Industriali di Napoli: frenare la corsa della riforma su autonomia differenziata
Rinviare il voto per la riforma sull’autonomia differenziata e aprire “finalmente” un ampio dibattito sulla questione..È la richiesta che gli industriali di Napoli, con una lettera del presidente di Unione industriali Costanzo Jannotti Pecci, rivolgono ai deputati eletti al Sud, al presidente della Camera, ai capigruppo di Montecitorio, ai segretari dei partiti. Jannotti Pecci evidenzia “una serie di rilevanti incongruenze”, a cominciare dalla mancata definizione di Livelli uniformi di prestazione (Lup), e non Essenziali (Lep).L’ “infausta riforma del Titolo V della Costituzione”, scrive il presidente degli industriali napoletani, ha aggravato il divario territoriale, anche in termini di servizi e prestazioni pubbliche resi ai cittadini meridionali. “In tale scenario, porre come prioritario, anziché l’intervento volto a ridurre gli squilibri, un provvedimento di riforma che accentui i poteri di alcuni Enti Regionali, è paradossale”. Trasferire alle Regioni competenze sull’energia, sui porti e gli aeroporti, sul commercio estero, l’istruzione, la gestione di pezzi di grandi infrastrutture, significherebbe oltretutto, osserva Jannotti Pecci, svuotare di contenuto lo Stato nazione su materie in cui, al contrario, in molti casi bisognerebbe ragionare su scala europea. Si avrebbero normative e regolamentazioni diverse a seconda dell’area in cui si trova a operare un’impresa, “un danno enorme per la certezza del diritto e la fluidità dell’attività economica”. L’autonomia differenziata, aggiungono gli industriali di Napoli, aggraverebbe il gap territoriale, incentivando un processo migratorio “dettato in sostanza dalla discriminazione per residenza: cambiandola, si ottiene un plus di diritti, dalle opportunità di lavoro alle prestazioni di servizi pubblici”. La riforma, continua il Presidente di Unione Industriali Napoli, non è un obbligo costituzionale. Per trasferire competenze strategiche dallo Stato alle Regioni occorre produrre studi, mai presentati, “che evidenzino una maggiore efficacia nello svolgimento di determinate funzioni, se effettuate dalle Regioni piuttosto che dallo Stato centrale”. Al contrario, “sono ben note le perplessità, espresse sulla base di argomentazioni congrue, da fior di economisti, costituzionalisti, da strutture tecnico-istituzionali come l’Ufficio Parlamentare di Bilancio e la stessa Banca d’Italia, dal Country Report Italia dell’Unione Europea, dalla Svimez”. “Per queste e altre ragioni” Jannotti Pecci invita i Deputati meridionali “a frenare una riforma che rischia di spaccare ulteriormente il Paese”.
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