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LA CASSAZIONE RESPINGE IL RICORSO DELLA PROCURA

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In una vicenda giudiziaria che ha suscitato notevole attenzione, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura Generale contro il permesso premio concesso a Luigi Costanzo, noto capozona del clan dei Casalesi. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che il detenuto aveva già usufruito del beneficio carcerario.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello de L’Aquila aveva impugnato il permesso premio concesso dal tribunale di sorveglianza aquilano a Luigi Costanzo, 58 anni, di Lusciano. Il ricorso era stato presentato dinanzi alla prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Filippo Casa.

 

 Il Ricorso della Procura Generale

Il reclamo della Procura si basava sulla presunta inadeguata valutazione, da parte del magistrato di sorveglianza, della rescissione dei rapporti criminali di Costanzo con il clan dei Casalesi. La tesi sostenuta dal sostituto procuratore generale era avvalorata da rapporti della Direzione Nazionale Antimafia (Dna) e della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Cagliari, che indicavano come Costanzo mantenesse ancora una significativa influenza sul territorio, nonostante la detenzione, e fosse ancora considerato uno “stipendiato” del clan. Secondo il Procuratore Generale, queste circostanze avrebbero dovuto impedire la concessione del permesso premio, motivo per cui si richiedeva l’annullamento del provvedimento con rinvio per un nuovo giudizio.

 

 La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, però, ha ritenuto inammissibile il ricorso, spiegando che il permesso premio era già stato goduto dal detenuto. La Suprema Corte ha sottolineato che questa circostanza annullava l’interesse del ricorrente a ottenere una decisione di merito sulla legittimità del provvedimento impugnato. Infatti, anche se il ricorso fosse stato accolto, non avrebbe portato a nessuna conseguenza concreta, poiché il beneficio era già stato usufruito.

Questa decisione mette in luce un aspetto cruciale del sistema giudiziario: la tempestività delle impugnazioni. L’intervento tardivo della Procura Generale, in questo caso, ha reso vano il tentativo di contestare il permesso premio, evidenziando la necessità di agire con maggiore celerità in situazioni simili.

La vicenda di Luigi Costanzo continua a essere emblematica delle difficoltà che il sistema giudiziario italiano affronta nella gestione dei detenuti con rilevanti legami criminali, e sottolinea l’importanza di una valutazione approfondita e tempestiva delle condizioni per la concessione di benefici carcerari.

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