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Regione Liguria. L’altra mazzetta sulle discariche: altri 195 mila euro per il presidente Toti?

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L’altra mazzetta sulle discariche: 195 mila euro al presidente Toti.

L’INCHIESTA SECONDO FILONE

Si indaga anche sulle donazioni di Pietro Colucci, il ras dei rifiuti che ha ottenuto l’ampliamento di due siti

L’imprenditore Aldo Spinelli non è l’unico tra i finanziatori di Giovanni Toti a essere indagato per corruzione. Dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, che martedì ha portato all’arresto del governatore ligure, emerge una seconda indagine per tangenti. Riguarda le donazioni erogate dal ras dei rifiuti Pietro Colucci, patron del gruppo Waste, che dalla Regione Liguria guidata da Toti ha ottenuto l’ampliamento delle due discariche che gestisce in provincia di Savona, i siti di Bossarino e Boscaccio. I finanziamenti, avvenuti fra il 2016 e il 2020, ammontano in tutto a 195 mila euro, usciti dalle casse di varie società del gruppo in modo che secondo la Procura di Genova sarebbe in violazione della legge sul finanziamento ai partiti, perché “mai iscritti a bilancio”, né “deliberati dagli organi sociali”. Di più: “la concordanza temporale” fra i flussi di denaro e “le attività” dell’imprenditore hanno spinto gli inquirenti a indagare per corruzione sia Colucci che Toti. Le indagini non hanno trovato tuttavia ulteriori riscontri di un rapporto di do ut des tra soldi e decisioni dell’amministrazione ligure, e questo è il motivo per cui la vicenda non è entrata nella richiesta di misure cautelari presentata dai pm genovesi lo scorso dicembre. Colucci è anche indagato in un’altra indagine della Procura di Savona, che ipotizza nei suoi confronti il reato di traffico abusivo di rifiuti.

“Parliamone a voce”. Nei giorni scorsi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e altri esponenti del governo hanno stigmatizzato la richiesta di misure emessa dal tribunale di Genova, contestandone la mancanza di attualità, l’eccessiva durezza o il fatto che avrebbe colpito indiscriminatamente donatori che erano stati regolarmente registrati. L’esclusione dell’affaire Colucci sembra però suggerire il contrario: nonostante le donazioni di Colucci siano il doppio di quelle di Spinelli, non hanno portato a richiedere misure, perché il quadro probatorio non è stato ritenuto abbastanza solido.

Nell’ordinanza del tribunale, tuttavia, emerge un’intercettazione di interesse investigativo, fra Toti e il suo braccio destro Matteo Cozzani, arrestato per corruzione e corruzione elettorale, nel filone sul voto infiltrato da esponenti del mandamento mafioso del clan Cammarata di Riesi. È il 10 marzo del 2021 e il governatore “fa esplicitamente riferimento alla necessità di parlare a voce con tale Colucci” della “roba delle discariche”: “Digli che se li convoco io qua lunedì, martedì sera sono a cena, Ripamonti, Vaccarezza (Angelo, consigliere regionale), Olivieri (Pierangelo, presidente della provincia di Savona, ndr), che la chiudiamo su tutt…”. Cozzani: “Certo, va benissimo”. Ancora Toti: “Su tutta la situazione, così mettiamo in fila l’Ato idrico, la cosa, anche perché poi ci si infila anche la roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce…”.

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Il Colucci a cui si fa riferimento, annota la Guardia di Finanza, “è inequivocabilmente Pietro Colucci”, imprenditore napoletano alla guida di un gruppo basato in Lussemburgo, che gestisce in quel momento le discariche del savonese. La prima, quella di Bossarino, aveva appena incassato un ampliamento; la seconda, Boscaccio, sito che ospita rifiuti pericolosi, era in attesa di un raddoppio dei volumi, che poi otterrà. Nel mentre, varie società del gruppo avevano sostenuto “illecitamente” il Comitato Change e il Comitato Giovanni Toti presidente, destando anche l’attenzione dell’antiriciclaggio di Bankitalia.

“Tale intercettazione – scrivono gli inquirenti – oltre a provare l’attualità del rapporto tra l’attività imprenditoriale di Colucci e la Regione Liguria, dimostrava il ruolo attivo e concreto del presidente della Regione nelle specifiche vicende ambientali riguardanti le discariche gestite da Colucci.

Particolarmente significativo è il fatto che Toti volesse parlare con (o di) Colucci della vicenda delle discariche in modo riservato (de visu e non semplicemente telefonica), circostanza che lasciava intendere la volontà di rendere “sicura” la conversazione e che, al contempo, confermava anche l’esistenza di un rapporto “privilegiato” tra l’imprenditore (e la sua attività) e il governatore”.

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(Di Marco Grasso  Fonti: Fatto Quotidiano – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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