OMICIDIO MOLLICONE
Durante la requisitoria in Corte d’Assise d’Appello a Roma, il delitto Mollicone è stato paragonato al caso Vannini. Sono stati chiesti 24 anni di reclusione per l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola e 22 anni per la moglie Annamaria e il figlio Marco.
Il Caso e le Richieste della Procura
Franco Mottola, ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, è considerato dalla procura “la persona che ha tenuto il comportamento più grave perché avrebbe dovuto prendere per primo le iniziative per evitare che questa ragazza morisse”. Queste le parole del sostituto procuratore Deborah Landolfi durante la sua requisitoria nel processo d’appello sull’omicidio di Serena Mollicone, la diciottenne di Arce assassinata nel 2001.
Anche il procuratore generale Francesco Piantoni ha chiesto una condanna a 24 anni per Mottola. Per il figlio Marco e la moglie Annamaria, sia il procuratore generale che il pm hanno invocato 22 anni di reclusione. La gravità della situazione e il fatto che “non hanno mai ammesso le loro responsabilità e non hanno mai collaborato” sono state le motivazioni addotte per richiedere una pena superiore al minimo edittale.
Il Parallelo con il Caso Vannini
I magistrati hanno paragonato l’omicidio di Serena Mollicone a quello di Marco Vannini, il ventenne morto nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 a Ladispoli. Nel caso Vannini, il giovane era ospite in casa della fidanzata quando fu ferito da un colpo di arma da fuoco sparato dal padre della ragazza, Antonio Ciontoli, e poi lasciato morire senza chiamare adeguati soccorsi.
“L’obbligo di garanzia sorge per il titolare di un’abitazione quando ospita una persona che viene a trovarsi in una situazione di pericolo”, ha spiegato il procuratore generale. Secondo l’accusa, i Mottola avevano l’obbligo di intervenire per soccorrere Serena, che si trovava nella loro abitazione. Non solo non lo fecero, ma decisero di soffocare la ragazza deliberatamente per poi far sparire il corpo e ogni traccia.
Le Conclusioni della Procura
La memoria conclusiva dei sostituti procuratori generali sottolinea che Franco, Annamaria e Marco Mottola avevano tutti l’obbligo di garanzia di prestare soccorso a Serena. Invece, la loro scelta di non agire, combinata con l’intento di nascondere l’accaduto per evitare conseguenze penali, ha portato alla tragica decisione di uccidere deliberatamente la ragazza. La richiesta della procura è chiara: pene severe per tutti gli imputati, riflettendo la gravità del loro comportamento e la mancanza di collaborazione durante il processo.
Questo processo in appello segna un momento cruciale per ottenere giustizia per Serena Mollicone, con l’auspicio che la sentenza possa finalmente portare chiarezza e risoluzione a un caso che ha sconvolto la comunità di Arce e l’Italia intera.
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