La bellezza del comunicare

Anche la nostra Chiesa locale, entro il 30 aprile come previsto, ha inviato al Comitato nazionale del cammino sinodale in Italia la sintesi delle riflessioni e proposte emerse nella fase sapienziale diocesana, sulla scorta degli orientamenti e interrogativi indicati dal vescovo. Un ulteriore passo che condurrà poi alle due Assemblee sinodali nazionali: una nel novembre di quest’anno per delineare lo “Strumento di lavoro” e una in aprile del 2025 per stendere le “Propositiones” che, dopo il passaggio all’assemblea dei vescovi di maggio, ritorneranno alle nostre Chiese locali per la fase successiva, quella della “ricezione”. Un itinerario, che, intersecandosi con lo svolgimento del cammino della Chiesa universale, può apparire forse un po’ macchinoso, ma che corrisponde all’intenzione di un’ampia consultazione di base perché, con la guida dello Spirito, la Chiesa possa rispondere alle domande dell’uomo e della società di oggi. Impegno questo che perdura da sempre, ma che ha continuo bisogno di rinnovamento. In questo mese abbiamo l’occasione di approfondire questa esigenza missionaria sotto il punto di vista della “comunicazione”, elemento fondamentale perché il messaggio del Vangelo si chiarisca e si propaghi nella complessa contemporaneità. La Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebra in questa domenica, coglie, ad esempio, la sfida urgente che ci viene dalla diffusione dell’Intelligenza artificiale. Il papa, nel suo messaggio, riprendendo il tema lanciato per la Giornata della pace 2024, sottolinea il rischio di diventare “cibo per gli algoritmi” e la possibilità invece di “nutrire di libertà il proprio cuore”. Quello che Francesco propone a noi e a tutti è l’impegno a creare una “comunicazione pienamente umana” affidandoci alla “sapienza del cuore”, come recita già il titolo del suo messaggio. In un’epoca “che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità” è indispensabile “ripartire dal cuore umano” che ci aiuta a “leggere e interpretare la novità del nostro tempo” riuscendo a “tessere insieme il tutto e le parti, le decisioni e le loro conseguenze, le altezze e le fragilità, il passato e il futuro, l’io e il noi”. La serie di interrogativi, inquietanti e insieme stimolanti, che il papa avanza nella parte finale del testo a proposito dello sviluppo dell’IA deve diventare pungolo e ispirazione non solo per gli “addetti”, ma per tutti, singoli e comunità, ai vari livelli. Una modalità significativa di “comunicazione”, che vuole aprirsi a tutti, è senza dubbio quella che vivremo in questa settimana in diocesi nello svolgimento del “Festival Biblico”, che ha voluto celebrare il suo ventennale puntando proprio sulla parola centrale del messaggio biblico ed evangelico: quell’amore (“agape”) che si identifica con Dio stesso e che si diffonde attraverso il suo Spirito nel cuore di ogni uomo e donna di ogni tempo. E’ la chiave di volta di ogni discorso veramente “umano” perché è insieme “divino” nella sua ampiezza e intensità. Anche questa è concretamente un’occasione e un’esperienza che allarga il nostro orizzonte ad altre Chiese e ad altre comunità, sociali e civili, proprio come ci spinge a fare la dimensione della sinodalità, vissuta ad intra e ad extra in costante dialogo nella Chiesa e nel mondo. Le numerose iniziative già avviate da fine aprile nel vasto programma del Festival, partito da Catania, Genova, Alba, e che in questo mese si articolano in particolare nel Veneto, hanno per noi il culmine nel prossimo fine settimana a Chioggia-Sottomarina con la novità, rispetto all’edizione precedente, di un prologo giovedì in Polesine (a Porto Viro). Riflessioni bibliche e antropologiche, testimonianze, mostre, feste, spettacoli, incontri conviviali: un insieme di idee e proposte pensato e realizzato a più voci, che intende comunicare un messaggio di “amore”, di condivisione e di pace, di cui sentiamo tutti un grande bisogno e che tutti, a nostro modo e nel nostro ruolo, siamo impegnati a diffondere, lasciandoci guidare da un’autentica “sapienza del cuore”.

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