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Attualità






GENOVA PER LORO

Corruzione in Liguria, gli interrogatori inguaiano Toti. Cavo: “Per i voti chiesero lavoro”

CORRUZIONE E FINANZIAMENTI – La deputata: “I fratelli Testa (indagati per mafia) mi offrirono supporto in cambio di posti e io dissi a Cozzani: non li incontro”

DI MARCO GRASSO 
15 MAGGIO 2024

Alla candidata su cui sarebbero confluiti parte dei voti in odore di mafia, non piacevano quei personaggi che secondo i pm manovravano i voti della comunità siciliana di Certosa, consensi che sarebbero stati inquinati da personaggi vicini al clan Cammarata di Riesi. Ilaria Cavo, parlamentare eletta nel partito di Giovanni Toti sentita due giorni fa come testimone (non è indagata), racconta di aver espresso i suoi dubbi a Matteo Cozzani, il capo di gabinetto del governatore: “Conobbi i fratelli Testa in un ristorante di Bergamo nel 2020 – è la sintesi di quanto spiegato ai magistrati – mi offrirono supporto in cambio di posti di lavoro, ma non mi piacevano i loro modi, per questo dissi a Cozzani che non li avrei incontrati”. Cavo, che prima di entrare in politica è stata una nota giornalista televisiva, riferisce sostanzialmente di aver percepito in quegli interlocutori un modo di agire ai limiti della corruzione e che per questo si era tenuta alla larga dalle cene elettorali che hanno portato a indagare Cozzani per corruzione elettorale con l’aggravante mafiosa (Toti è indagato per lo stesso reato, ma senza l’aggravante).

È la seconda testimonianza, in pochi giorni, che rischia di complicare la posizione di Toti e degli indagati dell’inchiesta genovese. I primi tra gli indagati a parlare sono stati gli imprenditori Roberto Spinelli e il padre Aldo. Il primo ha descritto un contesto in cui i politici avrebbero “tirato per la giacchetta”. Aldo Spinelli ha parlato invece di “pressioni” per avere aiuti economici e promesse fatte dal governatore.

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Sul filone dei presunti voti mafiosi è stata aperta nel frattempo un’indagine anche per la fuga di notizie, che allunga l’ombra di una talpa nelle indagini. Sono due i consiglieri regionali indagati per corruzione elettorale: Antonio Cianci e Stefano Anzalone, che avrebbe pagato il soggiorno genovese dei procacciatori di voti, Italo Maurizio e Arturo Angelo Testa, siciliani residenti a Bergamo, sentiti ieri dai pm. I due fratelli, dirigenti di Forza Italia, hanno respinto ogni accusa. Italo Testa ha depositato anche una lettera di ringraziamento alla comunità riesina di Certosa firmata dall’ex sindaca di centrosinistra genovese Marta Vincenzi. Un documento depositato per dimostrare che la comunità riesina era corteggiata un po’ da tutte le forze politiche. Vincenzi ha replicato stupefatta: “Provo pena per queste persone, un conto è ringraziare, un altro prendere soldi”. Sempre ieri sono stati sentiti il sindacalista Venanzio Maurici (indagato per la corruzione elettorale con finalità mafiosa) e Rino Canavese, sentito invece in qualità di testimone: Canavese è stato l’unico membro del comitato portuale a votare contro il rinnovo trentennale del terminal Rinfuse concesso a Spinelli, vicenda su cui i pm contestano a Toti il reato di corruzione.

Sono queste le principali novità giudiziarie che emergono dall’inchiesta della Procura di Genova, in una giornata dominata soprattutto dalla politica. Ieri si è svolto infatti il primo consiglio regionale senza Toti, agli arresti domiciliari, e per questo sospeso per effetto della legge Severino. L’opposizione ne ha chiesto le dimissioni, mentre la maggioranza si è arroccata a difesa del governatore. Con varie sfumature: dal garantismo assoluto dei membri di Cambiamo e della Lega, a una difesa apparsa decisamente più tiepida di Fratelli d’Italia, che fra le righe rimanda ogni decisione all’interrogatorio del presidente della Regione (fissato tra un paio di settimane). L’impressione, tuttavia, è che la tenuta politica della maggioranza non possa tenere a oltranza, con il rischio di tenere in ostaggio il consiglio regionale ligure, in balia di uno stillicidio di sviluppi giudiziari e mediatici quotidiani. La giunta è in questo momento nelle mani del vicepresidente leghista Alessandro Piana: “L’attività della Regione proseguirà”, ha assicurato. Questa legislatura è finita – ha dichiarato invece Ferruccio Sansa, consigliere e capolista dell’opposizione alle ultime elezioni – È crollato un sistema di potere, c’è stato un furto di democrazia”. “L’unica strada sono le dimissioni – ha commentato Luca Garibaldi, del Pd – in questa situazione la giunta è impossibilitata a operare”.

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FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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