Safety of Rwanda Bill. Stefan Enchelmaier (giurista): “Atto che prevede una deportazione disumana e, insieme, assurda”
“Il ‘Safety of Rwanda Bill‘, la legislazione che sarà approvata dopo Pasqua dal parlamento di Westminster e che prevede la deportazione di migliaia di richiedenti asilo verso il Paese africano, in cambio di centinaia di milioni di euro, è disumana e, insieme, assurda e ha le sue radici nella Brexit”. Il professor Stefan Enchelmaier, cattolico, docente di diritto romano e comparato all’università di Oxford, fa il punto, per il “Sir”, sulla politica migratoria del governo del premier britannico Rishi Sunak.
che potrebbe essere approvata in questi giorni o dopo Pasqua dal parlamento di Westminster, che prevede la deportazione di migliaia di richiedenti asilo verso il Paese africano, in cambio di centinaia di milioni di euro, è disumana e, insieme, assurda e ha le sue radici nella Brexit”. Stefan Enchelmaier, cattolico, docente di diritto romano e comparato all’università di Oxford, fa il punto, per il Sir, sulla politica migratoria del governo del premier britannico Rishi Sunak.
Perché è stato scelto il Rwanda
Fu Boris Johnson, due anni fa, a firmare un accordo col Paese africano che avrebbe accolto richiedenti asilo che non potevano essere accettati nel Regno Unito. Il Rwanda fu scelto perché si riteneva potesse essere una destinazione così brutta e sgradevole che nessuno avrebbe voluto andarvi. Insomma, sarebbe stato un deterrente per chi cercava di entrare nel Regno Unito.
E il collegamento con la Brexit?
La questione migrazione ha giocato un ruolo chiave nella campagna per il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Il campo pro Brexit insisteva che fosse importante per il Regno Unito riottenere il controllo dei propri confini, così da poter decidere chi arrivava qui. Inoltre, uscendo dalla Ue, la Gran Bretagna ha perso la possibilità di rimandare i richiedenti asilo in Paesi sicuri come Belgio o Francia che sono il loro primo luogo di arrivo e dove possono fare domanda per rimanere.
Si tratta di un piano che, però, non ha funzionato.
Il piano non è mai stato applicato perché i tribunali britannici e la Corte europea dei diritti umani hanno sempre accolto i ricorsi delle charities che rappresentavano i richiedenti asilo e hanno più volte dichiarato che il governo britannico violava i loro diritti umani. Anche la Corte Suprema, lo scorso novembre, ha sentenziato che il Rwanda non è una destinazione sicura, perché potrebbe decidere di rimpatriare i richiedenti asilo nel loro Paese di origine dove potrebbero subire torture e persecuzioni. Insomma: il governo, con questo piano di deportazione, violerebbe la legislazione internazionale.
E come ha reagito il governo britannico?
Scrivendo nella legislazione che il Rwanda è un Paese sicuro, un’idea molto bizzarra, ma che rispecchia bene la mentalità di chi, come questo governo, promuove ad ogni costo la Brexit e ritiene che il parlamento debba avere una sovranità assoluta e possa fare quello che vuole. La legge ha sempre un obbiettivo normativo, dire quello che bisogna fare o regolare una materia. Non ha lo scopo di decidere la realtà dei fatti, come dichiarare che il Rwanda è un Paese sicuro.
A che punto siamo in questo momento?
Sono sicuro che i voli per il Rwanda con i richiedenti asilo partiranno. Il governo conservatore ha fretta. In questo momento il partito Tory è molto indietro nei sondaggi e può contare soltanto sul 23% dell’elettorato contro il 43% dei laburisti. Aveva promesso agli elettori, durante la campagna per la Brexit, di far scendere il numero dei migranti che, invece, è raddoppiato e ha superato i 700.000 all’anno, un vero record. E’ molto imbarazzante, per il governo, che deve affrontare le elezioni locali ai primi di maggio e quelle generali in autunno, non essere riuscito a far partire gli aerei e farà, quindi, tutto il possibile perché questo succeda. Quando accadrà, il fatto verrà venduto come un trionfo presso l’elettorato, la dimostrazione che, grazie alla Brexit, si può davvero bloccare chi tenta di arrivare nel Regno Unito. La Camera dei Lords ha proposto dieci emendamenti alla legislazione, perché vuole fermarla, ma la Camera dei Comuni, alla quale spetta l’ultima parola, li ha respinti tutti. La legge torna ai Lords che, però, possono soltanto ritardarla e non sospenderla. Quegli aerei verso il Paese africano, che non sono mai decollati negli ultimi due anni, sono adesso indispensabili perché il governo guadagni un po’ di credibilità.
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