Chiesa Anglicana. Al Sinodo la spaccatura sui matrimoni omosessuali
Un Sinodo profondamente diviso per una Chiesa a rischio di scissione. Così è apparso l’organo che controlla la Chiesa anglicana, riunito a York dal 5 al 9 luglio. Molti i temi in agenda, dalla prevenzione degli abusi e tutela dei minori alla situazione relativa alle coppie dello stesso sesso e al matrimonio omosessuale; dall’accoglienza della vita alla povertà; dalla crescente povertà alla fiducia dentro la Chiesa.
Aborto e disabilità. L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa anglicana, è intervenuto in un dibattito relativo a una mozione che chiedeva a parrocchie e diocesi di dare più sostegno alle coppie in attesa di figli portatori di handicap. Un intervento legato alla sua esperienza, l’arcivescovo infatti è padre di una figlia, Ellie, 32 anni, che soffre di disprassia, una condizione cronica che causa difficoltà nelle capacità motorie. Rivolgendosi al Sinodo ha spiegato che, quando i test hanno messo in evidenza la disabilità della piccola, fu incoraggiato, insieme alla moglie, a ricorrere all’aborto. “C’era una forte pressione per farci ricorrere all’aborto”, ha spiegato, “i medici hanno insistito non poco invitandoci a fare i test che avrebbero messo in luce e confermato le possibili disabilità del feto e hanno provato a farci capire che, nel caso di un handicap, si aspettavano da noi una scelta contro la vita. Ci hanno anche fatto notare quanto sarebbe stato costoso crescere un figlio disabile”.
Abusi e protezione dei minori. La Chiesa anglicana ha smantellato la “Independent Safeguarding Board”, la Commissione che avrebbe dovuto vigilare, in modo indipendente, in materia di salvaguardia di minori. Inoltre sta considerando la possibilità di sostituirla con due enti indipendenti dalla gerarchia: il primo che introduca e curi misure antiabusi; il secondo che vigili sull’operato del primo.
Povertà. Sul fronte della povertà, l’arcidiacono di Sheffield, Malcolm Chamberlain, ha presentato una mozione nella quale ha chiesto ai vescovi di intervenire presso il governo britannico affinché siano rivisti i sussidi garantiti ai più poveri. “La Gran Bretagna non è una nazione cosi povera da non essere in grado di occuparsi dei suoi cittadini più vulnerabili”, ha detto Chamberlain al Sinodo, sottolineando al tempo stesso che “in questo momento, tra le organizzazioni più importanti a garantire la sopravvivenza dei più indigenti vi sono le Chiese e le banche del cibo”.
Fiducia e affidabilità. Al Sinodo è stato anche presentato un rapporto su fiducia e affidabilità nella Chiesa anglicana intitolato “Trust and trustworthiness in the Church of England”, “Fiducia e affidabilità nella Chiesa d’Inghilterra”, curato dal vescovo di St. Edmundsbury e Ipswich, Martin Seeley. Al presule è stato chiesto di esplorare “come possiamo riparare e preservare fiducia nell’organizzazione e nelle strutture della Chiesa”. Gli autori del rapporto, elaborato in due anni, denunciano che esiste un clima di sfiducia dentro la Chiesa anglicana, dovuto al modo in cui la Chiesa stessa ha fatto i conti con problemi come razzismo, abusi sessuali sui minori, unioni omosessuali e anche per un “eccessivo uso dei social media che rende stupidi”.
Matrimoni omosessuali. Un tema di stretta attualità che il Sinodo, malgrado le differenze di vedute, ha voluto comunque esaminare è stato quello dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Le tre camere di vescovi, pastori e laici hanno deciso di procedere verso un sì riguardo i pastori omosessuali che intendono partecipare ai matrimoni tra persone dello stesso sesso che, nel Regno Unito, sono stati legalizzati nel 2014. Non solo, i presuli hanno deciso di fare anche un passo importante verso l’introduzione delle cosiddette “Preghiere di amore e di fede”, vale a dire cerimonie ad hoc per celebrare coppie omosessuali stabili, unite civilmente dalla legge britannica. Fino ad ora, infatti, i sacerdoti gay della Chiesa anglicana possono partecipare alle unioni civili, purché rimangano celibi. Il Sinodo ha deciso quindi di approvare la realizzazione di un rapporto che esplori la possibilità, per i pastori omosessuali, di sposare compagni gay, sia laici che non. Il tema tornerà all’ordine del giorno del Sinodo nel febbraio prossimo.
Liturgie per coppie omosessuali stabili. Per quanto riguarda le liturgie per coppie omosessuali stabili, con 22 vescovi a favore e 12 contro, 99 pastori a favore e 88 contro e 95 laici pro e 91 contrari, l’assise ha deciso di introdurle, seppur in forma sperimentale, per un periodo di tre anni a cominciare dal 2025, anche se nessun pastore anglicano sarà obbligato a celebrare. Come era già avvenuto per fedeli, parrocchie e diocesi che si opponevano all’ordinazione delle donne, anche per gli anglicani contrari alle “Preghiere di amore e di fede” il Sinodo anglicano ha deciso di nominare vescovi con l’incarico specifico di occuparsi di questi fedeli.
Un compromesso che tuttavia non ha soddisfatto una parte della Chiesa anglicana, in particolare gli evangelici e anglocattolici, riuniti nell’organizzazione “Alliance”, che già da qualche giorno avevano minacciato una scissione se fosse giunto il via libera alle “Preghiere di amore e di fede”. A loro si sono rivolti i vertici della gerarchia anglicana, in particolare l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e quello di York Stephen Cottrell, chiedendo di non distruggere l’unità.
“Non riesco a immaginare – ha dichiarato il primate anglicano – la Chiesa anglicana priva di alcuno dei gruppi che la compongono, senza che riesca a raggiungere con efficacia chiunque dei fedeli che ne fanno parte, attraverso inclusione e giustizia, vissute nella santa imitazione di Cristo”.
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