Apoteosi e Cubitale le parole di oggi
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Cubitale
cu-bi-tà-le
Significato In anatomia, relativo al cubito, all’ulna; di grandi dimensioni, specie in riferimento a caratteri e lettere
Etimologia voce dotta recuperata dal latino cubitalis, da cubitus ‘gomito, cubito’.
- «Stàmpatelo in testa a caratteri cubitali.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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Viene sempre da pensare che sia un peccato, quando un aggettivo focalizza interamente il suo significato su un oggetto particolare, su un gruppo ristretto di sostantivi che parlano della stessa cosa. D’altro canto l’uso è sovrano, e non di rado questa focalizzazione estrema ha delle ragioni — come nel casi di oggi.
Tutto nasce dal cubito, o meglio dal cubitus latino. Il significato è semplice — come forse riusciamo a orecchiare, è da cubitus che deriva il nostro ‘gomito’, per corruzione popolare nei secoli. Anche se il cubito indica tanto il gomito quanto l’avambraccio.
Questo riferimento peraltro potrebbe nascondere una bella curiosità etimologica: la derivazione da un termine proto-indoeuropeo che abbia questo significato è dibattuto, e un’alternativa plausibile è che il cubitus sia un derivato di cubare, ‘giacere’, in quanto punto focale dell’antica postura recumbente, dello stare stesi ma appoggiati sul gomito.
E non è tutto: questo riferimento anatomico, come una palata di altri — piede, dito, pollice, palmo, spanna, passo, braccio — diventa un’unità di lunghezza. Peraltro un’unità particolarmente utile e diffusa, ai tempi, fra Medio Oriente e Mediterraneo: variava da luogo a luogo, tendenzialmente misurava dal gomito alla punta delle dita, e possiamo dire che in molti casi gravitava su una misura di circa 44 centimetri. E nonostante sia una misura antica che non ha avuto gran successo in epoche successive, è rimasta sulla cresta dell’onda: anche se gli usi classici sarebbero stati riscoperti solo con l’umanesimo, il cubito affolla le narrazioni dotte ma popolarissime della Bibbia — edifici, personaggi, manufatti sono spesso resi con una misura in cubiti.
Ora, se ‘cubito’ in italiano appare a metà del Duecento, l’aggettivo ‘cubitale’ viene invece recuperato dal latino solo alle porte del Cinquecento, al colmo del Rinascimento e della passione per i latinismi. E se già in latino il cubitalis aveva come significato principale quello di ‘alto un cubito’, o ‘lungo un cubito’, in italiano questo riferimento di qualcosa che ha la lunghezza di un avambraccio viene associato inevitabilmente a estensioni di lettere, concrete ma anche figurate.
Il cartellone porta scritto l’avviso a caratteri cubitali; sul muro compaiono graffiti cubitali di una certa bellezza; l’antica epigrafe è scolpita a lettere cubitali; rispondiamo con un ‘sì’ cubitale alla proposta a lungo attesa.
Ogni altro uso analogo è curiosamente rimasto quasi intentato. Non si parla facilmente del panino cubitale che mi sono fatto per pranzo, dei cetrioli cubitali che il suocero coltiva senza fatica, del messaggio cubitale che arriva sulla chat di gruppo — anche se non c’è motivo per non farlo, sarebbe un uso analogo al sesquipedale.
Forse questa ossificazione del cubitale è da cercare nella particolarità della misura che indica, in effetti non enorme — ma notevole se applicata alle aste delle lettere. E poi è una misura antica, e quindi intrinsecamente dotta, quindi con le lettere va piuttosto a braccetto. L’uso resta piacevolissimo.
Ma il cubito non si è slanciato solo nell’empireo delle unità di misura, è anche rimasto nel nostro corpo. In effetti è rimasto un altro nome per l’ulna, il pregevole osso dell’avambraccio che va dal gomito alla nocella del polso. Qui il cubitale è qualcosa che si riferisce o è prossimo a quest’osso — pensiamo alla fossa cubitale, depressione triangolare nel cavo del gomito che è la prima scelta per tanti prelievi venosi, o al tunnel cubitale, attraverso cui passa quel nervo ulnare che ci fa urlare come pochi altri quando sbattiamo male il gomito.
Al solito, le parole che parlano del nostro corpo hanno una speciale ricchezza.