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M5S, la terza via sul totem mandati: deroghe per i big

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Svolta

M5S, la terza via sul totem mandati: deroghe per i big

Verso la Costituente – Calcoli. Conte pensa alla soluzione già ventilata nel 2022, con una norma ad hoc, dipenderà però dalle indicazioni degli iscritti

Di Luca De Carolis 

9 Agosto 2024

Adare le carte nell’assemblea costituente, cioè a formulare le proposte sulle regole del Movimento e su tutto il resto saranno gli iscritti. E questo Giuseppe Conte continua a giurarlo, nelle riunioni come nei corridoi. Ma sul nodo dei nodi, cioè sulla regola dei due mandati, il presidente del M5S ha un’idea che è più che una speranza. Ossia che si superi quel totem con una nuova, apposita norma, consentendo poche e mirate deroghe, almeno per i parlamentari. Un pugno di nomi da salvare, su indicazione stessa di Conte, del presidente. Un elenco da sottoporre al comitato di Garanzia, quello composto da Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici, e poi a una ratifica degli iscritti. Il leader dei 5Stelle, raccontano le voci di dentro, spera di poter uscire così dall’assedio a cui l’hanno sottoposto sulla regola.

Da una parte la stragrande maggioranza degli eletti – non solo deputati e senatori – che da tempo reclama l’abbattimento della norma, con la motivazione ufficiale di dare corpo a una vera classe dirigente e di avere finalmente a disposizione veterani conosciuti per le liste, evitando il disastro nelle recenti Europee, quelle del 9,99 per cento. Dall’altra il Garante, Beppe Grillo, per cui i due mandati sono la carta d’identità del Movimento, intoccabile. In mezzo c’è il leader, che non ha mai avuto urgenza di ritoccare la regola, almeno per i parlamentari. Ma ora sente che la spinta della base per cambiarla potrebbe in buona parte coincidere per intensità con quella degli eletti, per i quali cambiarla è quasi un’ossessione. E sa bene che il problema delle liste troppo fragili va affrontato strutturalmente. Un’altra via per farlo è rimettere in discussione un altro dogma come le parlamentarie, ovvero la selezione tramite web dei candidati. Ma prima vengono sempre loro, i mandati. E allora riecco le deroghe, a cui Conte aveva già pensato in vista delle Politiche di due anni fa. Almeno dieci big al secondo mandato erano convinti che il leader li avrebbe rimessi in lista, quell’estate. Ma Grillo fece muro, un veto che a suo tempo aveva ben altro peso. E l’ex premier alla fine non ne fece affatto un dramma, vista anche la campagna elettorale identitaria di quelle settimane. Due anni dopo, il quadro è completamente mutato. E i due mandati a naso saranno la prima portata della Costituente, che Conte dopo alcuni rinvii vorrebbe tenere a Roma nella seconda metà di ottobre (la data ipotetica è quella del 26-27 ottobre). Da ritoccare, dettaglio non secondario, modificando non lo Statuto ma il codice etico, dove la regola è tuttora racchiusa nell’articolo 2. Ma siamo ancora alle ipotesi. Perché si arrivi a discuterne, serve innanzitutto una volontà concreta degli iscritti in tal senso, da esprimere prima e durante l’assemblea. Quanto dettagliata, è da capire. Perché un conto è se venisse richiesto a gran voce il semplice e totale superamento della regola. Un altro è se la base richiedesse innanzitutto di “liberare” i mandati per consiglieri circoscrizionali e comunali. “Non è affatto esclusa una soluzione mista” sussurra un veterano. Ossia, deroghe per i parlamentari, accompagnate da regole specifiche per gli eletti locali.

Nel dettaglio, ai secondi mandati verrebbe consentito di candidarsi come sindaci – innovazione su cui un anno fa in una riunione si disse favorevole perfino Grillo – e magari come consiglieri e presidenti regionali: passaggio molto meno scontato, ma che chiama in causa un big come Fico, possibilissimo candidato del Movimento alle Regionali in Campania del prossimo anno. La conferma di quanti equilibri siano in gioco, nella partita. “Ma prima bisogna vedere come ci arriviamo, alla Costituente”, sospirano fuori taccuino un paio di parlamentari.
L’idea di sorteggiare 300 iscritti per l’assemblea ha fatto storcere il naso a parecchi. “Era meglio prevedere 300 delegati dai territori” è la rimostranza diffusa. Ma Conte, tra un colloquio con il Pd e riunioni ristrette, ha difeso la scelta. Perché ormai deve andare dritto.

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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