Austria-Germania. Ordini religiosi: fonte di tradizione, innovazione e riscoperta della fede
La salute della Chiesa che è in Austria e Germania cammina abbastanza parallelamente, ma con aspetti tra loro formalmente differenti: a partire dal fenomeno delle abiure, molto maggiore in Germania, indubbiamente sono sempre meno gli uomini e le donne che desiderano diventare sacerdoti e suore, le parrocchie vengono accorpate e il loro ruolo si orienta sempre più verso una presenza pastorale e sociale, insieme con l’associazionismo cattolico che cerca di trovare nuove vie per aprirsi ai giovani. Se questi sono gli sviluppi generali, si manifesta, con una progressione lenta ma costante, una riscoperta del ruolo centrale nelle Chiese germaniche degli Ordini religiosi con i loro monasteri, conventi, abbazie. Sin dalla prima cristianizzazione in Austria e Germania, gli Ordini hanno svolto un ruolo importante, portando la fede nelle rispettive comunità, fondando stazioni missionarie e monasteri; con la bonifica delle terre realizzarono sistemi di produzione agricola specializzata; crearono una rete culturale di biblioteche e scuole, nel corso della storia, che erano vissute integralmente da catecumeni e laici; la sacralità dei luoghi diventava faro per la Chiesa locale, attraendo pellegrini che cercavano pace, ristoro dell’anima e scienza; là dove il silenzio e la preghiera delle comunità era lo stile di vita dei religiosi, al contempo era anche una provocazione per il potere statuale, inoltre i chiostri e le celle dei monasteri spesso erano rifugio per i perseguitati.
Gli sviluppi contemporanei hanno preso strade differenti in Austria e Germania, soprattutto dopo lo scandalo sugli abusi sessuali che ha travolto la Chiesa tedesca e il progressivo invecchiamento senza sostituzione dei religiosi d’Oltralpe. Ma la presenza dei monasteri e dei luoghi di evangelizzazione degli Ordini è ancora numerosa e vivificante; i cristiani sono sempre più coinvolti nelle attività che vengono portate avanti, sia liturgiche, sia culturali, sia economiche con le produzioni agricole e officinali tipiche, con i birrifici e gli ostelli per famiglie.
“La vita religiosa avrà sempre rilevanza. Ci saranno sempre persone che vivranno la loro fede in comunità vincolanti e lavoreranno insieme per qualcosa”: lo dice suor Christine Rod, domenicana segretaria generale della Conferenza religiosa austriaca, che vede donne e uomini lavorare insieme in partenariato e su un piano di parità assoluta. Gli Ordini per Rod sono “ammiraglie che hanno svolto un ruolo chiave nella costruzione dello stato sociale europeo”. E secondo la suora domenicana gli Ordini ora si chiedono: “Di cosa hanno bisogno le persone oggi in una società secolare o post-secolare?”.
Il monastero benedettino femminile di Burg Dinklage, in Bassa Sassonia in Germania, attira fedeli da tutto il mondo teutonico, con uno stile di vita attento ai bisogni attuali, anche con l’uso dei moderni mezzi di comunicazione, come ad esempio il sito del convento aperto agli scambi con i visitatori: le monache, ormai da qualche anno, hanno aperto uno sportello internazionale di consulenze per tutti i monasteri e conventi che si trovino in difficoltà, per valutare sostenibilità, scelte di rinnovamento, chiusura, cambio di destinazione. L’abbazia di Wechselburg, in Sassonia, la cui chiesa abbaziale è divenuta nel 2018 la prima “basilica minore” dell’ex Germania dell’Est, davanti a una diminuzione costante dei fedeli cattolici -già fortemente minoritari nel Land rispetto ai protestanti -, e un punto di riferimento per tutta la Chiesa tedesca con l’offerta quotidiana dei vespri giovanili e con la possibilità di vivere esperienze di formazione e discernimento singolo e comunitario. Sono due esempi che confermano come i monasteri ancora oggi siano luoghi di fede vissuta che vanno alla ricerca, in maniera credibile, delle sfide della società scristianizzata alla Chiesa, dopo un periodo di crisi di immagine e di credibilità.
Guardando all’Austria, grande rilevanza ha l’“Anno dell’Ordine volontario”, una offerta istituita nel 2015 che prevede la possibilità di vivere e pregare in comunità religiose per un periodo da tre mesi a un anno, senza assumere un impegno permanente e, dove possibile, senza essere costretti a lasciare il proprio lavoro. Secondo suor Anne Buchholz, coordinatrice dell’Anno religioso volontario, sono una decina attualmente le persone che vivono l’esperienza: non ci sono vincoli d’età, per cui si presentano giovani “che vogliono dare forma alla propria vita in modo più consapevole e sono ancora alla ricerca della loro vocazione nella vita”. Ma, sottolinea la religiosa, anche persone in età avanzata, che si prendono periodi sabbatici o che stanno rileggendo e ri-orientando la propria vita in prospettiva di fede comunitaria. “Abbiamo Ordini contemplativi, Ordini molto attivi, Ordini in città o in campagna”, spiega suor Buchholz; sono 50 le comunità religiose che partecipano all’Anno dell’Ordine volontario. Gli uomini e le donne sono sempre accompagnati da un religioso o una religiosa. La suora evidenzia che “i religiosi sono buoni compagni perché loro stessi sono sempre in ricerca e restano e sono in movimento”.
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