Cammino sinodale. Cei, due assemblee definiranno il volto della Chiesa per annunciare il Vangelo
Due assemblee sinodali si inseriscono come snodi fondamentali del cammino della Chiesa italiana. Il Consiglio episcopale permanente che si è svolto nel marzo scorso ha approvato “un passaggio molto importante e molto dedicato del cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia”. E questo lo ha esplicitato innanzitutto approvando le date dei due appuntamenti. La prima avverrà dal 15 al 17 novembre 2024, la seconda dal trenta marzo al quattro aprile del 2025. “Queste due assemblee sinodali vanno a codificare quello che è stato un percorso che è partito ormai nel 2021 con un biennio di ascolto con questo anno che stiamo vivendo del discernimento per cui c’è un processo che è in divenire – spiega il segretario del comitato, mons. Valentino Bulgarelli -. Il tutto però ribadisce l’importanza, la centralità per i vescovi italiani delle Chiese locali. Il loro protagonismo è quello che ha generato dalla fase di ascolto alcune attenzioni che sono state poi portate sempre a livello di Chiese locali e di discernimento su alcune possibili scelte. Quindi noi ci stiamo avviando verso la celebrazione di queste due assemblee”.
Definiti anche i partecipanti. Faranno parte dell’assemblea del Cammino sinodale i membri della Cei, i referenti diocesani e i componenti del comitato. Il numero dei deferenti diocesani per ogni diocesi andrà da un minimo di due ad un massimo di cinque, in proporzione al numero di abitanti della diocesi stessa, secondo quanto stabilito dalla presidenza della Cei. Sono invitati anche tutti i direttori degli uffici e servizi della Segreteria generale della Cei.
Come avverrà il lavoro?
In questo momento siamo proiettati a ricevere, come comitato del Cammino sinodale, che è quell’organismo voluto dai vescovi italiani per servire l’esperienza dello stesso Cammino, le proposte che arriveranno dalle Chiese locali, su quelli che sono i cinque temi che sono stati portati all’attenzione di questa stagione, di questa fase del discernimento: la missione in stile di prossimità; il linguaggio e la comunicazione, quindi legata anche, connessa con la cultura; il terzo macro-tema è la formazione, il quarto la corresponsabilità, la quinta le strutture. Quindi, siamo in attesa di ricevere dalle Chiese locali i loro lavori proprio per raccogliere queste proposte. Proposte che saranno lavorate dal comitato in modo da poterle presentare alla presidenza della Conferenza episcopale italiana che le porterà nell’assemblea generale del prossimo maggio.
Da lì cosa dovrebbe uscire?
Dovrebbero uscire delle indicazioni per costruire i ‘lineamenta’, quindi uno strumento che servirà alla prima assemblea sinodale per fare il punto per capire meglio quali sono gli orientamenti, gli orizzonti da praticare. Da questo lavoro della prima assemblea sinodale il comitato elaborerà uno strumento di lavoro che sarà riconsegnato alle Chiese locali, nei mesi da gennaio a febbraio, in modo che poi le delegazioni delle Chiese locali possano efficacemente lavorare in questa seconda assemblea sinodale.
Quindi siamo in uno snodo molto importante proprio per tentare di prendere decisioni, orientamenti per il futuro.
Qual è il leitmotiv di questo lavoro?
Il grande tema è il tentativo di capire quale volto deve darsi la Chiesa oggi per annunciare il Vangelo. Sempre di più pare che si configuri meglio questo grande orizzonte: ribadire che il fine è la missione forte della Chiesa, così come sottolinea anche Papa Francesco. Occorre andare a cogliere quegli strumenti che permettano alla Chiesa di rilanciare, consolidare questa azione di annuncio.
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