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Trasformismo: l’Italia è campione d’Europa

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CASTA GIREVOLE

Trasformismo: l’Italia è campione d’Europa

BEN 29 CAMBI DI CASACCA – Caso unico in Ue. Ha mutato partito il 40% dei 76 eletti nel 2019. Seconda è la Francia con appena 7. Il M5S è la forza più falcidiata: da 14 a 5 seggi Calenda è il big voltagabbana

DI LORENZO GIARELLI 

19 APRILE 2024

Dei 76 eletti italiani al Parlamento europeo nel 2019, solo 37 stanno per completare il proprio mandato nello stesso partito con il quale erano stati eletti. Tutti gli altri – lasciando stare il povero David Sassoli, che nulla c’entra con queste statistiche – nel frattempo si sono candidati altrove e hanno mollato Bruxelles, oppure sono rimasti ma cambiando casacca, perpetuando una pessima tradizione italiana di trasformismo che è un unicuum in Europa.

Considerando anche i subentri, questa legislatura ha visto ben 29 europarlamentari italiani migrare verso un altro partito. Tarati su 76 seggi (anche se poi gli onorevoli sono stati di più), fanno circa il 40 per cento, un’enormità in confronto alla Francia (7 cambi), alla Germania (5) o alla Spagna (3), per limitarci ai Paesi più grandi (in percentuale la Grecia ci “copia” con 8 su 20, ma in numeri assoluti siamo inarrivabili).

Il valore politico di questi numeri è presto detto, visto che ci avviciniamo alle elezioni e si parla tanto di liste e candidature: bastano pochi anni perché si perda quasi del tutto la corrispondenza tra il voto dato dagli italiani e la composizione della nostra delegazione al Parlamento Ue. Il fenomeno è discusso da tempo quando riguarda i cambi di casacca alla Camera e al Senato, dove però è più facile aspettarsi che le dinamiche di una Repubblica parlamentare – con governi che cambiano di continuo – agevolino il lavorio di voltagabbana e “responsabili” vari. In Ue la governance è completamente diversa, eppure gli italiani esportano le stesse abitudini dei Palazzi romani.

M5S stillicidio di addii
La forza politica più martoriata dalle fughe è il Movimento 5 Stelle, partito con 14 eletti e arrivato a fine legislatura con soli 5 eurodeputati (sarebbero stati 4, ma a Eleonora Evi, eletta al Parlamento italiano dopo essere passata ai Verdi, è succeduta Mariangela Danzì, tuttora nel Movimento). Oltre alla Evi, dai 5Stelle se ne sono andati Dino Giarrusso, avvicinatosi al Pd ma ancora senza dimora politica, Fabio Massimo Castaldo, ormai calendiano convinto in Azione, Ignazio Corrao (entrato nel gruppo dei Verdi), Piernicola Pedicini (che oggi sostiene la lista di Michele Santoro), Daniela Rondinelli (prima con Luigi Di Maio in Insieme per il futuro e ora nel Pd), Chiara Gemma (anche lei dimaiana, ma finita poi in Fratelli d’Italia), Rosa D’Amato, altra onorevole attratta dai Verdi, Marco Zullo, passato coi centristi di Renew e infine Isabella Adinolfi, sedotta da Forza Italia. Uno stillicidio.

Lega il crollo dal 34%
Non è andata benissimo neanche alla Lega, che negli anni ha buttato via quel 34 per cento preso alle Europee 2019 e ha visto andarsene una folta pattuglia di eletti. Tra gli addii più rumorosi c’è stato quello di Vincenzo Sofo: milanese con origini calabresi, animatore del think tank “Il Talebano”, fu tra gli artefici della trasformazione della Lega in un partito nazionale e aiutò Matteo Salvini nella crescita al Sud. Da tre anni è volato in FdI. Nel partito di Giorgia Meloni, Sofo ha ritrovato una vecchia conoscenza del Carroccio come Elisabetta De Blasis, vera acrobata del centrodestra: nel 2019 era nella Lega, nel 2020 è passata in FdI, nel 2022 è transitata in Forza Italia per qualche mese, poi è tornata nella Lega e infine, nel 2023, di nuovo in FdI.

Parecchi leghisti hanno invece preferito FI: Stefania Zambelli, di nuovo in corsa a giugno, Lucia Vuolo, anche lei in cerca della riconferma, Andrea Caroppo, nel frattempo eletto alla Camera, Luisa Regimenti, poi scelta da Francesco Rocca come assessora in Regione Lazio, e i due “subentrati” Matteo Gazzini e Francesca Peppucci.

Diverso il caso di Toni Da Re, storico militante veneto della Lega che non ha cambiato partito, ma è stato accompagnato alla porta quando il mese scorso il Carroccio lo ha espulso per le sue ripetute critiche a Salvini (a cui, tra l’altro, ha dato anche del “cretino”). Non meno avventurosa è la recente carriera di Francesca Donato, altra ex salviniana in cerca d’autore passata negli ultimi anni da Italia Sovrana Popolare (mosaico di movimenti e partiti da Antonio Ingroia a Marco Rizzo) fino alla Dc di Totò Cuffaro.

Fdi e Fi porte girevoli
Se la Lega ha dato il sangue, Forza Italia e FdI hanno invece rimpolpato la propria delegazione rispetto al 2019. In FdI il saldo è largamente positivo (da 5 a 10), nonostante l’addio di Raffaele Stancanelli, oggi in Lega. In FI porte girevoli a grandi ritmi e delegazione che sale da 7 a 12.. Detto dei numerosi arrivi dalla Lega, hanno salutato il partito Giuseppe Milazzo, passato in FdI, e soprattutto Aldo Patriciello, recordman di preferenze e coccolatissimo uomo-macchina tra Molise e Campania, già pronto a una nuova candidatura con la Lega.

Pd scissione al centro
Il via-vai in Forza Italia si intreccia poi con quello, altrettanto frenetico nel Pd. Ha sorpreso infatti il passaggio dai dem ai berlusconiani di Caterina Chinnici, figlia del magistrato antimafia Rocco Chinnici. In questa legislatura, il Pd ha visto quasi subito separarsi una sua costola centrista. Sembra una vita fa, eppure nel 2019 Carlo Calenda veniva eletto con i dem, salvo poi fare le valigie tre mesi dopo le Europee e iniziare il percorso verso Azione. Nel 2022 lo ha seguito Giosi Ferrandino, alla seconda legislatura coi dem, mentre Nicola Danti ha preferito l’altro versante centrista, ovvero Italia Viva.

In direzione sinistra se n’è andato Massimiliano Smeriglio, stufo delle politiche Pd sulla guerra in Ucraina: dopo aver votato più volte in dissenso dal gruppo, lo ha lasciato e ora sarà ricandidato con Verdi Sinistra. A questi nomi si aggiunge Andrea Cozzolino, travolto dall’inchiesta Qatargate, sospeso dal Pd ed esiliato dal gruppo. È il ventinovesimo dei cambi di casacca citati, ma alle elezioni manca ancora un mese e mezzo: con queste premesse, non è improbabile che da qui a giugno si aggiunga qualcun altro.

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FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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