MINACCE A SAVIANO E CAPACCHIONE
Il procuratore generale di Roma ha chiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado al boss Francesco Bidognetti e all’avvocato Michele Santonastaso, accusati di minacce nei confronti dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista Rosaria Capacchione. Bidognetti è stato condannato a un anno e sei mesi, mentre Santonastaso a un anno e due mesi.
Le minacce risalgono al 2008, quando, durante il processo Spartacus, venne pronunciato un ‘proclama’ contenente presunte minacce nei confronti di Saviano e Capacchione. Dopo quindici anni, il processo bis è ancora in corso e la sentenza è attesa per il 23 settembre.
Saviano, a margine dell’udienza, ha espresso la sua frustrazione: “Quando le istituzioni parlano di lotta alla criminalità organizzata è retorica davanti a un processo che dura da tanti anni senza una sentenza definitiva. Questo processo va avanti da 15 anni, il messaggio che arriva alle organizzazioni quando i processi sono così lunghi è molto semplice: possono agire rinviando all’infinito le conseguenze. A settembre vedremo se questa odissea finirà”.
Lo scrittore ha continuato sottolineando le difficoltà del sistema giudiziario italiano nella lotta contro la mafia: “Mi chiedo: è possibile che questo Paese possa portare avanti la battaglia antimafia Sono sotto protezione da 18 anni, la mia scorta è diventata maggiorenne. Non c’è investimento sulla giustizia, non ci sono abbastanza magistrati, la strumentazione per il contrasto antimafia è sempre più fragile”.
Nel procedimento si sono costituite parte civile la Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dall’avvocato Giulio Vasaturo, e l’Ordine dei giornalisti della Campania. Questi enti si sono schierati al fianco di Saviano e Capacchione per sostenere la causa contro le minacce mafiose e la difesa della libertà di stampa.
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