Autoctono, tradizionale, locale. Sono soltanto alcune delle parole che siamo abituati ad ascoltare durante le promozioni o i racconti relativi al cibo.
Ma cosa significano davvero queste parole? Sono solo dei facilitatori d’acquisto oppure hanno un vero significato?
Da comunicatrice vorrei fare qualche riflessione che possa ritornare utile a tutti i consumatori.
Sarà questo l’argomento di questa puntata di Pane e Rosmarino, rubrica “a tutta voce” del magazine online Rosmarinonews.it, scritto e narrato da me: la vostra Antonella Petitti “foodtrotter”.
Trovate me e Rosmarino su tutti i social, potrete riascoltarmi quando vorrete sia su Spotify che su You Tube, in onda tutte le settimane su Radio MPA.
Insomma, partiamo dalla parola “autoctono”. Dal greco autókhthōn significa “dalla stessa terra”. In biologia autoctona è una specie che si è originata ed evoluta nel territorio in cui si trova.
Mi viene subito da pensare al vino, settore in cui la parola autoctono fa molta presa. Potrei fare innumerevoli esempi, per ragioni pratiche ne scelgo uno. Il nome del vitigno più impronunciabile per gli stranieri: l’Aglianico!
Ebbene, oltre alla notizia che ormai lo si coltiva anche in California (so che non è rilevante ai fini del nostro discorso, ma ve lo volevo dire!!!), ricordiamoci che le sue origini sono greche. Potremmo andare a prodotti ancora più comuni e pensare alle patate e ai pomodori, americanissimi di nascita!
Vogliamo citare un altro esempio simpatico? Le carote, dai! Sono di origini…indovinate su…ve lo dico…vengono dall’Afghanistan! Arrivarono prima in Spagna con gli Arabi e poi in Italia e, come se non bastasse, in origine erano viola!
Dove voglio arrivare con questo discorso? Ad una riflessione semplice, la parola autoctono va utilizzata con le pinze, mai con superficialità e se viene pronunciata con facilità storcete pure il naso!
E la parola “tradizionale”?
È ovunque, sembra serva a migliorare ogni prodotto, perché se è tradizionale è più buono. Giusto? Forse! Ma cosa è tradizionale? Cosa significa davvero?
Tradizionale è ciò che è abituale, se analizziamo nello specifico la definizione “prodotto tradizionale” (se facciamo riferimento alle liste regionali riconosciute dal Ministero) ci rendiamo conto che diventa tradizionale un prodotto, una metodica di lavorazione e/o coltivazione, che possa contare su almeno 25 anni di storia.
25 anni, avete sentito bene! Una sciocchezzuola rispetto alle lunghe radici millenarie di alcuni prodotti.
La morale? Il cibo è meticcio di natura, è frutto di viaggi, migrazioni, scoperte, innamoramenti! Il termine più sensato oggi, come guida alla scelta del cibo, è locale. Perché ciò che viene dal territorio in cui acquistiamo è (in genere) più fresco, inquina meno e ha una filiera più facilmente controllabile.
Il resto è marketing o storia recente!
Vi aspetto la prossima settimana con una nuova puntata di Pane e Rosmarino.
L’articolo Le parole del cibo: autoctono, tradizionale, locale sembra essere il primo su Rosmarinonews.it.
(Fonte: RosmarinoNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)