Diplomifici. Kaladich (Fidae): “Bene controlli e giro di vite, ma no a fare di tutta l’erba un fascio”
“Ben vengano i controlli, e ben venga la stretta di questi giorni, ma occorre fare un distinguo perché i cosiddetti diplomifici contribuiscono alla permanenza, se non all’esasperazione, di pregiudizi e luoghi comuni sulle scuole paritarie, rendendo più complesso anche il raggiungimento della parità scolastica già sancito dalla legge 62/2000. E poi servono controlli seri e capillari a monte, non a fine anno; insomma le irregolarità vanno prevenute, non rincorse”. E’ preoccupata e arrabbiata Virginia Kaladich, presidente nazionale Fidae, raggiunta telefonicamente dal Sir dopo la notizia dell’avvio delle procedure per la revoca dello status di paritarie che coinvolge 47 scuole di secondo grado in Campania, Sicilia e Lazio, sulle 70 sottoposte a controlli. Un numero esiguo che parla di un fenomeno limitato a tre regioni e presente nel 6,5% dei 1.423 istituti paritari, per un totale di 10.941 studenti sugli oltre 526mila maturandi, ma che ha sollevato un polverone mediatico che rischia di dare vita all’equazione “paritarie uguale diplomifici”.
“Dispiace – prosegue Kaladich – che ogni anno, alla vigilia degli esami di Stato, emergano anche questi cattivi modelli di scuola paritaria che rischiano di danneggiare di fronte all’opinione pubblica un mondo molto più articolato e capillare, fatto anche di molti istituti cattolici che da secoli offrono un servizio educativo di qualità su tutto il territorio nazionale”. Insomma, la presidente Fidae non accetta che “si faccia di tutta l’erba un fascio” e dice
no all’equazione “paritarie uguale diplomifici”.
“Le vere scuole paritarie, e le scuole paritarie cattoliche che svolgono con serietà e scrupolosità il proprio lavoro devono poter emergere, occorre farle conoscere; se ne parla invece troppo poco, quasi si avesse timore di dare loro visibilità”.
Le irregolarità. Tra le irregolarità riscontrare dalle ispezioni ministeriali un numero di aule insufficienti per accogliere tutte le classi attivate; mancato rispetto dei quadri orari delle discipline degli indirizzi di studio e in alcuni casi eliminazione totale di alcune discipline; mancanza di laboratori; funzionamento di più classi quinte collaterali con alto tasso (fino al 90%) di studenti residenti fuori regione; personale docente privo di abilitazione e persino del titolo di accesso per l’insegnamento delle discipline; lacune e incongruenze nella tenuta dei registri cartacei ed elettronici che minano la veridicità di quanto attestato. Si verificano casi di istituti con 25 alunni nelle prime classi che diventano 100 nell’ultimo anno grazie alle cosiddette “classi collaterali”. Come è possibile? Non esiste alcun tipo di vigilanza al riguardo? Secondo Kaladich, “è proprio questo il punto.
Manca una vigilanza attenta e capillare sui territori;
un controllo che a livello periferico compete agli Uffici scolastici regionali, che però dipendono a livello centrale dal Ministero”.
Un giro di vite. Sono tuttavia in arrivo alcune misure di contrasto alle regolarità emerse. Il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha infatti promosso specifiche iniziative quali l’obbligo del registro elettronico, limiti all’istituzione delle classi collaterali ed alla possibilità di sostenere contestualmente esami per più anni scolastici. Le nuove misure sono state approvate in Consiglio dei ministri nell’ambito del disegno di legge Semplificazioni. Il ddl verrà presentato a breve alle Camere e dovrebbe essere approvato, secondo quanto previsto dal Pnrr, entro fine anno. “Proprio su questi punti siamo stati consultati già qualche mese fa dal ministro – racconta la presidente Fidae – in qualità di Tavolo tecnico della parità (costituito presso il dicastero di Viale Trastevere e composto da nove Federazioni e Associazioni in rappresentanza delle scuole paritarie, ndr). In quella sede abbiamo dato pieno assenso a questa iniziativa perché occorre garantire la trasparenza e la tracciabilità di ogni operazione effettuata”. Di qui un duplice auspicio; da un lato che queste misure di contrasto alle irregolarità “vengano approvate quanto prima per poter intervenire in modo efficace nei confronti di realtà che infangano tutta la categoria”; dall’altro che, “finalmente, si riconoscano le vere scuole paritarie, costrette a penare per ottenere i contributi, e
si abbia il coraggio di una svolta nel riconoscimento effettivo a quelle che lavorano con serietà”.
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