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Attualità

*La cornucopia europea* di Vincenzo D’Anna*

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*La cornucopia europea* di Vincenzo D’Anna*

Il termine “cornucopia” è piuttosto curioso ancorché noto fin dai tempi antichi: l’effige che lo rappresenta compare spesso sugli stemmi araldici e su svariate tipologie di stendardi. Il termine deriva dal latino e sta ad indicare una forma di recipiente simile ad un “corno cavo” dal quale emergono tantissimi frutti (da qui il termine copia, “copioso”). Insomma: si tratta di un simbolo che indica l’abbondanza e la prosperità di un territorio oppure di una città. Un richiamo al benessere per le specifiche comunità locali. La tradizione affonda nella mitologia richiamando la vicenda che riguardava Zeus, il re dell’Olimpo, che sfuggì al proposito omicida di Crono (il tempo), che se ne voleva sbarazzare dopo averlo concepito con la madre Gea (la terra), perché ben sapeva che sarebbe diventato il padrone nonché il capo di tutti gli altri dei. La madre nascose il piccolo, per sottrarlo alle malvagie intenzioni del padre, negli anfratti montuosi affidandolo ad una capra di nome Amaltea alla quale conferì il potere di lasciar sgorgare, da uno dei suoi corni, tutto quanto servisse per alimentare il futuro sommo dio dalle fulminanti saette. Da quella storia la cornucopia è indicata a rappresentare ovunque un’invocazione, un augurio di prosperità. Tuttavia quell’aulica raffigurazione, per quanto sovente utilizzata, non compare nello stemma della Comunità Europea ancorché non vi sia leader di partito che non chieda a Bruxelles di aumentare “copiosamente” la spesa così da favorire i singoli Stati membri. E’ difficile trovare in giro un programma elettorale nel quale non compaia ogni sorta di richiesta verso la Ue e con qualunque modalità di erogazione. Queste ultime sono appena tre: aumento della spesa europea, del debito dello Stato membro e della moneta circolante (per finanziare…l’inflazione!). In parole povere: la mentalità diffusa è quella di poter continuare ad esercitare, entro i confini del proprio Paese, la politica di spesa che la metodica assistenziale richiede per poter indurre la benevolenza ed il voto dei beneficiari di quella stessa spesa. A sentir parlare l’ex premier Giuseppe Conte, il quale mena vanto di aver regalato al Belpaese il più grande disavanzo derivante dal debito pubblico (con la politica dei redditi di cittadinanza, con il debito contratto con il PNRR e con il bonus casa), come gesto solidaristico ed altruistico, cadono letteralmente le braccia. La forma mentis dell’azzimato avvocato che guida il M5S con l’insostenibile leggerezza dell’essere, è quella più gettonata in Italia: beneficiare i contemporanei (che votano e protestano) addossandone il costo ai posteri (che in quanto tali non votano e non protestano). Che i soldi siano dei contribuenti poco conta: tutto è lecito in nome di quella parola magica chiamata “giustizia sociale” e “redistribuzione della (altrui) ricchezza”. Tutto ciò che costituirebbe la vera ricchezza di una nazione, il prodotto interno lordo (PIL) ossia la quantità di beni scarsi prodotti dalle imprese (oltre a quelli naturali), con queste ultime che, in realtà, avrebbero bisogno di meno tasse da pagare, meno debito pubblico da ripianare e minori regole e pastoie regolamentari imposte dalla burocrazia europea. Bisognerebbe quindi invertire la richiesta e chiedere all’Europa minori regole che non maggiore spesa, che prima o poi andrà recuperata con ulteriori tasse. Un’equazione semplice ma politicamente non confacente alle logiche che producono consenso nell’immediato. Che manchino statisti in grado di pensare guardando al futuro è cosa certa di questi tempi in Italia ove la compagnia teatrale è composta da soggetti che gestiscono null’altro che il contingente. Gente peraltro alla quale mancano le minime basi di conoscenza dell’economia politica, materia che delegano ai cosiddetti tecnici di settore a loro volta etero diretti dai politici politicanti. In questo avvilente contesto la campagna elettorale per le europee si è sviluppata su tematiche interne di basso conio, scaramucce e ripicche, esasperata ricerca della battuta ad effetto per screditare il concorrente. Nessuno ha spiegato, ad esempio, che fine abbiano fatto i lavori della tratta ferroviaria che dovrebbe collegare Parigi a Mosca attraversando le Alpi (tanto contestata dagli ambientalisti). Perché, piuttosto, non si è scelto di virare e realizzare il passante Berlino-Palermo che consentirebbe di portare l’alta velocità anche nel nostro Mezzogiorno, dando così un senso pure al ponte sullo stretto? Perché non si è fatto un esercito europeo in queste temperie di guerra Quali concrete intese sono state raggiunte sui flussi migratori che ormai fanno dell’Europa una regione multi etnica, religiosa e culturale, minando le sue radici storiche, politiche e cristiane? Perché, infine, i nostri parlamentari hanno votato contro il patto di stabilità europeo che vuol ridurre il debito? Quisquilie per lorsignori. Cose che poco contano per coloro che hanno come unica prospettiva quella di allattarsi perpetuamente al corno della capra Amaltea!!

*già parlamentare

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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