‘Al microscopio’ una parola al Giorno, oggi analizziamo insieme il vocabolo ‘Sulfureo’
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Etimologia voce dotta, recuperata dal latino sulphureus, da sulphur ‘zolfo’.
- «Le ha risposto davanti a tutti con una battuta sulfurea».
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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Quando parliamo di zolfo parliamo di un elemento chimico eccezionale, nell’esperienza umana, che difatti nei millenni ha aperto a domino una serie di significati che vanno a parare in direzioni molto diverse, con un risultato estremamente ricco e complesso che in particolare raccogliamo nel suo aggettivo, il sulfureo.
Che ‘zolfo’ abbia un’antichità speciale, nel panorama dei nomi dei materiali, è evidente anche per la misura di mistero che l’avvolge. Sappiamo che deriva dal latino sulphur, ma da dove salti fuori questo termine è dibattuto. C’è chi dice che si tratti genericamente di un prestito straniero, c’è chi nota come debba avere una derivazione dal meridione d’Italia (anche in virtù del vulcanesimo che rende particolarmente abbondante e accessibile questo elemento), ma c’è anche chi vi ravvisa un’antica radice che indica il ‘bruciare’ — già, perché lo zolfo si presenta all’esperienza arcaica come materiale che nasce dal fuoco e che brucia. E nei secoli si è rivelato un elemento sempre più utile, a partire da impieghi medici e tessili, fino a quelli industriali odierni, passando per quelli bellici (fra l’altro è un componente essenziale della polvere da sparo).
Il sulfureo, quindi, ha un ampio campo in cui muoversi. Può descrivere qualcosa che è fatto di zolfo, o contiene zolfo: pensiamo alle acque sulfuree delle terme, che ci lasciano la pelle morbidissima. Può essere ciò che manifesta l’odore pestilenziale dello zolfo: pensiamo all’olezzo sulfureo delle uova marce o della suddetta acqua termale. Oppure ciò che evoca il colore giallo dello zolfo, e magari anche della fiamma bluastra che sviluppa: pensiamo a dei capelli di un biondo sulfureo, o dei bagliori sulfurei che intravediamo nel buio. Ma il bello deve ancora arrivare.
Il commercio con le forze ignee della natura valgono allo zolfo un’associazione con il diavolo — e il sulfureo diventa il demoniaco, in un uso davvero raffinato. La risposta che ha una malizia sulfurea, l’inganno sulfureo, il sarcasmo sulfureo hanno una matrice diabolica — sono brucianti e perfidi. Dopotutto, anche la scia sulfurea lasciata da una persona può non essere tanto una scia olfattiva, quanto una sensazione di malignità che lascia dietro di sé. Però questa energia malvagia riesce anche a emanciparsi, in una maniera proprio brillante.
Il sulfureo prende precisamente anche il profilo di un ‘energico’, che da un lato può essere collerico, dall’altro esuberante. Il temperamento sulfureo dell’amico non si riferisce tanto al suo malcelato zoccolo di capra, quanto al modo che ha di accendersi di rabbia; la compagnia sulfurea dell’amica non ha tanto un profilo infernale, quanto una verve estremamente vivace. Pare una splendida declinazione dell’esplosività dello zolfo.
Anche in questo il sulfureo è sulfureo: per un istante ci lascia nell’incertezza della decifrazione, sospesa fra neutralità chimica, malizia diabolica ed esuberanza spumeggiante — una parola forte, doppia e radicata in un’esperienza lunghissima, che si fa notare in maniera splendida.