Enna. Un dipinto di Francesco Guadagnuolo ricorda il Lago Pergusa, al centro dell’attenzione mondiale
Un recente dipinto del noto pittore Francesco Guadagnuolo, realizzato per l’occasione, per sensibilizzare ciò che sta accadendo al Lago di Pergusa in provincia di Enna.
Abbiamo intervistato l’artista originario di Caltanissetta che vive tra Roma e New York: «Alle drammatiche notizie che mi arrivano ogni giorno sul Lago Pergusa, con la sua antichità millenaria, nominato nelle “Metamorfosi” del poeta romano Ovidio, dove è narrato come spazio d’incanto e di “eterna primavera”, mi ha portato un grande sconforto. Non possiamo pensare che possa svanire dalle mappe geografiche! Questo è uno delle più immense catastrofi ambientali della Sicilia, il lago è peculiare per il suo ecosistema».
Bisogna che tutti ci adoperiamo perché questo non avvenga. È necessario, per l’emergenza, indurre le autorità locali e regionali a prendere provvedimenti consistenti per salvare il Lago. Questo può comprendere lo sviluppo di finanziamenti per l’esecuzione di progetti di conduzione sostenibile e il mantenimento dei canali.
Il Lago oggi è l’emblema drammatico del cambiamento, in superficie arida, della Sicilia.
«Il mio ricordo da bambino, quando andavamo a passare una giornata al Lago Pergusa, con i miei genitori, negli anni sessanta, era un vero avvenimento a dir poco affascinante. Esso offriva una varietà di attrazioni naturali dell’ambiente circostante che costituivano una Riserva Naturale davvero singolare.
Ho voluto dedicargli questo dipinto, come lo ricordo, così ricco di vegetazione in luogo fresco, specie d’estate, essendo poi appassionato di corse mi legava ancor di più, essendo diventato un autodromo dove arrivava un gran numero di appassionati per assistere alle gare attorno al Lago.
Al centro del paesaggio è rappresentato il Lago, risalta la resa atmosferica che concorre a dare vita al mio stato d’animo emozionale. La luminosità riporta qualunque tratto del luogo in uno scenario impegnato di natura. Non c’è geometria prospettica, mi sono servito di differenti rilevatori spaziali, una sorta di prospettiva aerea da consentire di fondare la percezione di lontananza.
La parte sinistra del Lago l’ho dipinta con un tipico colore rosso rubino per evidenziare quello strano fenomeno per cui l’acqua diventa rossa, causato da un angusto gamberetto che si vela di rosso, in estate, per proteggersi dai raggi del sole. Il pigmento si spande nel Lago, concedendo la sua tonalità inconsueta.
Al centro sottostante un mio autoritratto da bambino mentre osservo tutta la bellezza del Lago. Tutta l’opera è caratterizzata da colori tenui armonizzati per fare uscire ogni splendore del Lago, quasi vien voglia d’immergersi all’interno dell’opera per viverla di ogni contenuto tramandando un sentore di pacatezza ed estasi».
È molto malinconico considerare come una zona così meravigliosa e leggendaria si sia trasformata in questo modo, ma il suo passato e il suo mito permarranno sempre parte essenziale della cultura scientifica siciliana.
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