A Francolise, nel 1947, uccise il fratello e si arruolò nella Legione Straniera. Una lettera anonima fece scoprire l’autore del delitto. L’ergastolo ridotto ad una condanna a 20 anni per i suoi trascorsi di valoroso militare. (*) di Ferdinando Terlizzi
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A Francolise, nel 1947, uccise il fratello e si arruolò nella Legione Straniera. Una lettera anonima fece scoprire l’autore del delitto. L’ergastolo ridotto ad una condanna a 20 anni per i suoi trascorsi di valoroso militare. (*) di Ferdinando Terlizzi
Tra Sant’Andrea del Pizzone e Francolise, la sera del 25 maggio del 1947, Salvatore Di Maio, mentre verso le 22:15 rientrava in bicicletta da S. Andrea del Pizzone diretto a Francolise, veniva in località
“Bottazzi” fatto segno a due colpi di pistola, di cui uno, lo rendeva all’istante cadavere. Addosso al cadavere venivano l’indomani rinvenuti dai carabinieri il portafogli contenente tra l’altro lire 15.000 e l’orologio da braccio di notevole valore. Nei pressi del cadavere venivano trovati due bossoli per pistola automatica calibro nove. Escluso – per il ritrovamento delle cose del Di Maio – che l’omicidio fosse stato consumato a scopo di rapina (in quanto alla bicicletta della vittima l’uccisore si era verosimilmente impossessato solo per allontanarsi più rapidamente dal luogo del delitto) i carabinieri, poiché i familiari dell’’ucciso avevano fatto presente che questi era stato per qualche tempo fidanzato con Maria De Simone da S. Andrea del Pizzone e che, rotto tale fidanzamento, i familiari della De Simone avevano pronunciato parole di minaccia all’indirizzo del Di Maio stesso, indirizzavano le indagini nei confronti dei fratelli della De Simone, Luigi, Domenico e Carmine è tratto il convincimento che costoro fossero stati gli assassini li denunciavano con rapporto del 14 giugno 1947, “quale sospetti autori dell’omicidio in persona del Di Maio”. Mentre la prova d’accusa a carico dei fratelli De Simone si dimostrava infondata, perveniva agli inquirenti un anonimo nel quale si indicava come autore dell’omicidio il fratello dell’ucciso Carmine Di Maio. Accurate indagini venivano espletate dai carabinieri di Sessa Aurunca che confermavano la fondatezza dell’anonimo, mettendo in luce che il delitto era stato consumato dal Carmine Di Maio per motivi di interesse. Si emetteva, di conseguenza, mandato di cattura, ma costui si rendeva latitante risultando, dopo un certo tempo, espatriato in Francia ed arruolato nella Legione Straniera. La Corte di Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, composto dal presidente Giovanni Morfino, dal giudice a latere, Victor Hugo de Donato , che giudicava il fratricida in contumacia, ascoltato il pubblico ministero che aveva chiesto, al termine della sua requisitoria, la pena dell’ergastolo; gli avvocati difensori, Vincenzo Fusco e Francesco Lugnano, che avevano prospettato il minimo della pena e la concessione delle attenuanti generiche, nell’emettere il suo verdetto di condanna concesse le attenuanti generiche in considerazione dei suoi precedenti militari e dal lungo servizio prestato in zona di operazioni e del conseguente stato di nervosismo derivatone allo imputato stesso che fu tra l’altro vittima anche di un naufragio durante il periodo bellico come la madre ha ricordato, in conseguenza la pena dell’ergastolo comminata può essere sostituita dalla pena della reclusione che può essere fissata nei minimi anni venti.
(*) Ferdinando Terlizzi – Delitti in bianco e nero a Caserta – Edizioni Italia – 2017
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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