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Siccità in Sicilia. Da Agrigento a Caltanissetta, interi quartieri a secco da settimane

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Autobotti che girano per le strade dell’isola per rifornire centri abitati e aziende agricole. Navi cisterne che – secondo il governo regionale – costano troppo e sospendono il servizio di distribuzione dell’acqua. Nel frattempo, continuano le proteste per un’emergenza idrica che in Sicilia assume i contorni del caos e dell’incertezza.

Il Centro-Sicilia a secco. A Caltanissetta, l’acqua arriva a singhiozzo in alcuni quartieri, mentre altri continuano a patire la sete. C’è una contrada – si chiama Fontanelle -, dove l’acqua non viene erogata da trenta giorni, nonostante una diffida inviata. Solo da qualche giorno la Protezione civile regionale ha mobilitato otto autobotti e sette mezzi pick-up per distribuire acqua ai residenti. Situazione altrettanto difficile a San Cataldo, dove l’acqua viene erogata ogni sei giorni.
Acqua razionata anche in 14 comuni dell’Ennese. La dipendenza dalla diga Ancipa, che tra siccità e guasti alle condotte con perdite copiose lungo la rete, si sta prosciugando, condiziona il territorio. Qui si spera che l’acqua possa arrivare dai 13 pozzi che sono stati trovati sul territorio.

Il caos nell’Agrigentino. Soffre ancora Agrigento. Dopo la protesta dei giorni scorsi, la situazione non è cambiata. In provincia di Agrigento, l’acqua corrente non arriva da anni. La razionalizzazione è una regola a causa della tubazione vetusta. Nel centro città l’acqua arriva due volte a settimane, nelle periferie – in alcuni – una ogni settimana, – in altri – dopo 20-25 giorni. E non tutti hanno disponibilità di una vasca. Il prefetto di Agrigento, che inizialmente doveva ricevere una delegazione per raccogliere il documento delle richieste della cittadinanza, ha incontrato soltanto don Mario Sorce, rappresentante del cartello sociale di Agrigento. “Alla marcia hanno partecipato circa 5mila persone sia dalla città sia dai luoghi vicini – spiega don Mario Sorce -. Oggi una delegazione partecipa a un incontro in prefettura. Consegneremo al prefetto un documento con richieste specifiche per l’immediato e per il futuro, dal ricorso ai dissalatori a una distribuzione equanime dell’acqua fino al rifacimento delle infrastrutture idriche per evitare nuove crisi simili”. Intanto, dal prefetto la promessa che, nelle zone dove la bassa pressione dell’acqua nella condotta non consente il normale approvvigionamento idrico, arriveranno le autobotti.
A Licata, invece, il rifornimento di acqua con la nave cisterna della marina militare è risultato caro rispetto al quantitativo fornito. Così il capo della Protezione civile siciliana e coordinatore della cabina di regia per l’emergenza idrica, Salvo Cocina, ha inviato una nota al dipartimento nazionale della Protezione civile e al Comando operativo di vertice interforze in cui si comunica la “doverosa verifica dei costi ed eventuali soluzioni alternative, in quanto la nave è comunque utile per affrontare l’attuale fase di emergenza”. “Pertanto, in attesa dei chiarimenti richiesti, il servizio è sospeso per qualche giorno”. “È stato possibile calcolare i costi – prosegue il dirigente – solo dopo aver effettuato il primo trasporto. In base al tempo impiegato per le operazioni di carico e di scarico e per il tragitto di andata e ritorno, ogni viaggio costa circa 50mila euro, per una spesa pari a 43 euro a metro cubo”.

Dalla Sicilia occidentale a quella orientale. “Anche quest’anno la crisi idrica sta mettendo a dura prova la città di Catania e, soprattutto svariati centri del Catanese, dove si sono registrati distacchi temporanei e disagi di vario genere”. La denuncia è del segretario territoriale della Ugl di Catania, Giovanni Musumeci. “Una problematica che si va a sommare a quella ben più grave che si sta vivendo in diverse parti della Sicilia, con interi paesi rimasti a secco per giorni a causa della forte siccità provocata anche dalla perdurante mancanza di piogge. È una situazione ormai diventata punto di non ritorno, lo dicono i numeri impietosi che ad oggi indicano come non mai che il tema dell’approvvigionamento e della distribuzione dell’acqua è ormai prioritario e non va ulteriormente procrastinato”.

I provvedimenti della Regione Siciliana. Intanto, il presidente della Regione, Renato Schifani, fa il punto della situazione in un’intervista al Sole 24Ore. E annuncia che la cabina di regia per la crisi idrica della Regione ha aggiunto altri 38 milioni del bilancio regionale ai 20 milioni per gli interventi in emergenza assegnati dallo Stato. A valere sul Fsc 90 milioni per il revamping dei tre dissalatori.  “Per la messa in sicurezza delle dighe sono previsti 300 milioni e altri 140 milioni per le reti idropotabili. Nell’ambito del Fesr sono stati destinati oltre 70 milioni al rinnovo delle infrastrutture idriche per il recupero delle perdite e la realizzazione di dissalatori nelle piccole isole. Sono poi previsti oltre 60 milioni per il recupero dei volumi di invaso nei serbatoi artificiali della regione e l’interconnessione tra i bacini idrografici, al riuso dei reflui depurati”.
Inoltre, per la rimozione delle sabbie dall’interno degli invasi siciliani, fondamentale per aumentare la capacità di accumulo, “c’è un programma da 55 milioni che cercheremo di accelerare chiedendo deroghe normative a Roma”, mentre per i dissalatori, che su tre siti esistenti vanno quasi integralmente sostituiti, il presidente della Regione afferma di avere stanziato 90 milioni. “Servono 18 mesi di lavoro ma provvederò a breve a richiedere al governo nazionale poteri straordinari per ridurre i tempi delle procedure”.

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(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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