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Rdc, la relazione nascosta dal governo per coprire la figuraccia sul nuovo Adi IN SORDINA – Tenuta ferma per mesi: espone i difetti del reddito, ma il sostituto non li ha corret

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GUERRA AI POVERI

Rdc, la relazione nascosta dal governo per coprire la figuraccia sul nuovo Adi

IN SORDINA – Tenuta ferma per mesi: espone i difetti del reddito, ma il sostituto non li ha corretti

DI FQ

15 GIUGNO 2024

La cifra dell’imbarazzo è riassunta nei tempi: la relazione degli esperti nominati dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, per la valutazione del Reddito di cittadinanza era pronta da mesi, ma è stata pubblicata in sordina solo giovedì pomeriggio. Da due giorni nessuno, né dal governo né dalla maggioranza, trova un momento per commentarne il contenuto e si capisce il perché. Non c’è solo il riconoscimento del milione di persone che il Rdc ha fatto uscire dalla povertà, dato sottolineato dai giornali, ma anche l’ammissione involontaria che quasi nessuno dei suoi difetti è stato corretto dalla nuova misura del governo Meloni, l’Assegno di inclusione (Adi).

Come detto, il comitato presieduto dall’ex sindacalista Cisl Natale Forlani ha concluso i suoi lavori mesi fa, ma il testo è stato pubblicato solo ieri, con l’attenzione concentrata sul G7 in Puglia. Calderone ha poi deciso di non consentire la presentazione con una conferenza stampa, evitando perfino di commentare il lavoro dei suoi esperti. Per dare l’idea, a novembre 2021 il vecchio comitato presentò la prima relazione sul Rdc ai giornalisti alla presenza del ministro Andrea Orlando: 84 pagine più allegato con 10 proposte di modifica per migliorare la misura. Stavolta ci si è fermati a 17 pagine, con sei “raccomandazioni” per migliorare l’Adi di cui solo una, l’adeguamento all’inflazione della soglia Isee a 6 mila euro, davvero concreta. La vicenda è tanto più bizzarra se si considera che Forlani, un critico del Rdc, è assai vicino alla ministra, che ad aprile scorso l’ha nominato alla guida dell’Inapp, l’Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche, e nell’ambiente sono in molti a ritenere che abbia avuto un ruolo nella costruzione delle misure che hanno sostituito il sussidio del M5S. Tutti elementi che non c’erano nella vecchia commissione, presieduta dalla sociologa Chiara Saraceno e composta, a differenza di quella attuale, quasi tutta da esperti di lotta alla povertà.

Detto del contesto, l’imbarazzo è soprattutto nel merito. La relazione elenca i difetti principali del Rdc che – a suo dire – hanno fatto sì che la misura coprisse solo circa un terzo dei poveri assoluti e annoverasse in questa condizione meno del 60% dei suoi beneficiari. È, per la verità, un calcolo scivoloso, visto che la povertà assoluta è calcolata dall’Istat su un paniere di consumi, mentre il Rdc usava altri criteri, i quali – è vero – penalizzavano i nuclei numerosi, con minori, specie del Nord, anche a causa del criterio dei 10 anni di residenza che tagliava fuori moltissimi stranieri. E ancora: è evidente che una misura uguale in tutta Italia certamente penalizza chi vive in aree con costo della vita più alto.

La Relazione ricorda che la “scala di equivalenza”, cioè il meccanismo per cui il sussidio (e il reddito relativo) aumenta al crescere dei componenti della famiglia, era penalizzante nel Rdc. Eppure tace sul fatto che l’Adi l’ha perfino peggiorata, riducendo i coefficienti per i minori ed eliminando proprio gli adulti diversi dal “capofamiglia”. Di fatto questa scelta ha danneggiato ancor più i nuclei numerosi. Se, per dire, prima il Reddito di cittadinanza per una famiglia con due minori era di circa 900 euro, ora si è scesi a 625. La Relazione si limita a dire che i nuovi criteri “uniti all’Assegno di inclusione” sono più vantaggiosi per i nuclei numerosi: “Non è così. Delle criticità evidenziate dalla nostra relazione, l’Adi ne ha risolte solo tre – spiega Saraceno al Fatto – La più rilevante, la riduzione del requisito di residenza a 5 anni è imposta da obblighi comunitari. Per il resto, specie per i nuclei con minorenni, i criteri sono peggiorativi, non c’è nessun miglioramento e non capisco come si possa sostenere il contrario: il fatto che gli adulti non vengano considerati dalla scala di equivalenza fa sì che si possa facilmente superare la soglia di reddito”.

In altre parole, significa che l’Adi dà un po’ di più rispetto al Rdc, ma a molte meno persone e infatti la platea si è dimezzata. Per una relazione di 17 pagine che si apre con l’elenco dei difetti del Rdc e che auspica un modo per aumentare la platea dei poveri coperti dalla nuova misura è un’omissione francamente imbarazzante. Motivo in più, per il ministero, per non parlarne proprio.

LEGGI – Rdc, pure la commissione di Calderone dice che 1 milione di persone sono uscite dalla povertà

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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