L’antropologo Niola: ‘Sorelle, cognati e C: l’Italia dei Malavoglia tra sangue e potere’
L’antropologo Niola: “Sorelle, cognati& C.:l’Italia dei Malavoglia tra sangue e potere”.
L’intervista capovolta
Il docente – “Il partito-famiglia”
Professor Niola, cooptare la famiglia negli affari, condurre la famiglia sull’altare del potere rende la felicità attesa oppure porta a un dolore sordo e continuo, un malanno inguaribile?
Sarei più cauto. Parlerei di effetto collaterale, naturalmente indesiderato. È come quello che in guerra si definisce fuoco amico. Uno scambio di colpi di artiglieria improvvisi e purtroppo inaspettati.
Lei dice che Giorgia Meloni ha portato la famiglia con sé nelle stanze del potere come atto difensivo, piuttosto comprensibile.
Assolutamente sì. La famiglia è carne e sangue e assolve al dovere della lealtà verso il parente più che verso la legge. La famiglia non è lo Stato, che è un potere astratto e distante.
Ma adesso la famiglia diviene elemento disturbante, quasi una camera magmatica: troppo gas in circolo?
I dolori, mio caro. Questi sono dolori. Qui ritorniamo al fuoco amico.
Comunque in Italia siamo alla pura devozione, siamo al partito dei tengo famiglia.
Non a caso anche la criminalità organizzata è strutturata in famiglie. La mafia – addirittura – chiama “mamma” l’entità giurisdizionale interna. E poi, suvvia: siamo così stupìti dal familismo meloniano in una terra in cui l’industria principale, quella delle automobili, era universalmente riconosciuta con il nome degli Agnelli, cioè di una sola, larga e intramontabile famiglia Pure i distretti industriali nascono come sostituti funzionali delle famiglie: i Moratti nel petrolio, i Benetton nell’abbigliamento, per fare solo due nomi.
La famiglia è tutto.
Ma vede con quanta cura pratichiamo la celebrazione del pranzo domenicale? Solo noi italiani rifacciamo eternamente il circuito gastronomico parentale, i piatti della nonna serviti come flebo della memoria a cui destiniamo emozionanti narrazioni divengono poi brand assoluti nel marketing dell’industria del cibo. Siamo così profondamente dentro l’articolazione dei legami di sangue che anche il rito del ricordo dei nostri morti è pratica più avanzata che altrove e più coinvolgente che altrove.
Ma non possiamo dire che la piccola Italia è tutta una sola grande famiglia
L’Italia è nelle mani di poche famiglie. Il potere è schiettamente familiare, la possibile deriva è familistica. L’amoralità è spesso il carattere costituente della via ereditaria al comando. Ricorda il grande saggio sociologico di Banfield?
L’indagine in un paesino del Sud sulle radici del familismo amorale.
Anche il Nord non scherza. Ci sono di mezzo paesi e città.
Dunque Giorgia avrebbe fatto bene a portarsi dietro Arianna, Lollo, Giambruno e tutto il cucuzzaro?
Ha pensato di essere in trincea e ha schierato i familiari a fare da guardiaspalle.
Però i famigli danno dispiaceri.
Nella storia d’Italia la famiglia allargata nella dimensione apicale del potere politico è un fatto riconosciuto come pure in quello economico e anche nel grande mondo dello spettacolo. Al Quirinale il presidente Leone portò la sua oltre ogni imbarazzo.
Siamo tutti figli e fratelli.
Nella letteratura il sentimento familiare viene riassunto da due capolavori: i Promessi Sposi e i Malavoglia.
Siamo proprio così?
Siamo esattamente così.
(Di Antonello Caporale – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)