In sala l’action brillante “The Fall Guy”, lo stiloso “Challengers” e l’animazione pop “Garfield”
Rom-com avventurosa, adrenalina seducente e lampi di risate puntellate da tenerezza: un mix di generi e sfumature narrative che ruotano attorno ad alcuni titoli protagonisti in sala. Anzitutto l’action brillante “The Fall Guy” diretto da David Leitch con Ryan Gosling e Emily Blunt: prendendo le mosse da una serie anni ’80 il film rende omaggio al cinema hollywoodiano d’azione e al grande contributo degli stuntman, tra le cui fila si è formato proprio il regista Leitch. Vorticoso, fracassone, ma non banale, “The Fall Guy” diverte e regala evasione. Ancora, mette a segno un “ace” – una prima di servizio – il regista Luca Guadagnino con “Challengers”, elegante e adrenalinico parallelismo tra tennis e dinamiche amorose. Protagonisti tre divi sulla cresta dell’onda: Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist. Da sottolineare, oltre alla regia incisiva di Guadagnino (è il vero cuore del film) le musiche di Trent Reznor e Atticus Ross. Infine, conquista per la comicità a misura di bambino e sguardi di dolcezza il cartoon “Garfield. Una missione gustosa” di Mark Dindal (“Le follie dell’imperatore”): il celebre gatto pop disegnato all’alba degli anni ’80 da Jim Davis torna protagonista con una storia avventurosa e tenera, che punta tutto su amicizia e legame padre-figlio. Per famiglie. Il punto Cnvf-Sir.“The Fall Guy” (Cinema, 01.05)
Targato Universal Pictures, è nei cinema italiani dal 1° maggio l’action comedy “The Fall Guy”, viaggio adrenalinico nel mondo degli Studios accanto agli stuntman, coraggiose e spericolate controfigure che realizzano le imprese impossibili al posto dei divi hollywoodiani. A dirigerlo è David Leitch, ex stuntman – tra i vari lavori è stato la controfigura di Brad Pitt – diventato un regista campione di botteghino con “Atomica Bionda” (2017), “Deadpool 2” (2018) e “Bullet Train” (2022). Protagonisti Ryan Gosling, Emily Blunt, Hannah Waddingham, Aaron Taylor-Johnson, Stephanie Hsu e Winston Duke. Ispirato al soggetto della serie “Professione pericolo. The Fall Guy” (1981-86), il film è scritto da Drew Pearce.
La storia. Stati Uniti, oggi. Colt Seavers è uno stuntman molto popolare e richiesto sui set di film d’azione, noto per essere la controfigura del divo Tom Ryder. Sul set si è innamorato dell’aiuto-regista Jody Moreno. Un incidente, però, lo mette fuori gioco per più di un anno e così rinuncia a tutto, amore compreso. Un giorno riceve la chiamata della producer Gail Meyer, che lo rivuole al lavoro: la sua ex Jody è alle prese con l’esordio alla regia di un action ad alto budget e il protagonista, sempre Tom Ryder, è scomparso…
“Le commedie d’azione – indica il regista – e film drammatici come ‘Arma letale’ e ‘Die Hard’ hanno avuto un impatto duraturo su di me. Desideravo far parte della magia del dietro le quinte. Avevo esperienza nelle arti marziali, che aggiunti al tempismo, alla disciplina e alla tenacia mi hanno aperto le porte del reparto stunt. Quando [poi] ho visto David Fincher lavorare, sono rimasto affascinato dal processo di realizzazione dei film. Mentre continuavo la mia carriera da stuntman, ho iniziato parallelamente il mio percorso cinematografico”. Le parole di Leitch lasciano intuire molto del background e del taglio di “The Fall Guy”, una action comedy con inserti da rom-com. L’impianto narrativo non è di certo sorprendente, anzi, ma a conquistare sono sia la riflessione di fondo sul lavoro degli stuntman, di quello che accade su un grande set, sia le diffuse citazioni a cult del genere. A conferire ulteriore appeal è il cast, su tutti Ryan Gosling, che brilla in una performance che coniuga azione, ironia e note comiche ritrovate di recente anche in “Barbie” (2023). “The Fall Guy” è un divertissement leggero, simpatico, con una coinvolgente colonna sonora (su tutti il brano dei Kiss “I Was Made for Lovin’ You”) perfetto soprattutto per un pubblico in cerca di evasione. Consigliabile, brillante-semplice.
“Challengers” (Cinema, 24.04)
Game, Set, Match per il regista Luca Guadagnino: una scommessa vinta il suo ultimo film “Challengers”, targato Amazon MGM e distribuito da Warner Bros. Il film era stato scelto da Alberto Barbera per inaugurare l’80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2023), ma gli scioperi a Hollywood e l’assenza delle star sul tappeto rosso del Lido hanno fatto slittare tutto alla primavera 2024. A imprimere forte traino verso l’opera è proprio il cast, a cominciare dalla giovane diva a stelle e strisce Zendaya – qui anche produttrice insieme allo stesso Guadagnino e a Lorenzo Mieli –, reduce dal successo di “Dune. Parte due”; accanto a lei il britannico Josh O’Connor, intenso principe Carlo in “The Crown” ma soprattutto il malinconico Arthur de “La Chimera” (2023), e Mike Faist, visto in “West Side Story” (2021).
La storia. Stati Uniti, l’ex promessa del tennis Tashi Duncan, dopo un incidente, è diventata l’allenatrice del campione Art Donaldson, suo marito. I due si sono conosciuti durante i tornei giovanili, da adolescenti, legati a un’amicizia a doppio filo con il collega Patrick Zweig. Negli anni Art è diventato un fuoriclasse, maturando però anche un’insofferenza verso la racchetta, Patrick è invece rimasto spiaggiato in una carriera mai del tutto decollata. Un torneo minore, un “challenger”, nello Stato di New York li porterà di nuovo tutti e tre a confrontarsi e a riaprire il cassetto dei ricordi e irrisolti…
Guadagnino si è sempre distinto per una linea di regia elegante, ricercata, di respiro internazionale. Dopo i primi successi tra cui “Io sono l’amore” (2009), il grande salto verso Hollywood è arrivato con “Call Me by Your Name” (2017), “Suspiria” (2018) e “Bones and All” (2022). Con “Challengers” il regista palermitano conferma stile eclettico e carica di innovazione, misurandosi con un copione – firmato da Justin Kuritzkes – che si muove in parallelo tra tennis e relazioni sul confine tra amicizia e amore. E se a ben vedere il triangolo amoroso tra le tre promesse sportive Tashi, Art e Patrick risulta poco di originale e coinvolgente, a convincere senza esitazione è lo stile dell’autore: il film si gioca tutto nella regia di Guadagnino, nel modo in cui alterna adrenalinici game sul campo da tennis e un agonismo sfrenato nelle praterie del sentimento. Una competizione serrata che risulta ancor più magnetica per il montaggio di Marco Costa e le musiche vibranti del duo Trent Reznor e Atticus Ross. Un film che seduce per la componente visiva, la regia acuta e gli attori scintillanti. Complesso, problematico, per dibattiti.
“Garfield. Una missione gustosa” (Cinema, 01.05)
Ritorna finalmente al cinema, con Columbia Pictures e Sony, il gatto più pop degli ultimi quattro decenni: parliamo dell’animazione “Garfield. Una missione gustosa” diretto da Mark Dindal, regista de “Le follie dell’imperatore” (2000) e “Chicken Little” (2005), su copione di David Reynolds, sceneggiatore di “Alla ricerca di Nemo” (2003). Il film è incentrato su una nuova avventura del felino goloso e pigro uscito dalla matita dello statunitense Jim Davis nel 1978.
La storia. Garfield vive sereno, ultra-coccolato, insieme al cucciolo di cane Odie e al padrone Jon. Abbandonato dal padre Vic, sono loro la sua famiglia. Un giorno lui e Odie vengono rapiti da una banda capeggiata dall’agguerrita gatta Jinx: lei vuole vendicarsi del padre di Garfield, che l’ha portata in passato dietro le sbarre di un canile…
La voce originale di Garfield è dell’attore Chris Pratt, in Italia è quella doppiatore Maurizio Merluzzo. L’animazione aggancia subito per l’andamento brioso, colorato, impreziosito da battute e trovate comiche ben ponderate. A questo si aggiungono numerose citazioni che spaziano dai classici hollywoodiani del noir ad action come “Top Gun: Maverick”. Oltre la cornice della risata, però, il film schiude interessanti sguardi di senso: il cartoon mette a tema il rapporto padre-figlio, esplorando la dimensione del dialogo, dell’ascolto e del perdono. Garfield è “orfano” di padre, o meglio crede di esserlo, in verità comprende che l’amore, anche quando è silenzioso e distante, non smette di essere amore. Pertanto, al di là della confezione comico-patinata, l’animazione “Garfield. Una missione gustosa” presenta un’anima delicata e profonda, da non sottovalutare. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
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