Caiazzo. L’associazione ‘Città Paesaggio’ retta da Nicola Sorbo per il ‘Contratto di Fiume Volturno’
Di seguito il testo di una circostanziata missiva inviata ai vertici provinciali dell’ex sindaco Nicola Sorbo in relazione al “Contratto di Fiume Volturno” dalla quale si evince l’interesse anche per il recupero della ex cava sequestrata e poi dismessa, ma mai bonificata in località Pantaniello:
La legge regionale n. 5/2019 definisce il contratto di fiume come una procedura che mira ad ottenere COMPORTAMENTI VIRTUOSI dei soggetti coinvolti. Tale strumento è finalizzato alla tutela e alla corretta gestione delle risorse idriche, alla valorizzazione dei territori del bacino idrografico o sottobacino di riferimento mediante la riqualificazione ambientale e la rigenerazione socioeconomica, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico e
contribuendo allo sviluppo locale delle aree interessate.
L’Associazione Città Paesaggio ritiene che tali finalità possano essere perseguite anche facendo ricorso alla POTESTA’ REGOLAMENTARE DEGLI ENTI LOCALI, secondo quanto stabilito dall’art. 117 della Costituzione, “in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite”.
In proposito, sarebbe quanto mai necessaria l’adozione di misure finanziarie e di provvedimenti legislativi regionali e nazionali per contrastare il fenomeno della frammentazione fondiaria. Solo attraverso un RIORDINO FONDIARIO sarà possibile alle imprese agricole operare su terreni di dimensioni adeguate, senza incidere negativamente sul paesaggio e sulla biodiversità dei luoghi, sulla storia e sulla qualità di vita delle comunità locali. Una maggiore estensivazione delle produzioni, soprattutto zootecniche, consentirebbe di ottenere anche un maggior assorbimento di carbonio dall’atmosfera e una riduzione dei concimi azotati.
CONTRASTO AL CONSUMO DI SUOLO
I Comuni aderenti al Contratto di fiume, nell’esercizio del GOVERNO DEL TERRITORIO, dovrebbero compiere concrete scelte urbanistiche per un effettivo contrasto del consumo di suolo, in linea con le strategie europee per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 (GREEN DEAL), e con quelle stabilite dalla Regione Campania con il PTR (Piano territoriale regionale) e dalla Provincia di Caserta con il PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale). In proposito, il Piano nazionale per la Transizione ecologica (PTE) – approvato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica l’8 marzo 2022 – ha confermato l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo, fino a un suo azzeramento entro il 2030, per migliorare la sicurezza del territorio e delle comunità più vulnerabili.
Tra l’altro, la copertura dei terreni con manufatti impermeabili impedisce al suolo di esplicare le proprie funzioni naturali, compromettendo anche quelle di regolazione dell’ecosistema e di preservazione della biodiversità.
LIMITAZIONI ALL’USO DI FITOFARMACI IN AGRICOLTURA
Non è più rinviabile, a tutti i livelli istituzionali, l’adozione di una POLITICA DI PREVENZIONE dell’inquinamento dell’acqua, anche alla luce degli obiettivi ambientali della Direttiva 2000/60/CE del 23 ottobre 2000 e del D.L.vo 152/06. Questi obiettivi vanno messi in relazione con le politiche agricole per la riduzione dell’uso dei pesticidi e l’eccessivo apporto di nutrienti, nel quadro della strategia FROM FARM TO FORK messa a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. È una strategia che si inserisce in un contesto dove l’UE già protegge le denominazioni di prodotti specifici per promuoverne le caratteristiche uniche legate all’origine geografica e alle competenze tradizionali (DOP, IGP, STG).
Con tali premesse, l’Associazione Città Paesaggio propone ai Comuni aderenti al Contratto di Fiume di adottare una disciplina più restrittiva sull’uso di prodotti fitosanitari chimico-sintetici in agricoltura, promuovendo metodi alternativi di fitoprotezione, di contenimento delle specie nocive e di gestione delle colture.
ESERCIZIO DELLA DELEGA REGIONALE AI COMUNI PER LE AUTORIZZAZIONI ALLO SCARICO DI REFLUI DOMESTICI O ASSIMILATI IN ASSENZA DI PUBBLICA FOGNATURA
La crescente antropizzazione delle aree rurali ha determinato un incontrollato smaltimento dei reflui domestici.
Secondo quanto previsto dall’art. 124, comma 1, del D.Lgs 152/06, tutti gli scarichi di acque reflue domestiche e di acque reflue assimilabili a domestiche che non recapitano in pubblica fognatura devono essere autorizzati.
Si tratta di una AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE, diversa da qualsiasi autorizzazione di natura edilizia, come la concessione edilizia o il permesso di costruire.
L’art. 1, comma 250, della legge regionale 15 marzo 2011 n. 4, stabilisce che le domande di autorizzazione siano presentate ai Comuni, ma molti di essi non hanno ancora adottato adeguati provvedimenti regolamentari o deliberativi per un effettivo esercizio delle funzioni di cui al D.Lgs. n. 152/06.
L’Associazione Città Paesaggio sollecita i Comuni inadempienti a dotarsi con urgenza di appositi regolamenti per lo svolgimento delle funzioni delegate.
In proposito, propone che sia anche svolta un’adeguata CAMPAGNA DI INFORMAZIONE rivolta ai cittadini, oltre a corsi di aggiornamento ai dipendenti degli enti locali sulla legislazione ambientale e, più in generale, sulla tutela dell’ambiente, per esercitare al meglio le funzioni di CONSULENZA e CONTROLLO.
Proprio riguardo a quest’ultima funzione, la materia impone che la polizia municipale e quella provinciale acquisiscano adeguate competenze, considerato che “i compiti di polizia ambientale non sono assegnati ad un corpo specifico, bensì attribuiti a tutti coloro che svolgono funzioni di polizia giudiziaria (P.G.) ed a coloro che svolgono compiti amministrativi di vigilanza e controllo”. Questo vale per i controlli relativi a tutte le tipologie di reflui, rifiuti solidi, tossici e nocivi, alla UTILIZZAZIONE AGRONOMICA DEGLI EFFLUENTI DI ALLEVAMENTO e al rispetto di disposizioni più restrittive eventualmente stabilite dai regolamenti comunali di igiene e sanità e di polizia rurale.
UN PROTOCOLLO D’INTESA CON L’ARMA DEI CARABINIERI
Per lo svolgimento delle attività di tutela ambientale e di controllo del territorio, quest’Associazione propone che l’Amministrazione Provinciale di Caserta e i Comuni aderenti al Contratto di Fiume si facciano promotori di un protocollo d’intesa con l’Arma dei Carabinieri; in particolare, con il Comando TUTELA AMBIENTALE E TRANSIZIONE ECOLOGICA e con il Comando TUTELA FORESTALE E PARCHI.
Alla stregua di quanto già avvenuto con altri accordi (v. Provincia di Treviso-N.O.E.), con il protocollo d’intesa le suddette Istituzioni dovrebbero “cercare tutte le possibili forme di collaborazione per migliorare la gestione ed il controllo delle attività connesse alla tutela ambientale, anche per CONTRASTARE L’ATTIVITA’ DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA”. Il Protocollo dovrebbe, inoltre, “prevedere una costante attività di formazione e aggiornamento del personale sulla normativa ambientale e, soprattutto, la costituzione di un apposito nucleo di coordinamento, al fine di assicurare, ove necessario e concordato, la disponibilità del personale tecnico e di vigilanza della Provincia per azioni comuni di controllo”.
TUTELA DEGLI ELEMENTI COSTITUTIVI DEL PAESAGGIO RURALE E MIGLIORAMENTO DELLA REGIMAZIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI DI RUSCELLAMENTO
Relativamente alla Direttiva 2007/60/CE sulla valutazione e gestione dei rischi di alluvioni, l’Associazione Città Paesaggio ritiene che grande attenzione vada prestata agli interventi di PREVENZIONE.
Tra i fenomeni che caratterizzano il rischio idrogeologico hanno grande rilievo le erosioni e le frane derivate dall’azione esercitata dalle acque dilavanti in superficie, soprattutto in concomitanza con eventi piovosi straordinari. L’erosione del suolo provocata lungo i versanti è strettamente connessa alla quantità di acqua di ruscellamento, alla velocità di deflusso e alla mancanza di una corretta sistemazione idraulico-agraria.
La tutela dell’incolumità pubblica impone un più severo controllo sulle attività che maggiormente influiscono sulle trasformazioni dell’ambiente fisico, sia per quanto riguarda le opere di urbanizzazione che gli interventi in agricoltura. A tal fine, si propone un adeguato sistema normativo e di controllo da parte degli enti locali, per evitare l’accentuarsi di fenomeni di dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alla raccolta, canalizzazione e smaltimento delle acque di ruscellamento superficiali.
L’Associazione Città Paesaggio chiede, inoltre, che nei regolamenti edilizi e di polizia rurale siano considerati INVARIANTI DEL SISTEMA AMBIENTALE gli scoli consortili, i capifosso, i fossi di importanza ambientale, gli alberi secolari, i filari alberati, le alberature isolate di primaria importanza e la vegetazione ripariale principale.
ALCUNE PROPOSTE PER IL PIANO DI INTERVENTI
BONIFICA E RECUPERO DELLE AREE DI CAVA SUL VOLTURNO loc. PANTANIELLO DI CAIAZZO
L’area, a ridosso dell’alveo del Volturno, è stata oggetto di attività estrattiva di sabbia fino alla seconda metà degli anni ’90, quando fu in parte sequestrata a seguito di uno sversamento abusivo di loppe di altoforno.
L’Associazione Città Paesaggio propone un piano di bonifica e recupero ambientale, per destinare l’area a oasi naturale e/o, compatibilmente con i vincoli comunitari e nazionali, a verde attrezzato per attività ricreative e sportive sull’acqua.
L’area rientra in un’ampia fascia golenale che, ai sensi della legge n. 37/1994 pare appartenga al demanio pubblico in quanto alveo abbandonato, è stata riconosciuta come Sito di Importanza Comunitaria (Fiumi Volturno e Calore beneventano – IT_8010027 – individuato dalla Direttiva Habitat 92/43/C.E.E.). Successivamente, con decreto del Ministero dell’Ambiente del 21.05.2019, il sito è stato dichiarato ZONA SPECIALE DI CONSERVAZIONE (ZSC), in cui “sono applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle popolazioni delle specie per cui il sito è designato”.
L’area interessata è vicina all’Oasi di protezione Salicelle – S. Vito – Lagnone, gestita dalla LIPU, e ad altre aree di cava in loc. Marrochelle (Castel Campagnano) – anch’esse da recuperare – con le quali è possibile immaginare un collegamento sentieristico, aprendo al pubblico la viabilità interpoderale esistente.
ISTITUZIONE DI UN’AREA PROTETTA PER IL RIO TELLA E PER IL MONTE GRANDE
Comuni di Dragoni, Liberi, Castel di Sasso, Piana di Monte Verna, Caiazzo, Alvignano
Il rio Tella nasce a Maiorano di Monte (Dragoni), nei pressi di un antico nucleo agricolo-pastorale, per sfociare nel Volturno ad Alvignano. Attraversa un territorio in parte boschivo, costellato di antichi nuclei agricolo-pastorali come Vallata (Castel di Sasso), Villa S. Croce (Piana di Monte Verna) e Marcianofreddo (Alvignano). Lungo il suo percorso, di circa 20 km, sono presenti interessanti testimonianze di architettura rurale, come ponti, muri a secco, abbeveratoi, masserie e mulini ad acqua. Proprio a Caiazzo, dove il rio Tella riceve le acque della Fontana Murata, sono presenti due mulini ad acqua, uno dei quali risulta restaurato. Un terzo mulino ad acqua, anch’esso restaurato e inserito all’interno di un complesso agrituristico, si trova ad Alvignano, in
loc. S. Giacomo. Alla confluenza con il Volturno è il bosco di Selvapiana, un demanio civico di circa 100 ha., caratterizzato da interessanti specie vegetali.
In questo contesto paesaggistico è il Monte Grande, già reale caccia borbonica, la cui formazione geologica risale al periodo cretacico. Circondato da banchi di tufo grigio e di arenarie, nelle sue rocce è possibile osservare fossili di organismi marini. La sua vegetazione è costituita in gran parte da macchia mediterranea dove, scendendo verso il basso, l’oleastro cede il passo all’olivo domestico della varietà “caiazzana”. Sul Monte Grande si trova anche un’antica cava di pietra calcare, da cui fu estratto il materiale per la costruzione di alcune fontane nel parco della Reggia di Caserta.
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