Sos Villaggi dei Bambini. In questo mondo “storto” i volontari si raccontano
Un piccolo esercito di volontari pronto a rimboccarsi le maniche e fare la propria parte; una rete gentile, competente e tenace, esempio di cittadinanza attiva che rappresenta uno dei pilastri del nostro Paese. Parola d’ordine: solidarietà e impegno per gli altri. E quest’estate, tempo di vacanze, Sos Villaggi dei Bambini ha deciso di raccontare il volto dei suoi volontari, professionisti e giovani studenti, accomunati dalla stessa energia e passione che li spinge a offrire tempo e competenze per fare la differenza nella vita di bambini e ragazzi. Ad oggi sono 265, con un incremento del 42% rispetto al 2022. Ma il 2023 registra anche la creazione di quattro nuovi Gruppi Sos di attivisti a Benevento, Salerno, Torino e Messina, e un nuovo gruppo potenziale a Terni.
Tempo di vacanze e di progetti. D’estate i volontari dedicano tempo a studiare i progetti per l’autunno e l’inverno. Ci si prepara a organizzare partite di calcio, tornei di padel e persino a rendere coinvolgenti le proposte per le cene di Natale, in grado di attirare sponsor e partecipanti di ogni tipo. È soprattutto nella bella stagione che i volontari organizzano concerti o proposte di regalo solidale per un Natale all’insegna della solidarietà.
Fare del bene agli altri… ma non solo. “Il volontariato è un potente strumento per migliorare il benessere mentale complessivo”, spiega Emanuele Caroppo, psichiatra e psicoanalista dell’Università cattolica, frontman della Twins Father’s Band, gruppo rock di medici musicisti che suona devolvendo il ricavato a sostegno dei progetti di Sos Villaggi dei bambini -. E’ una via eccellente per ridurre l’ansia, grazie sia all’attività fisica che alle interazioni sociali che ne derivano”. In caso di depressione, aggiunge, “aiutare gli altri genera un senso di realizzazione e gratificazione, contrastando i sentimenti di inutilità e disperazione”. Ma c’è di più: il volontariato può “innescare la produzione di endorfine, i nostri analgesici naturali e promotori del benessere”. Insomma,
aiutare gli altri “non solo fa bene a loro, ma rende anche la nostra vita più felice e appagante”.
Con lo psichiatra suonano in noti locali capitolini, per serate che coniugano musica e solidarietà, Alessandro Cina, Emiliano Santacroce, Silvio De Santis e Alessandro Pasqualini.
Accompagnarli nella crescita. “Credo fermamente nel progetto che l’Organizzazione porta avanti in Italia da 60 anni e il mio personale contributo è divulgare a più persone possibili i valori e i messaggi dell’Organizzazione affinché possano aiutarci a sostenere concretamente il lavoro che facciamo a supporto dei bambini e ragazzi, accompagnandoli nella loro crescita e aiutandoli a concretizzare appieno il proprio potenziale e la possibilità di vivere una vita indipendente”, dice Giada Briziarelli, avvocato e membro del Consiglio Direttivo di Sos Villaggi dei Bambini, che ha iniziato come attivista ed oggi ricopre il ruolo di consigliere dell’Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile ed è esperta delle certificazioni anti bullismo e cyberbullismo.
Qualcosa di utile. “Dedicare un po’ di spazio della nostra vita ai bambini ai ragazzi sostenuti da Sos Villaggi dei Bambini è un gesto importante per noi stessi e per gli altri”. Così Giulia Capozzi, studentessa in laurea magistrale presso La Sapienza Università di Roma. “Se dovessi consigliare ad un mio coetaneo l’esperienza del volontariato, sicuramente gli parlerei della sensazione di tornare a casa e sentire di aver fatto qualcosa di utile per gli altri; è impagabile l’emozione che si prova nel condividere un obiettivo, vedere persone interessate a fare del bene e a migliorare il presente e il futuro di tanti bambini.
Regalatevi la possibilità di aiutare”.
Un mondo al contrario. Per Chiara Zoppi, neolaureata in Scritture e progetti per le arti visive e performative presso l’Università di Pavia, tutto è nato dalla lettura, quasi per caso, del libro “In questo mondo storto”, che racconta le storie dei bambini accolti nei Villaggi Sos:
“È come se quel giorno si fosse aperto davanti a me un varco e fossi entrata in punta di piedi in un mondo che prima non conoscevo, un ‘mondo storto’, dove tutto avviene al contrario”.
Leggendo i racconti dei bambini che vivono fuori famiglia, ha provato sulla sua pelle “il terrore dell’abbandono, il coraggio di iniziare una nuova vita da zero e la gratitudine di sentirsi nuovamente e sinceramente amati”. Di qui “il bisogno, quasi inarrestabile, di aiutare questi bambini”. Chiara è entrata nella rete e ha scelto di correre al fianco dei volontari l’Unicredit Relay Marathon, staffetta non competitiva che ogni anno sostiene tantissime Associazioni Onlus, coinvolgendo diversi amici. Mentre si allena, vede riflessi di fronte a lei i volti dei bimbi conosciuti nel libro e nei villaggi Sos: “Sentire sulla mia pelle che stavo correndo per loro mi ha dato un’energia che non credevo di avere. Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sono sentita appagata e travolta da un’emozione nuova: quella che si prova facendo del bene senza il bisogno di ricevere nulla in cambio”.
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