C’è un esempio calzante, quello di Cristoforo Colombo e della sua ostinazione a cercare una via di navigazione verso ovest per arrivare nelle Indie. Ricostruendo la genesi dei viaggi del navigatore genovese che lo portarono involontariamente alla scoperta dell’America, il ministro parte dalla richiesta di Isabella di Castiglia di sottoporsi alla Santa Inquisizione e dice, testuale: “Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei”.

Il fisico e astronomo però nacque a Pisa il 15 febbraio 1564 e Colombo – che, semmai, fu ispirato da Paolo dal Pozzo Toscanelli – iniziò il suo primo viaggio nell’agosto del 1492 e morì nel 1506. Insomma, un errore marchiano del ministro che poco prima aveva iniziato il passaggio dell’intervento sostenendo: “Molto spesso nell’eresia c’è la visione del futuro”. Dopo lo strafalcione storico, ha quindi paragonato la voglia di Colombo di spingersi oltre le “colonne d’Ercole” all’approccio del governo Meloni.

“Nell’attività normativa legislativa quando ci mettiamo a ragionare a come riformare, troviamo sempre i soloni che ci dicono: ‘Ma questa cosa non è mai stata fatta’ – si è spinto a dire – Ma se nella storia dell’umanità non ci fosse stato qualcuno che a un certo punto ha rotto gli schemi, noi non avremmo fatto tante conquiste”. Applausi della sala. Nessuno dev’essersi accorto dell’ultima eresia di Sangiuliano, dopo Times Square spostata da New York a Londra: siamo proprio sicuri che Galileo Galilei nacque dopo la morte di Cristoforo Colombo?

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