Intelligenza artificiale, parlarne per conoscerne i rischi
Intelligenza artificiale. Un tema urgente da affrontare nelle comunità ecclesiali pari a quello dell’impegno pastorale. Non demonizzare quindi, ma cercare invece di gestire una tecnologia che può avere anche potenzialità positive, anche per suscitare nei giovani adeguate capacità critiche.
Di questo si è parlato ieri all’incontro “Virtuale e immersivo: quale futuro ci attende?”. Un appuntamento organizzato dal Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione) nell’ambito del progetto diretto a contrastare l’accesso minorile alla pornografia on-line. Una panoramica sulla realtà del mondo virtuale, in cui tutti oggi siamo immersi e sull’intelligenza artificiale, ultima frontiera informatica della nostra civiltà, con particolare in riferimento ai rischi legati ai comportamenti e alle modalità di vivere la sessualità.
“Temi delicati che è necessario e fondamentale affrontare”, ha sottolineato don Luigi Pellegrini, assistente spirituale nazionale dell’Anspi (Associazione nazionale S. Paolo Italia). Temi contemplati dalla Dichiarazione “Dignitas infinita”, il recente documento del Dicastero per la Dottrina della Fede citato da Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei, in riferimento al paragrafo in cui si parla proprio del “lato oscuro del progresso digitale”. “Per questo – ha continuato Corrado – l’interrogativo ‘Quale futuro ci attende?’, più che paura o entusiasmo incontrollato ci ricorda che c’è un senso di responsabilità riposto in ciascuno di noi, perché le sfide del tempo presente possono diventare grandi opportunità se poste nella giusta prospettiva della responsabilità. Quando ci poniamo un interrogativo vuol dire che stiamo camminando”.
Anche sotto il profilo economico, quello dell’intelligenza artificiale appare sempre un settore in crescita. Le proiezioni dicono che infatti che
in quest’ ambito si assisterà ad un aumento degli investimenti almeno del 40% entro il 2025. La tecnologia corre e ciò che preoccupa è constatare che già convive nella sfera della sessualità.
Alcuni esempi li ha citati Davide Bennato, professore di Sociologia dei media digitali all’Università di Catania. “C’è il ‘digital sex’ – ha esordito il docente – che permette di interagire con partner riprodotti dall’intelligenza artificiale, come le ‘virtual sex-influencer’. Parliamo di account di donne che esistono solo su internet, plasmate secondo i gusti dei potenziali follower”. Bennato ha poi approfondito il tema del “synthetic sex”, vale a dire la “relazione con un essere così evoluto cui poter attribuire un’intelligenza umana avanzata, capace di dare risposte pertinenti a varie sollecitazioni. Parliamo di figure umanoidi iperrealistiche che potrebbero sembrare esseri umani dotati di un’intelligenza al di sopra del comune”. Bennato ha poi fatto cenno al “virtual sex”, che sulla scorta del metaverso potrebbe essere definito “metasesso – ha sottolineato il docente -. “Si tratta – ha aggiunto – di una realtà immersiva fatta di avatar, realizzati da specifiche app, spesso a pagamento.
Il rischio legato a tutto questo – ha concluso Bennato – è principalmente l’emulazione che nasce nei loro confronti. La partecipazione emotiva è tale che si rischia di vivere un possibile abuso virtuale come uno stupro reale”.
Sebbene la giurisprudenza non contempli ancora la possibilità di violenze sessuali senza contatti fisici, anche per tutto ciò che resta virtuale si può arrivare a infliggere o subire vere e proprie forme di abuso. Situazioni rispetto alle quali al momento corrisponde un vulnus giuridico ha constatato anche Agnese Camilli, consigliere Ugci (Unione giuristi cattolici italiani). “Stiamo entrando in un mondo a grandissima velocità, con i tempi del passato – ha esordito la Camilli – , il grosso problema di questi sistemi è che possono far saltare lo stato di diritto. Non solo. è sempre più concreto e reale il rischio che da dietro un computer si possa governare il mondo. Le potenzialità sono così trasversali che potrebbero travolgere le persone meno preparate a distinguere la realtà dal virtuale. Poco tempo fa – ha continuato la Camilli – in un quartiere della capitale, abbiamo assistito al caso di un ragazzo che, ormai incapace di distinguere la realtà dal virtuale continuava a spaccare tutto, come faceva nel suo videogioco, senza soluzione di continuità”. spaccava tutto, perché non era in grado di distinguere la realtà dal virtuale”. “Già 20 anni fa – ha ricordato don Pellegrini citando quanto accadeva a San Patrignano – venivano individuati percorsi per giovani che erano ormai palesemente divenuti dipendenti di Internet, una ‘tossicodipendenza diversa’”.
Il 13 marzo il Parlamento Europeo ha approvato il regolamento Ia Act. Il testo impone maggiori obblighi di trasparenza, per evitare i rischi di manipolazioni.
Tutto questo deve essere rilevabile per esempio nei chatbot (il software che simula ed elabora le conversazioni umane scritte o parlate), deve essere chiaro che stiamo parlando con una macchina. “A tal proposito – ha sottolineato Camilli –voglio ricordare che che però deve essere un uomo a governare il processo.
Serve che l’intelligenza artificiale ottemperi le leggi e i regolamenti applicabili. Deve essere etica in modo che applichi le carte dei diritti dell’uomo.
Misure solide di salvaguardia e trasparenza sono il metodo migliore per governare i processi. Sta a noi farlo bene”.
Sull’urgenza di questo tema Bennato ha quindi invocato la nascita e la presenza di un dibattito pubblico. “Il cellulare è la versione digitale di noi stessi. Quante volte siamo rimasti costernati per la perdita di foto e messaggi quando smarriamo il telefono? Bisogna riflettere quanto oggi tutto questo sia diventato uno strato che si sovrappone a ogni aspetto del nostro vivere sociale.
L’unico modo per sprigionare energie positive è un dibattito pubblico, che tuttavia al momento non vedo. Non possiamo permetterci il lusso di pensare che riguardi le generazioni successive”.
L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie sono stati gli argomenti più citati nel corso degli interventi, anche anche per quanto riguarda l’ambito ecclesiale e associativo: ciò che fortemente è emerso è la necessità di coinvolgere il più possibile i giovani su questi temi, facendo ricorso alla testimonianza e al parere di esperti del settore. Si tratta di aspetti imprescindibili della cultura di oggi, di cui
è bene conoscere le potenzialità e i rischi, per evitare, in futuro, di ricorrere ai ripari evitando di constatare di essere arrivati troppo tardi.
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