Carcere e stop trojan. Si prepara la stretta su cronisti e indagini
Carcere e stop trojan. Si prepara la stretta su cronisti e indagini
EMENDAMENTI. L’ASSE CON I CENTRISTI – “Dossier” Arresto per chi pubblica informazioni “illecite”
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Come rimedio, Costa vuole introdurre un nuovo reato per punire con il carcere da sei mesi a tre anni chiunque pubblichi informazioni di questo tipo “conoscendone la provenienza illecita”, anche al di fuori dei casi di concorso (come quello contestato ai cronisti del quotidiano Domani, accusati di istigazione nei confronti di Striano). Una norma che, se proposta in aula, potrebbe essere approvata con il voto segreto, trattandosi di una previsione attinente alla libertà personale. “Diritto di cronaca non significa immunità. Chi pubblica informazioni che sa essere state ‘rubate’ attraverso fatti di reato va punito”, rivendica il vicesegretario del partito di Carlo Calenda. Simile la proposta della renziana Maria Elena Boschi: reclusione da sei mesi a quattro anni per chi diffonde “il contenuto di documenti redatti attraverso la raccolta illecita di informazioni”. Ancora più drastica la soluzione di Forza Italia: per i deputati berlusconiani, i giornalisti “colpevoli” devono essere considerati responsabile di ricettazione (anche se finora la Cassazione l’ha escluso, riconoscendo il diritto di cronaca) e quindi puniti con il carcere da due a otto anni.
Gli emendamenti di Costa però vanno oltre il tema della cybersecurity. Il deputato ripropone anche un suo vecchio pallino, l’abolizione della possibilità – introdotta dalla legge Spazzacorrotti – di usare il trojan nelle indagini per i reati più gravi contro la Pubblica amministrazione. Un’altra proposta con ottime possibilità di passare, visto che lo stesso impegno era contenuto nella relazione finale dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni, approvata in Commissione Giustizia al Senato con i voti di tutto il centrodestra.
Ancora a proposito di informazione, poi, l’ex ministro vorrebbe moltiplicare le pene del reato di “pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”, che punisce chi riporta sui giornali “atti o documenti di cui sia vietata per legge la pubblicazione”. Al momento la sanzione è un’ammenda da 51 a 258 euro, ma l’emendamento la gonfia da un minimo di tremila a un massimo di diecimila euro, e addirittura da diecimila a ventimila “se il fatto riguarda intercettazioni”. La proposta completa un precedente blitz firmato dal deputato, la norma-bavaglio che delega il governo a vietare di pubblicare tra virgolette il testo delle ordinanze di arresto. Quando la delega sarà esercitata, quei provvedimenti – non più segreti – rientreranno nell’elenco di quelli “di cui è vietata la pubblicazione”: pertanto, se la nuova proposta passerà, un cronista che citerà un’intercettazione riportata in un’ordinanza rischierà fino a 20 mila euro di multa. Un altro emendamento ancora vorrebbe estendere tout court il segreto investigativo fino alla fine delle indagini, anche per gli atti a disposizione delle parti: in quel caso diventerebbe vietato persino riportare il contenuto di un’ordinanza di custodia cautelare, anche senza citarla tra virgolette.
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(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)