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Cose serie e cose meno serie Editoriale di Stelio W. Venceslai

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Cose serie e cose meno serie

Editoriale di Stelio W. Venceslai

Che nell’Italia repubblicana del 2024 una senatrice della Repubblica, insigne per storia ed età, si senta minacciata perché di origine ebrea è una cosa terribilmente seria. Dovrebbe far riflettere sulla deriva assurda cui ci sta portando il conflitto palestinese.

I vari movimenti universitari e studenteschi, in Italia, in Europa, nel mondo, sono tutti schierati contro Israele in favore dei Palestinesi. Sarebbe troppo semplice dire: non sanno quel che dicono, ma qualche dubbio mi viene.

A sentir loro, Israele è di destra, anzi fascista (l’anima di Himmler si rivolterebbe nella tomba), uno Stato oppressore e assassino. La cosa non mi turba: tutti gli Stati, in fondo, sono oppressori, qualcuno è anche “fascista”, anzi parecchi, a cominciare dalla Russia, la Cina, la Corea del Nord e tutti i regimi autoritari esistenti nel mondo. Piuttosto, perché definirli fascisti e non nazisti? Il fascismo ha fatto molti guai, è vero, ma il nazismo molti di più. Sarà perché i Tedeschi incutono sempre un certo timore e gli Italiani no.

La protesta pro Palestina si condensa in due o tre slogan: “Palestina free”, “Palestina dal fiume (il Giordano) al mare”, “Abbasso il sionismo” e così via. La gente capisce cosa significhino questi slogan?

Vediamo di chiarirci. L’odio contro gli Ebrei ha precedenti millenari. Il mondo ha sempre avuto bisogno di un nemico, L’Ebreo è il nemico ideale. Personalmente, non capisco perché uno che abbia una religione diversa dalla mia debba essere mio nemico. Ne abbiamo tante di differenze e non vedo perché quella religiosa sia essenziale, specie in un mondo laico come il nostro.

La Palestina non è uno Stato, forse lo diventerà, ma a furia di dirlo, da cinquant’anni e d’essere tutti (o quasi) d’accordo su questa possibilità, nessuno al mondo ha mai riconosciuto la Palestina come uno Stato, neppure i Paesi arabi, neppure l’Iran. Di conseguenza la Palestina, oggi, è un’espressione geografica, come diceva Metternich dell’Italia, ai tempi del Congresso di Vienna. C’è un vuoto politico, in Palestina, e un’Autorità palestinese fatiscente. Quindi, Palestina libera da che?

La risposta è semplice: dagli Israeliani, quindi dagli Ebrei, ergo dal Sionismo mondiale. Allora, Palestina libera significa fare uno Stato e buttar fuori gli Israeliani perché sono Ebrei.

Dire, anzi, gridare “Palestina dal fiume al mare”, se non altro, è più preciso. Poiché in Palestina, dal 1948, per volere della quasi totalità dei Paesi del mondo, c’è Israele, significa che Israele deve essere cancellato dalla faccia della terra. Più che uno slogan è una minaccia molto seria. Non c’è riuscito a cancellarli Hitler, che almeno era meglio organizzato. Ci si rende conto di ciò che auspicano i nostri studenti?

I più calmi si dichiarano anti semiti. Nulla da dire, ognuno può pensarla come vuole, ma sommessamente, mi vien fatto di pensare: Semiti lo sono anche gli Arabi. Lo sanno gli studenti e gli anti-israeliani?

Quando la senatrice Segre, oggi, si sente minacciata perché di religione ebraica, è perché l’ondata di antiebraismo che pervade le nostre Università è la stessa che nelle birrerie tedesche di quasi un secolo fa inneggiava a Hitler e al massacro degli Ebrei. L’equazione ebrei morti uguale a nazismo trionfante è sempre la stessa.

In conclusione, oggi, si è capovolta la ragione. Mettiamoci d’accordo: o gli Ebrei sono fascisti e i Palestinesi di Hamas sono dei democratici liberalsocialisti-, oppure i Palestinesi sono dei nazisti e gli Israeliani i soliti Ebrei da mettere al forno. Mi disturba financo scrivere di queste cose in questi termini.

Purtroppo, questo clamore anti-israeliano ha due gravi pecche d’origine: nessuno si è mosso per protestare contro il massacro degli Ebrei fatto da Hamas nell’eccidio del 14 ottobre 2023. Tutti zitti. Forse studiavano.

Nessuno si è mosso quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Silenzio composto. Un’ambiguità colpevole. Il cirillico è troppo difficile.

Intendiamoci, non voglio difendere Israele. Il massacro dei Palestinesi a Gaza e a Rafah grida vendetta al cospetto di Dio. Netanyahu è riuscito ad isolare Israele e a mettersi contro l’intera Comunità internazionale e perfino contro gli Stati Uniti, suoi tutori. Ma Netanyahu è un pazzo scatenato, non dissimile dal reuccio nordcoreano o dal piccolo Zar moscovita. Tira solo a campare per restare in sella su un fiume di sangue.

Lui vuole la morte di Hamas e Hamas vuole la morte degli Ebrei. Non c’è scampo. La ragione porterebbe a frenarli, ma tutti se ne guardano bene. Troppo complicato, che si scannino fra loro. Però, poi ci sono gli effetti interni, sulle politiche nazionali.

In Italia, ad esempio, l’imbarazzo è grandissimo. Il governo è filo israeliano, l’opposizione, più o meno, filo palestinese. Altrimenti, che opposizione è? I giovani attaccano la polizia e la polizia attacca, contenendoli, i giovani. Nella libertà d’espressione vigente in Italia, però, non si può essere filo israeliani, perché si è fascisti, termine usato e abusato fino alla noia. Povera senatrice Segre! Il mondo si è capovolto!

Poi scopriamo che i Palestinesi sono fascisti perché vogliono ammazzare gli Ebrei.

In questa confusione, grazie a Dio, abbiamo altre distrazioni: la guerricciola abbastanza stantia governo-magistratura, la visita della von der Layen in Italia che non incontra la Meloni, le dichiarazioni (superflue) di Landini, perennemente imbronciato, il caso Toti, il Liguria. Nulla, in realtà, di cui preoccuparsi. Acqua fresca, buona per i giornali.

A parte Gaza, invece, preoccupano l’invio di truppe estoni in Ucraina, il riarmo polacco, l’intento appena velato di Macon d’inviare contingenti francesi a Kiev. Queste sono cose serie, che ci toccano direttamente. Nessuno vuole la guerra, ma tutti ci si stanno preparando. Hanno un bel dire Crosetto e Tajani che nessun soldato italiano andrà in Ucraina, ma se la Nato alla fine fosse coinvolta nel conflitto, tirata invece per i capelli dalle provocazioni russe, anche gli Italiani dovrebbero fare la loro parte.

Il caso Toti è emblematico del malcostume politico esistente, ma perché stupirsi? Da secoli sappiamo che in politica è così: corruzione e affari, compiacenze mafiose e traffici lucrosi. Tutti gli schieramenti politici, governo e opposizione, sembra, sarebbero coinvolti in questo mercato. Altro che gridare a ogni piè sospinto: Dimissioni? E poi? Dimesso Toti abbiamo pulito tutto?

La magistratura avrà un bel lavoro da fare per sbrogliare una matassa che sembra assai complicata. Se dopo quattro anni d’indagini si è arrivati agli arresti ci sarà ben qualcosa di cui preoccuparsi.

La magistratura indaga e il palazzo trema.

 

 

Roma, 14/05/2024

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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