Le Catacombe di San Gaudioso nel rione Sanità a Napoli

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Emmanuele, due emme e non una, è un ragazzone dall’entusiasmo contagioso. È lì a parlarci del suo quartiere di Napoli, la Sanità, un nome temuto in altri tempi, un luogo dove ci si passava malvolentieri per paura di essere scippati, se non peggio.

Ma in realtà alla Sanità non ci si passa per caso, bisogna andarci apposta per andare a vedere i suoi tesori, oggi sempre più apprezzati dai turisti.

Ed Emmanuele fa proprio questo, spiega e racconta, perché lui le cose le ha studiate all’Università, la sua non è improvvisazione, è passione che va a braccetto con la conoscenza.

Lavora per la cooperativa La Paranza, che ha dato un impiego stabile a 70 giovani che oggi mostrano ai visitatori il lato buono della Sanità.

Ci troviamo nella Basilica di Santa Maria alla Sanità, una stupenda chiesa barocca con una cripta davvero affascinante, costruita all’inizio del Seicento su progetto dell’architetto domenicano Fra Nuvolo.

Sormontata da una cupola a maioliche gialle e verdi è conosciuta anche come la chiesa di San Vincenzo ‘O Munacone per la presenza di una statua di San Vincenzo Ferrer.

Qui operarono, insieme ad altri celebri artisti, Luca Giordano, di cui sono presenti diverse tele, e Dionisio Lazzari, che realizzò lo splendido pulpito in marmo. Le opere d’arte custodite nella chiesa sono davvero tante, ma il motivo principale per cui ci siamo affidati a Emmanuele si trova sotto di noi: le Catacombe di San Gaudioso.

La storia del rione la Sanità

Prima di scendere Emmanuele ci spiega del perché la Sanità divenne un quartiere povero e malfamato.

Prima della costruzione del ponte della Sanità il popoloso rione era un vero e proprio crocevia. Vi passava anche il re quando si recava alla reggia di Capodimonte costruita nel 1738 e nel quartiere abitavano parecchi nobili.

Ma attraversare il vallone della Sanità non era agevole e così, all’inizio dell’Ottocento, per iniziativa di Gioacchino Murat venne realizzato il grande ponte a sei campate che unisce Capodimonte alla parte bassa di Napoli.

Il quartiere venne praticamente tagliato fuori dal nuovo percorso, i nobili se ne andarono e rimasero i poveri che, per arrangiarsi, spesso si davano anche alla delinquenza comune.

Oggi la Sanità è cambiata, non più quartiere malfamato ma piuttosto quartiere colorito di Napoli, autentico come pochi, con i suoi vicoli, i palazzi spagnoli decadenti, gli altarini di Maradona e le mille bandierine del Calcio Napoli, le pizzerie come la famosa Concettina ai Tre Santi, i grandi murales, come quello di Totò e Peppino, dipinti sulle facciate dei palazzi. Ma anche con importanti simboli contro la Camorra, come la statua in Piazza Sanità, dedicata a Genny Cesarano, vittima innocente della malavita.

Un quartiere intriso di napoletanità fino al midollo, così mi verrebbe di definirlo.

Ma ecco che Emmanuele ci fa cenno di seguirlo, adesso si va sottoterra.

Alla scoperta delle Catacombe di San Gaudioso

E qui riparte il racconto. Dei Benedettini che, intuendo che con la morte si potevano fare grandi affari, stravolsero le catacombe paleocristiane facendone un luogo di sepoltura ed esposizione delle “capuzzelle”, cioè dei crani, dei nobili più facoltosi che sborsavano cifre inimmaginabili per avere il loro posto eterno in prima fila, nei camminamenti sotterranei.

I crani non ci sono più, vennero rimossi, ma ci sono le rappresentazioni pittoriche dei corpi dei loro proprietari, di cui sono conoscono nomi e cognomi, vita e opere.

E poi c’è, naturalmente la tomba di San Gaudioso, il vescovo berbero del V secolo mandato alla deriva in mare dal capo dei Vandali Genserico, ma che miracolosamente sopravvisse e approdò a Napoli.

Tra le fosse gli arcosoli e le raffigurazioni seicentesche si affiancano e sovrappongono a quelle paleocristiane, il viaggio tra i simboli della morte attraversa oltre un millennio di storia e suscita grande emozione.

Usciamo, frastornati e incantati, ringraziamo Emmanuele per averci fatto viaggiare indietro nel tempo che in quel sottosuolo sembra essersi fermato. Ora è un altro tempo, ed è ora di andare a mangiare la pizza da Concettina ai Tre Santi.

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