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Napoli. Autonomia differenziata: tutte le criticità illustrate in un convegno promosso dal Comitato Permanente

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“Autonomia differenziata, decentramento dei poteri e riforme”: è stato questo il tema del confronto organizzato dal Cup, comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali di Napoli e della Campania che si è tenuto in questi giorni a Napoli, presso il Palazzo Serra di Cassano.

Si è dibattuto sul disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato nei giorni scorsi in via definitiva dalla Camera dei Deputati e che andrà ad aumentare il divario economico tra le regioni del nord e quelle del sud su temi come la sanità, la scuola, i trasporti, la sicurezza sul lavoro, la ricerca scientifica e la tutela della salute. A relazionare sull’argomento di strettissima attualità è stata la Professoressa Daniela Mone, Docente di diritto pubblico all’Università “Luigi Vanvitelli”.

Secondo la Prof.ssa Mone, la legge Calderoli, n. 86 del 2024, che reca solo una delle possibili attuazioni dell’autonomia differenziata, in sostanza, anziché rafforzare l’unità e la coesione sociale, acuisce le disuguaglianze e le asimmetrie e, quindi, lede il principio di unità.

Fra le tante criticità, si evidenzia che la normativa consente alle Regioni ordinarie che lo richiedono, di esercitare funzioni legislative ed amministrative finora di competenza statale, sulla base di un’intesa che vede protagonisti sostanzialmente gli esecutivi statale e regionale.

Il Parlamento, in pratica, è spogliato delle proprie competenze senza poter esercitare un ruolo significativo al riguardo. Inoltre, il trasferimento delle funzioni, cui si accompagna il trasferimento di risorse, è sì subordinato alla determinazione degli ormai famigerati lep (livelli essenziali delle prestazioni di cui all’art. 117. comma 2, Cost.) ma non alla necessità che ne sia assicurata la copertura (di cui è lecito dubitare, tenuto conto anche del principio di invarianza sancito dalla legge); la legge, inoltre, individua discrezionalmente materie in cui non sarebbero individuabili lep, stabilendo per queste un trasferimento alle Regioni richiedenti, sulla base delle intese, a partire dalla data di entrata in vigore della legge, senza alcuna garanzia di omogeneità sul territorio nazionale.

Il trasferimento delle funzioni, tanto lep quanto non lep, in ogni caso, determina il trasferimento di risorse alle Regioni differenziate: almeno fino a quando i lep saranno determinati con dpcm in base alla legge di bilancio per il 2023 (che la legge Calderoli richiama), dall’attuazione dell’autonomia differenziata deriverà una cristallizzazione e non una riduzione delle disuguaglianze. In generale, il passaggio di risorse alle Regioni differenziate secondo i criteri fissati nella legge, ne determinerà la sottrazione per l’esercizio di funzioni non oggetto di differenziazione (ma per le quali egualmente andrebbero determinati e garantiti i lep) non solo da parte delle Regioni ma anche da parte dello Stato e delle autonomie locali (del resto assolutamente marginalizzate in tutto il processo di differenziazione) e per l’esercizio della funzione perequativa statale. Il trattenimento di risorse, inoltre, non può che ledere al Paese nel suo complesso, incidendo, tra l’altro, sulla capacità dello Stato di sostenere il debito pubblico e far fronte ai propri impegni a livello europeo (da cui le riserve dell’Unione europea sull’autonomia differenziata).

Gli effetti negativi della legge sul sistema Paese potrebbero scaturire, altresì, dal disincentivo ad investire in un Paese caratterizzato da sistemi normativi differenti o dall’attivarsi di un regionalismo competitivo finalizzato ad attrarre investimenti attraverso normative meno stringenti sul piano sociale ed ambientale. Al di là dei tecnicismi, l’effetto negativo sui diritti dei cittadini, soprattutto delle Regioni più deboli, è una certezza: il referendum abrogativo, unitamente ai ricorsi delle Regioni contro la legge, sono le strade percorribili a difesa dell’unità del Paese e della tutela dei diritti.

Al convegno, moderato dal giornalista Ottavio Lucarelli, ha partecipato anche Paolo Esposito, Presidente dell’Ordine Interprovinciale dei Fisioterapisti di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta.

Abbiamo partecipato con molto piacere ed interesse – ha affermato il Dott. Esposito – al convegno sull’autonomia differenziata organizzato dalla Consulta Unitaria delle Professioni presieduta dal Dott. Domenico De Crescenzo che ringrazio per l’invito. E’ stato un appuntamento che dal punto di vista tecnico, grazie alla dettagliata relazione tenuta dalla Dott.ssa Mone, ha dimostrato tutte le criticità della Legge Calderoli in riferimento alle disuguaglianze economiche e sociali che vedrà penalizzate in modo particolare le regioni del sud Italia e alla disgregazione dell’unità nazionale dal punto di vista amministrativo ed economico. Come OFI NA-AV-BN-CE sono mesi che esprimiamo le nostre preoccupazioni in merito e l’augurio è che presto si arrivi al referendum abrogativo”.

Per accedere al video del convegno, cliccare sulla foto oppure sul seguente link:
https://www.youtube.com/watch?v=ki0_tYr5GSI&ab_channel=OrdinedeiFisioterapistiNA-AV-BN-CE
(Gennaro Savio – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)
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