Biancheggiare bian-cheg-già-re (io bian-chég-gio) Significato Apparire, mostrarsi, rivelarsi bianco Etimologia da bianco, derivato del germanico blank, col suffisso verbale -eggiare. «Nei boccali appena serviti biancheggiava la schiuma.»
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Biancheggiare
bian-cheg-già-re (io bian-chég-gio)
Significato Apparire, mostrarsi, rivelarsi bianco
Etimologia da bianco, derivato del germanico blank, col suffisso verbale -eggiare.
- «Nei boccali appena serviti biancheggiava la schiuma.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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Torniamo su questa bizzarria meravigliosa che ci offre l’italiano, i colori-comportamenti, verbi formati con il suffisso -eggiare in cui i colori non sono semplici attributi ma hanno una sorta di atteggiamento cromatico, di contegno — differente da colore a colore, ovviamente, secondo la rispettiva, be’… personalità.
Il biancheggiare è forse il più antico di questa categoria, attestato pochi anni prima del rosseggiare (ripetendo l’interessante progressione dell’antichità dei nomi dei colori, di cui i primi a emergere storicamente sono quello che potremmo chiamare chiaro e il rosso). Come spesso accade, ci sbattiamo contro il naso la prima volta leggendo Dante. Ad esempio nel canto XXIV dell’Inferno, quando usa una metafora un po’ cervellotica per dire che un momento di sgomento trascolora in uno di risoluzione, metafora imperniata sulla brina che, appunto, biancheggia per poi sciogliersi al sole (è un riferimento che ha una certa eco perché il canto poi prosegue famosamente: è qui che il pellegrino incontra il ladro e sacrilego Vanni Fucci.)
Il biancheggiare non si volge alle immediate profondità sentimentali a cui in metafora arrivano il rosseggiare e il nereggiare — può rosseggiare la mia rabbia, nereggiare la mia tristezza (ma magari, in maniera insolita, azzurreggia). Il bianco è un colore meno strettamente ed evidentemente legato all’emozione, nella nostra cultura — anzi a un certo grado invita una sospensione delle emozioni. Peraltro in concreto la manifestazione del bianco non pare nemmeno univoca quanto quella del rosso nel tramonto che infuoca il cielo e del verde nel tappeto sterminato di un bosco: il biancheggiare può contare su una varietà di riferimenti più disparata.
È un apparire di elementi del paesaggio che si manifestano o rivelano bianchi. Certo possono essere molto belli e fascinosi, ma hanno tipicamente un carattere di distanza fredda, lunare, con poco di amichevole, anzi facilmente ostile. Quando il mare biancheggia, il blu cessa di spiccare sotto al bianco della schiuma, e quindi il mare è grosso, agitato, minaccioso — si sa bene che «[…] sotto il maestrale / urla e biancheggia il mar». Se parlo della luna stessa che biancheggia in cielo, rappresento in maniera icastica il modo in cui si staglia netta, e col suo alone lucente, contro il nero profondo e stellato — ma non è una presenza complice, vicina, parte viva della natura: è nell’essenza stessa del lunare questa aliena lontananza. Altri elementi che biancheggiano conservano questo modo distaccato di spiccare — i sassi che biancheggiano nel letto del fiume asciutto, le coste che biancheggiano fra mare e foresta, la nuvola che biancheggia remigando.
Altri ancora conservano quella lontananza: il biancheggiare dell’alba è una notizia impersonale, che arriva da una profondità remota. E chiaramente biancheggiano, alpestri, i paesaggi innevati delle montagne, biancheggia il paese durante la nevicata notturna, nel silenzio più profondo, nella lontananza dell’isolamento. Ma è notevole — con un riferimento da epica di tempi andati — la quantità di volte che in letteratura si rappresentano le tende di un accampamento che biancheggiano in una valle, e nel racconto dell’orrore non può mancare qualche scorcio in cui biancheggino mucchi d’ossa.
Insomma, a parte la meraviglia intrinseca di questo comportarsi del bianco, così suggestivo e ricorrente nella nostra esperienza del mondo, a sentire il polso del biancheggiare ci viene proprio detto qualcosa di insolito sul bianco: è abbastanza sorprendente che si stagli come colore della lontananza, della quiete, del tremendo.