‘ZES’ unica e credito d’imposta, Visconti (Ficei): ‘Il budget è insufficiente, allungare al 2026’
Il presidente dei Consorzi Industriali: “Bisogna dare sicurezza agli imprenditori per investimenti”.
Lo sblocco del credito d’imposta per la Zes unica è una buona notizia ma non bisogna commettere l’errore di credere che, magicamente, tutti i pezzi di un complesso iter procedurale e amministrativo andranno a posto da soli.
Ci sono tante criticità da risolvere ancora per avviare la macchina della Zes unica, e tanti sono ancora i miglioramenti che è possibile ottenere. A cominciare dal budget a disposizione.
Il credito di imposta è infatti una misura varata su un orizzonte temporale di 10 mesi (fino al 15 novembre 2024) che però inizia operativamente al sesto mese, rischiando quindi di comprometterne l’efficacia”.
A dirlo è Antonio Visconti, numero uno di Ficei (Federazione Italiana Consorzi Enti Industrializzazione) e presidente dell’Asi di Salerno.
“Il plafond di 1,8 miliardi non è probabilmente sufficiente per raggiungere gli obiettivi di uno sviluppo su larga scala”, aggiunge Visconti. “È un errore infatti fare una comparazione tra il plafond della Zes unica, che investe i piani di sviluppo di otto regioni, con quello della precedente Zes che riguardava, invece, mini nuclei industriali sparsi qua e là nella sola Campania. È un discorso completamente diverso”.
Il presidente Ficei lancia per questo una proposta: “Rifinanziamo la Zes unica almeno fino al 2026 così da agganciarla anche alla stessa finestra temporale del Pnrr, anche senza aumentare il plafond per il credito di imposta. Offriremmo così agli imprenditori una programmabilità di medio periodo, non proiettata alla data limite del 15 novembre prossimo, che è praticamente dietro l’angolo”.
“Capisco perfettamente che le risorse non sono infinite e che esiste un problema di finanza pubblica, ma se non possiamo toccare i parametri della dotazione finanziaria possiamo però muovere la variabile tempo così da renderla funzionale a una pianificazione almeno biennale da parte degli imprenditori”.
Dunque, l’idea è: “Allarghiamo la finestra fino al 15 novembre 2026 e prevediamo un rifinanziamento per i prossimi due anni (2025 e 2026) con appositi fondi stanziati nelle relative manovre finanziarie”.
“Ad oggi, infatti, non si capisce se dopo il 15 novembre 2024 esisterà ancora la Zes unica. Io sono convinto di sì ma servono impegni scritti, parole chiare da parte del governo. L’invito è fare una operazione strutturata così da consentire agli imprenditori di investire in relativa tranquillità sapendo che ci sono almeno altri due anni e mezzo davanti e non appena sei mesi per terminare investimenti complessi che hanno bisogno non solo di risorse ma anche di tempi che la burocrazia non sempre rispetta”.
Conclude Visconti: “Peraltro, bisogna anche specificare che non esiste soltanto il credito di imposta. Ci sono altri strumenti, come la decontribuzione, che possono essere valorizzati in combinato disposto nella Zes. Ma c’è sempre bisogno di una parola chiara, forte e autorevole dell’esecutivo che consenta agli imprenditori di investire e, di conseguenza, di attivare tutti quei circuiti virtuosi di crescita, a cominciare dal reclutamento di nuova forza lavoro”.
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