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Aspettando Godot (di Stelio W. Venceslai)

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Aspettando Godot (di Stelio W. Venceslai)

La politica internazionale, occorre dirlo, è molto cambiata dall’ultimo secolo. Prima, bastava uno sberleffo a un ambasciatore per scatenare una guerra. Ora. le guerre ci sono lo stesso, ma c’è anche tanta pazienza in giro. Forse, pure troppa.

Credo che l’Oscar della pazienza debba essere assegnato a Putin. Poveraccio, da quasi due anni e mezzo cerca d’ingoiare l’Ucraina e non ci riesce. Gli avevano detto dei cattivi consiglieri che in tre giorni tutto sarebbe finito e, invece, si è impantanato in una guerra senza speranze. È una guerra vera, non basta chiamarla ”operazione speciale” come fa lui, che è delicato di stomaco.

Le ha provate tutte, bisogna riconoscerglielo: stragi, bombardamenti a tappeto, città distrutte, rapimento di bambini, deportazione di dissidenti. Ha usato carri armati, cannoni, missili, aerei e droni. Niente da fare. Quei rozzi contadini ucraini, nazisti dell’ultima ora e terroristi per definizione, resistono, foraggiati da quei farabutti del decadente Occidente demo-nazista capitalista. Una vera vergogna cui si sono poi aggiunte pure le sanzioni. Che carogne!

Nessuno gli ha creduto quando ha solennemente dichiarato che è portatore di un nuovo ordine internazionale a marca cirillica, in nome della Santa Madre Russia, apportatrice di una nuova civiltà.

Lui, poveraccio, ha dovuto svendere i gioielli di famiglia alla Cina. Uno Shylock pericoloso, lo sa, ma non aveva alternative. Ha dovuto ricorrere a Kim, il rosso monarca della Corea del nord, abbassando il capo e implorando un po’ di munizioni, perché ormai scarseggiavano e l’industria russa non era più in grado di soddisfare le richieste del mercato.

Ha dovuto fronteggiare perfino il malcontento sommerso del suo popolo e una specie di sommossa del suo mercenario preferito, Prigozhin.

Ma il Signore, Dio degli eserciti e delle persone di buon cuore, lo ha aiutato, perché Putin, per il Patriarca di Mosca, è l’inviato del Signore, e il Signore ha punito Prigozhin, facendolo morire in un incidente aereo con tutto il suo Stato maggiore. Un vero miracolo.

Ha perfino minacciato più volte l’uso dell’arma atomica. A momenti, gli ridevano in faccia. Non può rischiare che Mosca e S. Pietroburgo finiscano in cenere radioattiva. Non lo capisce Medved, che è un poveruomo, ma lui lo capisce.

Però, sta perdendo la pazienza. Bisogna capirlo. Ha fatto un accordo con il regime dei preti di Teheran. Vanno bene pure i preti in una guerra.

L’offensiva ucraina a Kursk morde il territorio russo per la prima volta dal 1945. Una cosa inaudita. Ora, sta pensando di utilizzare il suo ossequioso vassallo, l’ultimo che gli resta, la Bielorussia, per dare il colpo di grazia a Kiev. Così gli dicono, ma non ne è tanto sicuro.

La Bielorussia è stretta tra la Russia e una Polonia cui non sembra vero di menare le mani. Il regime para sovietico di Lukashenko traballa e il rischio è di sostenerlo alla fine con altre forze russe, che non ci sono. Davvero vogliamo andare alla guerra totale? Ci vorrà ancora un po’ di pazienza.

A pari merito nell’Oscar è Netanyahu. Anche lui da più di un anno aspetta la sconfitta, anzi, l’eliminazione di Hamas. È riuscito a fare 50.000 morti, ma non sono bastati. Si è messo contro tutto l’Occidente e buona parte degli Stati Uniti. Insiste, cocciuto e convinto d’essere dalla parte della ragione.

Intanto Israele è in stato di emergenza, missili e droni arrivano dal Libano e dallo Yemen (e financo dalla martoriata Gaza) come se piovesse. Ma lui non demorde. Promette fulmini e disastri, al Libano degli Hezbollah, all’Iran sciita, allo Yemen degli Houthi, alla Siria, alla Cisgiordania occupata. Israele è diventato il Dio della guerra e Netanyahu il suo angelo sterminatore.

È della stessa pasta di Putin, sono due assassini pazienti e senza cervello perché senza alternative. Putin vuole sterminare i nazisti ucraini, Netanyahu i terroristi palestinesi. Però, Netanyahu ha più pazienza. Uccide e fa casini con calma, senza tanti trionfalismi slavi.

Purtroppo nazisti ucraini e terroristi palestinesi sono due popoli, ma questo è solo un aspetto secondario della questione. I morti non contano pur di far prevalere le proprie follie.

Il terzo, nella graduatoria dei candidati all’Oscar della pazienza, è Anthony Blinken, il Segretario di Stato americano.

Mettiamoci nei suoi panni, per un momento. Avvocato e diplomatico con una brillante carriera alle spalle è stato vicesegretario di Stato con John Kerry (presidenza Obama). Fedelissimo di Biden, è il suo braccio destro nella questione palestinese, anche perché di origini ebraiche.

Negli ultimi tre mesi credo che si sia recato in Medioriente (Gerusalemme, Tel Aviv, Doha, Amman, Il Cairo) almeno una quindicina di volte pur di tenere in piedi un difficilissimo negoziato per il cessate il fuoco a Gaza.

Certo, è il suo lavoro, ma credo che anche lui non ne possa più. Prima o poi perderà la pazienza. Per festeggiare il suo 62esimo compleanno, tra una missione e un’altra, ha portato la moglie a cena a Capri. Un sorso di serenità e poi, via, nell’inferno palestinese.

Chi glielo fa fare? Biden è a fine mandato. Se vincerà la Harris è difficile che venga confermato. Se, invece, sarà eletto Trump, perderà il posto il giorno dopo. I negoziati israelo-palestinesi non si concluderanno mai. A furia di volersi sterminare, stanno diventando stucchevoli. Netanyahu non molla e Hamas peggio. Rendiamo omaggio alla pazienza ed alla perseveranza di Blinken. Se lo merita, ma deve esserne stufo.

Quarto, infine, medaglia di legno, è il governo iraniano.

Gli uccidono la gente in casa come se niente fosse, soprattutto militari e politici di rango. Gli ammazzano anche ospiti di riguardo come il defunto Haniyeh, l’ex capo di Hamas.

Reagiscono, ma con garbo, facendosi intercettare. Minacciano ritorsioni terribili ma poi non ritorcono. Condizionano la loro reazione al raggiungimento dl cessate il fuoco a Gaza (non in Libano), che è, come dire, mai.

Fanno la guerra indiretta a Israele con gli utili idioti a loro servizio, sparsi per tutto il Medioriente (gli Hezbollah e gli Houthi), strizzano l’occhio all’Isis ma, in fondo, si comportano con grande senso di responsabilità. Il rischio è che se loro non hanno pazienza salta tutto il regime dei preti, con buona pace dello sciismo mondiale.

Sono pazienti per necessità, come quelli che si ricoverano in ospedale, codice giallo o codice rosso.

Poi, fuori concorso, ci siamo noi, che non ne possiamo più di guerre, massacri, attentati, distruzioni ed esodi di gente disperata. Non ci abbiamo fatto l’abitudine. Crediamo ancora a un mondo senza guerre endemiche, come in Sudan, senza odi razziali (ma che m’importa se preghi o no o quale Dio tu preghi?), senza pazzi scatenati per i quali la vita della gente conta meno di quella di una mosca, senza illuminati condottieri convinti della necessità di rifare il mondo a loro misura.

Lo credevano anche Napoleone, anche Stalin, anche Hitler. Milioni di morti, decine, centinaia di milioni di morti per un pezzo di terra, per una bandiera stracciata, per un’antipatia congenita, per l’insana, smisurata voglia di potere. E dopo? Seduti sul trono del Re del pianeta, al massimo, scriveranno una pagina di un libro di storia che annoierà gli studenti del futuro.

Guardate l’Universo, invece di scannarvi per un principio ingannatore. Prima o poi arriverà Godot.

Roma, 26/08/2024

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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