Agglomerare / Mettere insieme / «Hai agglomerato proprio una bella compagnia.»
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Agglomerare
ag-glo-me-rà-re (io ag-glò-me-ro)
SIGNIFICATO Mettere insieme
ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino agglomerare, derivato di glomus ‘gomitolo’, con prefisso ad-.
- «Hai agglomerato proprio una bella compagnia.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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Abbiamo un’idea operativa trasparente di che cosa significhi agglomerare, di che cosa sia un agglomerato — sappiamo che stiamo parlando di un insieme, di un ammasso che si accresce. Ma con quali caratteristiche? Fuori dagli usi tecnici o cristallizzati (agglomerati urbani, etc.), che cosa è che io agglomero o si agglomera? Meno banale.
Di parole che insistono su questo elemento del mondo — il mucchio, l’insieme specie eterogeneo — ne abbiamo un mucchio. Spesso hanno un tenore poco lusinghiero, e tante volte dispiegano tutta la potenza della fantasia metaforica per significarlo in maniera vivida. Certo abbiamo cumuli pesanti e disordinati, cataste di roba dappoco, congerie congestionate e confuse, il paradigma senza volto della massa (e quindi anche il corpo dell’ammasso — buono per ferri vecchi, nevi, stelle), il caos scriteriato dell’ accozzaglia, la rovina turbolenta della caterva — per arrivare a montagne, valanghe, barche. La lista non finisce qui, ma l’idea s’è capita.
L’agglomerare parte da un’immagine di ammucchiamento che non diremmo concinno e che però è radicalmente ordinata. Deriva dal latino glomus, il gomitolo — quindi avremmo un aggomitolare.
Ora, noi abbiamo un ottimo rapporto coi gomitoli. La loro forma ravvolta senza nodi né grovigli, così come la loro materia tiepida e il profilo domestico ci aprono immagini metaforiche di acciambellamento raccolto piuttosto piacevoli o almeno innocue — non garbugli. E questo è un dato rilevante, per l’agglomerare.
Se parliamo di come cittadine in periferia si agglomerino al grande centro, ecco che non le vediamo semplicemente ammucchiate, e nemmeno inglobate in un traboccare urbanistico, ma notiamo una fascia urbana che finisce per cingere la città, arrotolandovisi intorno e finendoci dentro. Se parlo di come per costituire la squadra ideale io abbia agglomerato persone delle più disparate, non tratteggio una mera raccolta e raggruppamento, piuttosto valorizzo la strettezza dell’insieme costituito anche a dispetto dell’eterogeneità. Se parliamo di come le persone con certe idee si siano agglomerate intorno a circoli o persone capaci di rappresentarle, ecco che sento tutta la massa che avviluppa e accresce un centro — l’ordine può essere frettoloso e imperfetto, ma il risultato è un netto effetto di unità difficile da sciogliere (ci vuol tempo ad arrotolare un gomitolo, ma anche a disfarlo).
Con questo rilievo etimologico, sentiamo come il pesante si alleggerisca, il caos trovi un criterio, lo scompaginato un nucleo (non è un coagularsi rizomatico). Così un termine che può parere poco interessante rivela un’alta potenza espressiva — tipica delle parole del focolare.