Bambini e adolescenti. Caffo: “L’estate può essere un momento difficile ma anche opportunità per genitori per stare accanto ai figli”
Anche ad agosto Telefono Azzurro mantiene attive tutti i giorni, 24 ore su 24, le sue linee di ascolto, per rispondere alle richieste di aiuto di bambini e adolescenti in difficoltà e offrire loro l’ascolto e il supporto degli esperti. L’estate può rappresentare un momento particolarmente delicato per molti ragazzi, che possono trovarsi a vivere situazioni critiche sia in famiglia sia fuori, spesso amplificate dall’assenza di servizi sociali durante la pausa estiva, fatto che rende più complesso anche l’avvio della rete di sostegno per il minore in pericolo. Solitudine perché tutti gli amici sono in vacanza, condizioni di povertà e disagio sociale, ma anche problemi all’interno di famiglie con genitori separati o coppie fragili, rischio di abusi e violenze sessuali, anche ad esempio a causa della vicinanza con adulti prossimi alla famiglia durante le vacanze, ma anche aumento dei casi di allontanamento degli adolescenti da casa o dalle comunità. Con la chiusura delle scuole e la riduzione delle attività educative e ricreative organizzate, molti minori trascorrono inoltre più tempo all’aperto senza una supervisione adeguata. I minori in difficoltà possono chiamare la linea gratuita di ascolto 1.96.96, la linea Emergenza Infanzia 114, mentre 116.000 è il numero dedicato ai bambini scomparsi. Le problematiche affrontate dalle linee di ascolto sono molteplici, spaziando da difficoltà familiari a situazioni di abuso, violenza, bullismo e disagio psicologico. Con Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, facciamo il punto, alla vigilia di Ferragosto.
Quali sono le maggiori problematiche che si riscontrano in estate?
Il primo problema in estate è che la famiglia, molte volte, si ritrova insieme dopo un anno percorso talvolta, con difficoltà, ma in modo separato. Il ritrovarsi comporta ovviamente momenti positivi di ricongiungimento affettivo, emotivo, dall’altra parte anche situazioni in cui il conflitto può esplodere e in questo ovviamente va considerata anche tutta quella grande area di famiglie frammentate, separate, divise, conflittuali in cui molte volte i bambini si trovano al centro di situazioni non sempre facili, di poter fare una vacanza con un genitore o con l’altro, o restare a casa da soli. Tutto questo è talvolta invisibile per molti, però l’estate è il momento in cui la famiglia con le sue problematiche si ritrova ad affrontarle spesso con strumenti molto limitati perché accanto alla famiglia non ci sono le classiche figure di supporto sociali, sanitarie in certi casi, educative. Di colpo la famiglia si trova ad affrontare direttamente i problemi anche di condivisione con dei figli adolescenti con problematiche che riguardano l’uso di sostanze, comportamenti anche violenti o autolesivi, che molte volte i genitori non sanno come gestire. E, in estate, come dicevo, non c’è quella serie di riferimenti che presenti per tutto il resto dell’anno presenti attorno alla famiglia e attorno ai ragazzi in difficoltà. Ovviamente i conflitti tra generazioni oggi sono molto più ampi di prima perché i ragazzi sono presi dalla loro rincorsa a un mondo sociale e digitale molto forte che li allontana dal contatto a con i genitori, i parenti. Magari i genitori hanno in mente di trascorrere le vacanze con una famiglia che si riunisce attorno alle tavolate, realtà che molte volte diventa invece fonte di difficoltà, di disagi e di problemi. Ci sono, poi, tutte quelle diverse problematiche specifiche di ragazzi che si sentono discriminati per la loro storia personale di genere piuttosto che non per i loro comportamenti: tutto questo diventa una dimensione che può portare a situazioni di disagi, come pure l’allontanamento dei ragazzi da casa, cioè i ragazzi che escono da casa con amici o con amiche e che partono e vanno da soli ad affrontare delle sfide, che molte volte sono superiore a quelle che la loro età permette.
A quali rischi vanno incontro i ragazzi che viaggiano da soli, prevalentemente?
Spesso si vive a contatto anche con coetanei appena conosciuti e magari in situazioni in cui l’abuso di alcol diventa anche molto facile: questo porta, molte volte, anche a situazioni di violenza sessuale e di violenza fisica non banali che vengono segnalate in piccola parte alla stampa e difficilmente arrivano alle denunce formali perché alla fine la vittima preferisce evitare di parlare di quello che è accaduto. Infatti, quando la vittima denuncia, talvolta il clamore dei media diventa pesante da sopportare, per questo molte situazioni restano sommerse, non raccontate, però sono vissute con grande dolore.
Perché d’estate si accentuano i problemi?
Tutto questo mondo sfugge perché il controllo della tutela è ridotto in estate: restano in piedi i servizi essenziali di supporto, ma soprattutto di controllo, quindi l’estate è un momento particolarmente complesso, in cui pesa anche la solitudine in cui si trovano molti ragazzi e molte ragazze quando, di fatto, i loro compagni vanno in vacanza in queste due settimane centrali di agosto. Mancano punti di aggregazione e quei pochi punti che ci sono – dal bar al centro sportivo – sono chiusi: tutto questo diventa per molti discriminatorio, trovarsi a casa da soli o con dei parenti, magari anche che anziani, mentre gli altri sono al mare e postano le loro immagini di divertimento, di gioia. Situazioni di questo tipo possono portare ad accentuare quella sensazione di fragilità, che uno magari sente già parte della propria vita, e a comportamenti autolesivi e talvolta inadeguati. Può succedere anche che casi del genere arrivino al Pronto soccorso di un ospedale ma che siano poco seguiti perché manca il tempo di accompagnare questi ragazzi a capire il perché hanno abusato di alcolici, hanno avuto incidenti con il motorino non giustificati da fatti oggettivi ma influenzati da vissuti che li hanno indotti a comportamenti a rischio. Tutto ciò è quello che spesso non vediamo, ma che arriva ai nostri servizi che sono oberati di richieste molto complesse, perché anche la gestione diventa complessa in quanto mancano le reti di servizi, di supporto: il problema è che noi siamo il punto di entrata di una richiesta che deve ricevere poi dal servizio una risposta adeguata.
Quante telefonate ricevete o messaggi via chat di solito in questo periodo?
Le chiamate sono di contatto o di approfondimento personale o di informazione generica:
Alla fine saranno 10/15 casi al giorno che noi riceviamo e che sono da gestire.
D’estate abbiamo avuto sempre un aumento delle richieste di aiuto. Nei prossimi giorni sapremo sempre di più quanto sarà l’impatto per il 2024. Noi rispondiamo a chi ha bisogno anche se vorremmo che non ci fosse la necessità di rivolgersi a noi e che tutto potesse andare bene, ma purtroppo la disfunzione talvolta si evidenzia nelle emergenze quando di fatto il ragazzo compie degli atti impropri, quando c’è una situazione di violenza evidente, ma sotto c’è un sommerso. Io credo che dobbiamo rafforzare anche in questo caso i servizi di supporto in generale nel nostro Paese nelle emergenze, questo è fondamentale.
In che modo rispondete alle richieste che vi arrivano?
Quando ci sono situazioni riguardanti la linea Emergenza Infanzia 114 i nostri partner prevalenti sono tre: la polizia e i carabinieri, il distretto sociale in casi particolari con un presidio che hanno i comuni e che possono attivare loro stessi come possono fare la polizia e i carabinieri, la struttura di tutela diretta, cioè le procure per i minorenni. Altre risorse sono le strutture di emergenza del 112 o del 118 perché al pronto soccorso c’è un presidio permanente h24. Le aree di intervento sono quella giudiziaria, sociale, sanitaria. Per quanto riguarda il sociale, nel caso di necessità, si possono attivare misure di protezione; è l’area sociale che si fa carico di queste situazioni, trovando un punto di accoglienza con l’autorizzazione del Tribunale. Ci sono casi invece che non rappresentano un’emergenza, ma richiedono il servizio di consulenza e in questo caso si possono attivare reti più ampie che possono essere quelle informali: reti familiari e di comunità.
In questo caso come vi comportate concretamente?
Condividiamo con l’utente la possibilità di attivare con il nostro accompagnamento le reti che lui ritiene più opportune. E quindi noi lo accompagniamo a riflettere su soluzioni che possono essere con lui condivise. È l’utente sempre il soggetto primario. Nell’emergenza abbiamo obblighi di legge di segnalazione e di attivazione, quindi di fatto dobbiamo seguire procedure precise di gestione e di tutela della persona in stato di difficoltà. Nell’ambito della consulenza all’utente, bambino, adolescente, talvolta anche adulto che deve aiutare piccoli in difficoltà, vengono date le indicazioni più opportune sui servizi che possono essere di aiuto, supporto, con una scelta che, se non c’è un’urgenza assoluta, fa l’utente accompagnato da noi.
Avete una linea anche per bambini scomparsi…
Sì, un’altra attività che svolgiamo riguarda i bambini scomparsi, con il numero 116.000. È chiaro che in questo caso noi attiviamo i servizi e le attività che sono sviluppate in maniera precisa dagli organi a cui siamo collegati, il Ministero dell’Interno, i carabinieri, le Prefetture possono e attivare i sistemi di recupero di questi ragazzi. Noi facciamo parte di un sistema e verifichiamo che sia performante, che funzioni bene.
La scomparsa è qualcosa di complesso che dobbiamo gestire.
Sono di più in estate i casi?
Ci sono soprattutto gli allontanamenti da casa. Sono volontari, ma sono da seguire con molta attenzione, perché ragazzi che escono da circuiti delle tutele per caso possono trovare persone che li attraggono in circuiti criminali o in circuiti a forte rischio. Un genitore deve segnalare immediatamente l’allontanamento e devono essere messe in atto tutte le misure per recuperare il ragazzo, se minorenne, e riportarlo a casa. Spesso i genitori non si attivano subito, ma sono tanti i ragazzi che oggi hanno questi comportamenti: in rete trovano persone che offrono un alloggio e partono. Ma qui bisogna attivare per i minorenni misure di tutela immediate e di segnalazione all’autorità. Adulti ospitano senza l’autorizzazione dei genitori il minore che non è in grado di difendere i propri interessi di tutela personale. Altri motivi di allontanamenti rientrano nel caso delle separazioni conflittuali in cui un genitore non consegna all’altro il bambino al termine del periodo che gli tocca di accudimento. Anche in questo caso bisogna attivare subito le tutele del bambino e del genitore affidatario. Sono casi che possono capitare, ad esempio, quando uno dei due ex coniugi è di origine straniera e riporta il bambino nel suo Paese di origine dove non c’è un trattato che permette il recupero del bambino. Tutto questo avviene in gran parte in estate. Periodo in cui si vede anche uno spostamento di grandi masse di turisti, nelle quali si nascondono pure traffici criminali.
Vuole lanciare un appello su come garantire meglio la tutela dei minori in estate?
Il mio appello è che i genitori e gli adulti in generale possano cogliere l’occasione dell’estate per stare vicini ai bambini, anche per condividere con loro i pericoli e i problemi che i ragazzi vivono oggi, cercando di capire meglio i rischi che i ragazzi affrontano nel mondo digitale. Molti ragazzi usano i social per contattare persone, già da giovanissimi le piattaforme di dating, perciò, è importante che i genitori approfittino del periodo estivo per capire tutto questo, comprendere come oggi i ragazzi siano cambiati e come il non tutelarli dalla rete stessa comporti rischi. In questo modo l’estate diventa un periodo positivo perché permette agli adulti di crescere, dedicando più tempo ai figli, stando con loro, parlando con loro, condividendo le loro preoccupazioni. Questo permette di evitare problemi.
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