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Test per i magistrati Santalucia : Far cancellare la norma entro il 2026. Ma questo farebbe girare nella tomba Silvio Berlusconi

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di Valentina Stella Il Dubbio, 7 aprile 2024

“Non vorrei che i test, come qualcuno ha detto, fossero un’arma di distrazione di massa, rispetto ai veri problemi della giustizia su cui il Ministro appare inadeguato”, ha detto il presidente dell’Anm. “La nostra indignazione deve essere governata razionalmente”: così stamattina il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia in apertura del “parlamentino” del “sindacato” delle toghe in merito ai test psico-attitudinali, approvati dal Governo per accedere alla funzione dal 2026. Dunque si accantona, con la contrarietà del gruppo dei CentoUno, la via dell’astensione e si avvicina quello di un dossier contenente “i pareri dei rappresentanti delle associazioni scientifiche degli psicoanalisti e dei costituzionalisti” per consegnare “ai presidenti di Camera e Senato” una “istruttoria che il Parlamento non ha potuto fare, è mancata l’indagine conoscitiva” considerato che nella delega votata non era presente la previsione dei test e per l’eventuale violazione della riserva di legge in materia di ordinamento giudiziario. L’obiettivo? Far cancellare la norma entro il 2026. C’è tutto il tempo per studiarla e trovare la strada per abrogarla. “Dico questo anche forte del passato: fu introdotta dalla riforma Castelli, visse sulla carta qualche mese, forse qualche anno e poi fu eliminata”, ha aggiunto il leader delle toghe.

Santalucia ha poi detto che “credeva che il Ministro Nordio facesse da argine ai pareri delle commissioni parlamentari che hanno inserito in fase consultiva la parte sui test. In sede di consultazione non si può chiedere al Governo di violare la delega”. Ma così è stato e l’eccesso di delega sarà materia di studio. Per Santalucia a livello pubblico “l’importante non sono i test in sé ma poter dire di averlo fatto. Sono una scatola vuota, un mero messaggio di propaganda”. “Di quali test psicoattitudinali si parli ancora nessuno lo sa”, resta il fatto “che il fine non dichiarato, ma palese, è suggestionare” e “decretare la sottoposizione della magistratura al potere”, ha aggiunto.

“Non vorrei che i test, come qualcuno ha detto, fossero un’arma di distrazione di massa, rispetto ai veri problemi della giustizia come il sovraffollamento su cui il Ministro appare inadeguato, i suicidi in carcere, l’applicativo per il processo penale telematico, l’istituzione del Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie”.

Abbiamo chiesto al Presidente se ritenesse una provocazione l’intervista di Nordio sul Messaggero dove ha parlato di sondaggi secondo cui i cittadini hanno pochissima fiducia nella magistratura: “più che una provocazione la leggo come il tentativo del Ministro di difendere qualcosa che non è difendibile dal mio punto di vista. Ci sono domande sui test che hanno una risposta che avrebbero dovuto trovare risposta durante una fase istruttoria. Fosse pure il Csm, chi si prende la responsabilità di dire quali sono le qualità psicoattitudinali dei magistrati, se non il legislatore, solo se è tecnicamente possibile?”. Altrimenti sostiene Santalucia “si va nell’arbitrio e nel timore, espresso anche da studiosi e costituzionalisti, che si vogliano controllare i magistrati, uniformarli e sminuirli nel medio periodo nella loro indipendenza e questo è inaccettabile”.

Ha aggiunto il Segretario Salvatore Casciaro: “mi dico contrario allo sciopero, che potrebbe risultare strumento inflazionato. Mi chiedo poi perché prevedere i test solo per i magistrati ordinari, i soli che meriterebbero un controllo. Un puro messaggio demagogico”.

Sul tema non si è lasciato attendere il commento del responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa: “Caro presidente dell’Anm, lei si sofferma sui test, ma non ha nulla da dire sui tanti magistrati che hanno tolto ingiustamente la libertà a innocenti e sono stati promossi? E su quelli che hanno manie di protagonismo e parlano più sui giornali che in Tribunale?”.

Sui test il Cdc ha approvato un documento all’unanimità in cui “rinnova ferma e assoluta contrarietà all’introduzione della misura” perché “inutile e frutto di una valutazione approssimativa, in quanto prescinde da accreditate opinioni scientifiche anche di esperti dell’Associazione PsicoAnalitica Italiana, sorvolando oltretutto sugli evidenziati profili di incostituzionalità”.

Questione carcere – Sul tema sono emerse tutte le differenze culturali tra coloro che ritengono la pena solo come privazione della libertà personale e la rieducazione possibile anche tramite misure alternative e coloro che invece non considerano le afflizioni aggiuntive un problema e che vorrebbero dentro i detenuti sino all’ultimo giorno di pena da scontare. Stefano Celli, della Commissione penitenziaria del Cdc, ha presentato un documento sul problema del sovraffollamento e dei 28 suicidi di detenuti da inizio anno. “Il sovraffollamento sta raggiungendo livelli intollerabili, tanto che, prima ancora che di ostacolo alla rieducazione, si deve parlare di ostacolo alla vita dignitosa se non alla sopravvivenza” si legge nel documento dove si aggiunge: “Il suicidio è solo la spia più evidente, che denuncia una situazione complessiva che, specie per il sovraffollamento, non può certo assicurare condizioni di vita dignitose ai reclusi”.

Celli (Md) ha gettato la luce sulla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata: “La proposta di portare la liberazione anticipata da 45 a 60 giorni ogni semestre, attualmente in discussione alla Camera (disegno di legge C. 552), può costituire una misura utile a diminuire la pressione. La stessa dovrebbe riguardare condannati che già hanno aderito positivamente al percorso di recupero, coerentemente con i principi fondamentali in materia di esecuzione e potrebbe consentire al sistema di riprendere fiato nel brevissimo periodo”. Altre idee per ridurre la popolazione detentiva: potenziamento delle sanzioni sostitutive, potenziando gli Uffici dell’esecuzione penale esterna, ripensare alla pena detentiva.

Il 23 aprile ci sarà comunque un confronto a Roma Tre tra Anm, Ucpi, Ministro Nordio sul tema organizzato da Radio Carcere, che va in onda su Radio Radicale. Giuseppe Santalucia: “questo momento va valorizzato e noi dovremmo mostrare la nostra sensibilità su questo tema”. Ogni suicidio, ha aggiunto, in carcere “è un fallimento dell’azione amministrativa” e “i giudici non possono restare indifferenti”. “Qualcosa si deve fare”, ha aggiunto.

Sul carcere sono state presentate due mozioni. La prima di Magistratura democratica, presentata da Silvia Albano in cui si chiede di sostenere la proposta di Roberto Giachetti, elaborata insieme a Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino, affiancando a tale misura un indulto, limitato ai reati meno gravi, che sarebbe un provvedimento di civiltà giuridica, e riflettere sulla legislazione delle droghe leggere.

La seconda è a firma di Unicost ed è stata illustrata da Roberta d’Onofrio a favore di potenziamento dei servizi e degli investimenti nelle Comunità Terapeutiche, costruzione di nuove carceri a regime detentivo diversificato. Le polemiche contro quella di Md sono venute soprattutto da Enrico Infante di Magistratura Indipendente, in un intervento che potremmo definire ‘restauratore’, contrario alle misure alternative, lasciando pensare che la sua visione sia quella di costruire più carceri.

Anche Area si è dissociata in parte da quella di Md, perché come ci ha spiegato Rocco Maruotti “una cosa è proporre amnistia e indulto insieme (come dettoci anche in una intervista dal Segretario della corrente progressista Ciccio Zaccaro), altra cosa è proporre solo l’indulto, che è una soluzione tampone che rischia di essere un alibi per non fare altro”. Maruotti comunque ha detto che “l’Anm si debba porre il problema delle droghe leggere”.

Intervenuta poi Ilaria Perinu (Mi) che ha stigmatizzato la proposta di Md perché non spetta all’Anm fare proposte di politica criminale, contraddicendosi poi suggerendo un emendamento in cui puntava ad esempio per il riutilizzo delle caserme, in perfetta assonanza con il Governo, forse inconsapevole delle difficoltà burocratiche per raggiungere questo obiettivo. Hanno replicato Luca Poniz e Tiziana Orrù di Area secondo i quali allora anche Mi sta sollecitando una proposta di politica criminale, solo con un diverso approccio ideologico. La discussione è stata rinviata a domani per giungere ad un documento unitario, almeno di Md, Unicost e Area.

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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