Continua il successo di critica e di pubblico del romanzo autobiografico : “In paradiso si mangiano sfogliatelle” del magistrato Paolo Albano.
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Continua il successo di critica e di pubblico del romanzo autobiografico : “In paradiso si mangiano sfogliatelle” del magistrato Paolo Albano.
Il senso della vita e il mistero della morte, se c’è differenza tra la realtà e il sogno, Dio che si incarna in esponenti della più varia e umile umanità, il tempo, il sogno, il destino e poi dialoghi surreali, freddure, boutade, controsensi, battute come in uno sketch, aforismi, spunti di riflessione e testi per la maggior parte brevi, brevissimi come Romanzo autobiografico che consta di una sola riga, «La mia vita è stata tutta un romanzo», o anche meno come Romanzo incompiuto che ha una sola sillaba («L’»): tutto questo materiale narrativo dà corpo alla struttura della raccolta di racconti In paradiso si mangiano sfogliatelle (Armando Curcio, pagine 292, euro 16,90) del magistrato Paolo Albano.
I personaggi sono portatori di un destino non immediatamente comprensibile, spesso inspiegabile, qualche volta immeritato. Un doganiere figlio di doganiere ha deciso di seguire le orme paterne ma, una volta chiuso il cerchio, riflette: «Non avrei mai immaginato che mi avrebbero mandato a lavorare qui, al confine tra la vita e la morte».
Uno scrittore di 96 anni comunica che sta finendo di scrivere il suo romanzo, quasi un milione di pagine, mancano solo poche migliaia di pagine e finalmente lo licenzia. Almeno così pare, perché subito dopo aggiunge che si tratta di una trilogia, mancano gli altri due romanzi, sterminati quanto il primo, per completare l’opera. Un uomo solo si racconta sempre le stesse barzellette e alla fine scoppia a ridere fingendo di aver dimenticato il finale. Un salutista segue una dieta rigida, non si permette mai uno sgarro, sta attento all’alimentazione e a seguire il suo ritmo circadiano, si pavoneggia con i figli assicurando che in questo modo camperà cent’anni senza mai un acciacco. Una mattina esce di casa per andare in farmacia a comprare l’ennesimo beverone di integratori. Attraversa sulle strisce pedonali e un camion lo investe.
E, ancora: un aspirante suicida si salva perché è prima di tutto un cittadino onesto, e poco prima del gesto insano si ricorda che non ha pagato la tassa di circolazione. Un tizio nella vita privata è buono come il pane, dolce, paziente, accomodante, dal sorriso mite, sempre disponibile con i figli, uno dei quali un giorno torna a casa e vede il padre stanco. «Che ti è successo?». «Figliolo in un solo giorno ho dovuto giustiziarne tre». Di mestiere fa il boia. Riflette il becchino: «E pensare che è una vita che la morte mi dà di che vivere».
L’autore gioca con le parole e con le storie, immaginando personaggi anomali come il Babbo Natale killer e l’avaro che si suicida sulla soglia del cimitero per far risparmiare le spese del trasporto ai parenti. Il fondamento della raccolta sta nella leggerezza, quella che è messa in evidenza in particolare nell’ultima storia con protagonista un pasticciere napoletano appena arrivato in paradiso. Lo segue la scia di profumo delle sfogliatelle che stava infornando prima di passare a miglior vita e allora intorno a lui si raduna una folla di anime sante desiderose di afferrare quel buon profumo un’ultima volta. Il paradiso, in terra e in cielo, è fatto di piccoli piaceri.
FONTE: di Ugo Cundari da
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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