Militari polacchi della Grande Guerra sepolti a Santa Maria Capua Vetere (CE)
In una nostra visita al cimitero comunale della Città di Santa Maria Capua Vetere (CE) abbiamo avuto modo di notare un settore che accoglie le salme di militari polacchi caduti durante la Grande Guerra. Restaurato da diversi anni, a cura dello Stato polacco per il tramite delle proprie rappresentanze diplomatiche, il Sacrario si presenta in buono stato, nonostante i suoi circa 104 anni. Osservando le tombe si nota che le date di morte sono ravvicinate tra di esse, quasi come se quei soldati fossero rimasti vittime dello stesso evento mortale. Nei pressi delle sepolture, sulla parete di una vecchia cappella, è apposta una targa marmorea, risalente al 1935, anno quattordicesimo dell’era fascista, come inciso sul marmo, nella quale si dava atto dei vincoli di fraternità italo/polacca, nel corso della Grande Guerra. I polacchi in quel conflitto erano in guerra contro l’Italia, in quanto inquadrati nell’impero austro-ungarico. Una domanda sovviene e cioè perché quei militi fossero stati sepolti proprio a Santa Maria Capua Vetere quando invece la Grande Guerra si è svolta principalmente lungo l’arco alpino, quindi luogo più opportuno ad accogliere i loro resti mortali si sarebbe dovuto trovare nei pressi del teatro delle operazioni belliche. A seguito di ricerche approfondite si è giunto al perché le date di morte dei circa 120 soldati vanno dal 20 novembre all’8 dicembre 1918. Solo alcune lapidi recano la data del gennaio 1919 (le ultime riportano la data del 22 gennaio 1919). Le ricerche hanno dato come risposta che ai circa 35.000 soldati polacchi, fatti prigionieri, fu offerta la possibilità di combattere a fianco degli italiani contro l’Austria. Orbene i soldati polacchi sepolti nel cimitero sammaritano fanno parte di quell’aliquota di militari che, in cambio della propria libertà, decisero ci combattere contro l’Austria, Stato dal quale, all’indomani della Grande Guerra, si separarono per costituire un nuovo Stato. Questo spiega perché il regime fascista nell’anno 1935 decideva di tributargli gli onori militari. Inciso sulla lapide risulta “Mentre si accingevano a combattere per la causa comune”. La locuzione “mentre si accingevano a combattere per la causa comune” veicola un significato molto preciso, ovvero che non erano stati ancora impiegati in guerra ma che erano pronti ad esserlo. Nella lapide è anche riportato la scritta “ai polacchi morti qui”: questa vuole indicare che quei soldati sono morti a Santa Maria Capua Vetere. Continuando e approfondendo le ricerche si è potuto scoprire la verità relativa alla loro morte. Inoltre, in una serie di altre ricerche, riportante la scritta “Polska Zbrojna” (tradotto: “Da un paese lontano”), viene riportato che circa 60 mila di loro si trovarono nei campi di concentramento per prigionieri di guerra in territorio italiano, come sudditi austriaci. Nei campi di concentramento italiani iniziò il reclutamento dell’armata polacca alleata. Dalla parte degli italiani combatteva già una compagnia polacca, formata sul territorio del campo di concentramento a Santa Maria Capua Vetere. Complessivamente sono stati reclutati 35 mila volontari tra i prigionieri, i quali crearono reggimenti ben definiti. I prigionieri di guerra polacchi erano detenuti nel campo di concentramento, situato nel 1918, alle spalle della Caserma “Perrella”, successivamente denominata Caserma “Ten. Ezio Andolfato”, che accoglie attualmente, in parte, la Protezione Civile ed, in parte, il carcere militare. Nell’anno 1918, al dramma della guerra che volgeva al termine, si aggiunse una terribile pandemia, “l’influenza spagnola”, di natura virale ed incredibilmente mortale. I soldati polacchi nel campo di concentramento di Santa Maria C.V., erano ristretti in angusti spazi, condizione ideale per la diffusione del contagio. Quei poveri militari morirono, quindi, perché contagiati da quella terribile influenza che, nel mondo, provocò fino al 1920, anno di fine epidemia, un numero altissimo di vittime. Tutto questo è occasione per ricordare una vicenda ormai irrimediabilmente dimenticata dove quei militari polacchi erano nostri sfortunati fratelli, tra l’altro veterani di guerra, che in nome della loro nascente Patria e della vicinanza col popolo italiano, vollero combattere insieme ai nostri soldati. R.I.P.
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