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Attualità

Sono entrati nel vivo i lavori di costruzione del nuovo deposito destinato ad accogliere rifiuti radioattivi.

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Arriva una svolta significativa per i lavori di smantellamento della centrale nucleare del Garigliano, ubicata a ridosso del fiume Garigliano, al confine tra la Campania ed il Lazio nel territorio di Sessa Aurunca. Sono entrati nel vivo infatti i lavori di costruzione del nuovo deposito temporaneo denominato Dt2 destinato ad accogliere rifiuti radioattivi a bassa ed a media intensità. In particolare, è stata avviata la realizzazione della soletta di fondazione della nuova struttura all’interno della centrale dismessa. L’annuncio è della Sogin, la società di Stato che si occupa dello smantellamento delle ex centrali nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Come chiarisce la stessa azienda, le scorie stoccate nel costruendo deposito saranno solo quelle provenienti dallo smantellamento della centrale del Garigliano.

LE RASSICURAZIONI

«Il nuovo deposito temporaneo – si legge in una nota – servirà a ospitare in sicurezza circa 1.800 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media attività provenienti esclusivamente dalle attività di smantellamento della centrale campana e, in particolare, dai lavori di smantellamento dei sistemi e componenti all’interno dell’edificio reattore, iniziati nel dicembre scorso, in vista del loro successivo conferimento al Deposito nazionale, una volta che sarà disponibile».

Sogin rassicura tutti sulla sicurezza della nuova struttura di stoccaggio specificando come la stessa sia stata «progettata secondo i migliori standard internazionali con una pianta rettangolare di 70 metri per 18 ed un’altezza di 13 metri». La volumetria totale sarà di circa 16.500 metri cubi e comprende un’area operativa di movimentazione, un corpo servizi funzionali all’esercizio del deposito stesso ed un’area di stoccaggio dotata, tra l’altro, di un carroponte per la movimentazione in remoto dei contenitori di rifiuti radioattivi nella quale saranno presenti anche corridoi per consentire l’ispezione degli stessi. Il cronoprogramma prevede l’ultimazione delle opere civili a giugno 2025 e la successiva messa in esercizio del deposito, una volta ultimati i collaudi previsti, entro il primo semestre dell’anno successivo. «Si tratta di un risultato significativo per l’avanzamento del programma di dismissione e di gestione in piena sicurezza dei rifiuti radioattivi del sito, che permetterà di portare a termine lo smantellamento dei sistemi e dei componenti dell’edificio reattore», spiega ancora la Sogin.

LA STORIA

La centrale è stata costruita in quattro anni, dal 1959 al 1963, dalla Senn, la Società elettronucleare nazionale, su progetto dell’ingegnere Riccardo Morandi. Ha iniziato la produzione di energia elettrica nell’aprile del 1964. Appartiene alla prima generazione di impianti nucleari, con una potenza di produzione elettrica di 160 MWe. È stata in funzione fino al 1978, quando è stata fermata per manutenzione. Nel 1982, dopo il terremoto dell’Irpinia di due anni prima, è stata definitivamente disattivata. La centrale ha complessivamente prodotto 12,5 miliardi di kWh di energia elettrica. Da allora è stato garantito il mantenimento in sicurezza degli impianti a tutela di popolazione e ambiente. Dal 1999 Sogin è proprietaria dell’impianto con l’obiettivo di realizzare il decommissioning, azione avviata nello stesso anno. Il progetto prevede che gli edifici reattore e turbina, dichiarati “patrimonio architettonico del nostro Paese”, dopo la decontaminazione e lo smantellamento dei sistemi interni, non siano demoliti. Nel 2022 la quantità di rifiuti radioattivi ancora presenti era di 2.496 metri cubi. Il programma di decommissioning è arrivato al 67%, per la sua ultimazione occorrerà attendere ancora dieci anni. La presenza della centrale, una delle quattro italiane, è stata al centro di forti polemiche per i possibili impatti su ambiente circostante e salute pubblica.

Il Comune di Sessa Aurunca nel giugno di due anni fa si è visto assegnare dalla Sezione quinta civile del Tribunale ordinario di Napoli un indennizzo di 13 milioni di euro per la sua presenza.

FONTE:

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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