Tra “classicità” e rischi del presente: i temi proposti alla prima prova di maturità
E così l’oltre mezzo milione di maturandi hanno iniziato la loro avventura: il primo scritto, quello che ha a che fare con la scelta amletica tra le sette tracce messe a diposizione dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, tra analisi del testo (altrimenti detta tipologia A, due), testo argomentativo, tipologia B, con tre tracce, o il tema di attualità, vale a dire di tipologia C, con la possibilità di scegliere tra due.
A dire il vero qualcuno se lo aspettava Ungaretti (andatevi a rivedere le interviste in tv agli esaminandi: quasi tutti si auguravano che uscisse il suo nome dalla busta), uno dei nomi per eccellenza della poesia del Novecento, l’ispiratore dell’Ermetismo; come molti avrebbero scommesso d’altronde per un ritorno di Pirandello, che è pur sempre l’immagine stessa del teatro italiano, oltre che premio Nobel nel 1934. Anche se i “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” non sono esattamente l’opera più celebre o studiata a scuola: uscita una prima volta nel 1915 con un titolo diverso, “Si gira”, è la narrazione del profondo disagio di un uomo che deve fare i conti con la inautenticità della vita e la sua confusione con la finzione. Se non altro attualissima.
La traccia che prende spunto dall’Elogio della imperfezione di Rita Levi di Montalcini sarà letta da molti come il tentativo di riequilibrare una maturità in cui gli autori che simpatizzarono per il fascismo, almeno all’inizio sembrano avere più peso. Se però non si dimentica che la poesia ungarettiana “Pellegrinaggio” fu composta in trincea, nel 1916, durante la Grande Guerra, quando il mito bellico di un poeta arruolatosi volontariamente iniziò a vacillare sotto il peso dello strazio della sofferenza indicibile. Il libro di Levi Montalcini ha, tra i tanti, il merito di far capire, in una società efficientista come la nostra, come si possa ricominciare dagli errori per raggiungere i propri obiettivi: lo stesso progresso scientifico deve molto alle cadute e ai fallimenti.
È stato proposto anche un brano di Giuseppe Galasso, storico impegnato in politica (fu sottosegretario durante due governi Craxi, nel 1983 e 1987) e promotore di decreti ministeriali a tutela dei beni culturali e ambientali oltre che autore di una celebre Storia dell’Europa, da cui è stata tratta la traccia: nel brano proposto per la maturità di parla del terribile rischio di un uso sconsiderato dell’atomica.
Inevitabile la proposta di approfondimento dei vantaggi e dei rischi del net, soprattutto nell’uso della propria privata immagine e delle nuove forme di diario, attraverso la proposta del brano di un vero esperto del settore, Maurizio Caminito: “Profili, selfie e blog. La forma del diario nell’epoca di Internet”. La necessità di tornare ad un sano silenzio è suggerita anche dal testo di Nicoletta Polla-Mattiot tratto da «Riscoprire il silenzio, arte musica e poesia. Natura tra ascolto e comunicazione», che segna anche un meritevole ammonimento ad ascoltare la voce della natura, prima che cemento e rumore la costringano davvero al silenzio.
Anche il brano della costituzionalista Maria Cristina Cabiddu, che tra l’altro è tra gli oppositori alla riforma del premierato, è attuale: la bellezza è riportata al suo legame profondo con la natura e con una economia a misura d’uomo. Anche perché ha a che fare con la tanto declamata identità, stavolta quella autenticamente umana nel suo rapporto con la natura, e con la memoria, individuale e collettiva.
Una prima prova della maturità che in fondo si inserisce in una ricerca di equilibrio tra “classicità” novecentesca (Ungaretti e Pirandello) e contemporaneità con un occhio di riguardo verso le grandi, irrisolte questioni dell’ecologia e del rischio della guerra. Che oggi potrebbe significare la tanto temuta atomica di Galasso.
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