alla Galleria Giovanni Bonelli curata da Daniele Capra e Massimo
Mattioli. A settembre 2024 Olga Lepri partecipa alla mostra Aere della rassegna Isola Prossima presso
il Museo della Penna di Perugia a cura di Massimo Mattioli. L’artista ha collaborato con la rivista
d’arte americana The Brooklyn Rail Magazine nel 2019 come assistente alla produzione editoriale e
nel 2023 con la nota galleria francese d’arte contemporanea Galerie Nathalie Obadia. Nel 2022 ha
curato la mostra SPAZIOTRACCIA presso il Museo Christian Andersen di Roma insieme al collettivo
curatoriale del Master of Art di Luiss Business School e in collaborazione con Achille Bonito Oliva.
Ad oggi Olga Lepri è stata citata su testate giornalistiche come: Artribune, ArtsLife, Espoarte, Il
Giornale dell’Arte, Il sole 24 ore, Inchiesta online, Insideart, Milanodabere, La Cronaca di Mantova,
Terrenostre; e su Rai 5 cultura, Rai 3 e TGCOM24.
La mostra gode del patrocinio del comune di Maddaloni
Informazioni pratiche
La mostra sarà aperta al pubblico dal 7 settembre al 5 ottobre 2024
Opening su invito 7 settembre ore 18.00
Museo Archeologico di Calatia
Via Caudina, 353, 81024 Maddaloni (CE)Orari:
9.00 – 20.00
Chiuso il martedì
Per ulteriori informazioni:
Maria Giuseppa De Filippo mariagiudefilippo@gmail.com

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