TEST PSICOATTITUDINALI AI MAGISTRATI: SI E’ PASSATI DAL “SONO TUTTI PAZZI” ( BERLUSCONI) A POSSONO ESSERE PAZZI ( GOVERNO)
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Test psicoattitudinali ai magistrati, il governo va fino in fondo: lunedì la norma in Cdm
di Paolo Frosina
Il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2024
L’Anm: “Sconcerto, disegno contrario alla Costituzione”. Nordio accoglie i suggerimenti della maggioranza: col decreto attuativo della riforma dell’ordinamento giudiziario, l’antica ossessione del berlusconismo si trasformerà in legge. La “verifica dell’idoneità psicoattitudinale” sarà riservata a chi ha già superato le prove scritte e orali del concorso.
Sui test psicoattitudinali ai magistrati il governo vuole andare fino in fondo. Come anticipato dal Sole 24 Ore, il Guardasigilli Carlo Nordio ha scelto di accogliere i suggerimenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato: col decreto attuativo della riforma dell’ordinamento giudiziario del 2022 (varata dall’ex ministra Marta Cartabia) l’antica ossessione del berlusconismo si trasformerà in legge. “Con decreto del ministro della Giustizia, previa delibera del Consiglio superiore della magistratura, sono nominati esperti qualificati per la verifica dell’idoneità psicoattitudinale allo svolgimento delle funzioni giudiziarie. Le linee di indirizzo e le procedure per lo svolgimento degli accertamenti (…) sono determinati dal Consiglio superiore della magistratura d’intesa con il ministro della Giustizia. La verifica ha luogo dopo il completamento delle prove orali” del concorso, si legge nella bozza finale del provvedimento, che dovrebbe essere discusso nel Consiglio dei ministri di lunedì. Insomma, la legge codifica solo il principio: a decidere i contenuti dei test (e chi ne valuterà i risultati) saranno in un secondo momento, con atti subordinati, il ministero di via Arenula e il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura (composto per un terzo da membri laici, cioè eletti dal Parlamento). Ma la strada è tracciata: con ogni probabilità, i futuri aspiranti giudici e pm dovranno sottoporsi a una verifica della loro salute mentale, secondo criteri stabiliti (anche) dal governo. Un progetto che corrisponde a quello contenuto nel Piano di rinascita democratica di Licio Gelli, cioè il programma della loggia eversiva P2. A incoraggiare il Guardasigilli in questo senso, nelle scorse settimane, erano stati la maggioranza e il fu “Terzo polo”, nei pareri obbligatori sullo schema di decreto licenziato dal governo a novembre.
Se lo strappo diventerà realtà, però, il Consiglio dei ministri violerà molto probabilmente la Costituzione: il testo della delega Cartabia, infatti, non lascia alcuno spazio alla previsione dei test accanto al concorso. A ricordarlo è anche l’Associazione nazionale magistrati (l’organismo di rappresentanza delle toghe italiane) in una lunga e durissima nota diffusa dalla Giunta esecutiva centrale: “Alla genericità e alla vaghezza degli annunci dei test per i magistrati, condensati in scarne osservazioni delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, pensavamo, con cauto ottimismo, che il ministro della Giustizia avrebbe risposto con la necessaria razionalità normativa. Pensavamo che, impegnato ad attuare una legge delega che non fa menzione dei test, non avrebbe percorso la strada dell’evidente eccesso di delega. Pensavamo ancora che non gli sarebbe sfuggita la palese violazione della riserva di legge in materia di ordinamento giudiziario e che pertanto non avrebbe indugiato a inserire una norma vaga, priva di reali contenuti regolativi. E invece, il ministro della Giustizia ha frustrato ogni aspettativa di rispetto della cornice costituzionale”, si legge. “Con disinvoltura che disorienta”, prosegue il comunicato, Nordio “ha aggiunto, a un già criticabile schema di decreto legislativo, previsioni del tutto estranee alle indicazioni della delega. Ha previsto i test psicoattitudinali senza dire cosa siano, a cosa servano, come si strutturino, quali le conseguenze di un eventuale risultato negativo, quali le figure professionali che li effettueranno e li valuteranno. Ha soltanto detto che si collocheranno all’esito delle prove scritte e orali, interessando quindi i candidati che avranno superato entrambe”, sottolinea l’Anm.
La conclusione, quindi, è che i nuovi test non saranno “uno strumento di preselezione per l’ammissione al concorso e riduzione della platea degli aspiranti ma, del tutto irragionevolmente, una terza prova. L’ultima prova, che impegnerà quanti avranno superato, anche brillantemente, le prove strettamente intese. Il ministro della Giustizia”, prosegue la nota, “ci aveva anticipato che occorreva accelerare la procedura concorsuale anche per fronteggiare spinte verso forme semplificate di selezione, ma ora scopriamo che le scansioni concorsuali, già lunghe, si vorrebbero, in tempi di Pnrr, ancor più dilatare: forse per rendere del tutto ingovernabile la macchina concorsuale e poter cedere un domani alle suggestioni del reclutamento straordinario?”, scrive l’Anm. Il riferimento è all’ipotesi, fatta filtrare nelle scorse settimane, della previsione di un concorso in magistratura riservato a specifiche categorie (magistrati onorari o avvocati). “Il ministro della Giustizia ha demandato a se stesso, ad un suo decreto che non è certo fonte normativa primaria, la disciplina dei test. Stabilirà lui dunque chi meriterà di indossare la toga di magistrato e chi no! E non basta aggiungere che il decreto sarà emanato previa delibera del Csm per nascondere la contrarietà a Costituzione di questo disegno”, scrive la Giunta dell’Anm. Che conclude: “Lo sconcerto è grande, pari soltanto alla superficialità con cui si ritiene di poter intervenire in materie così delicate, così costituzionalmente sensibili, come l’ordinamento giudiziario”.
Critico anche Giovanni Zaccaro, segretario della corrente progressista di Area, che sottolinea come i test per le aspiranti toghe non possano certo essere definiti una priorità per la giustizia italiana: “Sta per entrare in vigore il tribunale unico per la famiglia e le persone e ancora il governo non ha chiarito con quali risorse, quanti magistrati ed in quali locali funzionerà, con il rischio che a pagare saranno i cittadini deboli, alla cui tutela il tribunale è preposto. Il processo penale telematico non funziona e rallenta i tempi della giustizia. I giudici e gli avvocati perderanno mesi per capire come funzioneranno le nuove regole sulla prescrizione. Questi sono i problemi della giustizia che interessano agli operatori del diritto ed ai cittadini. Invece di affrontarli, il governo propone test psicoattitudinali per i magistrati, senza chiarire cosa dovranno valutare e chi dovrà somministrarli. Mi pare una proposta che mira a delegittimare un potere dello Stato ed a
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Test sui magistrati. Ecco come nel mondo si controlla la “saggezza” di chi deve giudicare
di Domenico Ferrara
Il Giornale, 24 marzo 2024
In Germania le prove psico-attitudinali ci sono e nessuno si scandalizza. In Francia c’è l’analisi della personalità. Domani la bozza in Consiglio dei ministri: e già l’Anm prepara le barricate. Nella visione manichea che attanaglia e permea il dibattito politico italiano non esistono sfumature: i test psico attitudinali per i magistrati da un lato sono una clava usata dal governo di centrodestra per imporre un controllo e delegittimare la categoria, dall’altro sono uno strumento di verifica a tutela dei cittadini. Bianco o nero. In medio non stat virtus. E così, nel Belpaese del derby non stupisce che l’Anm metta subito le cose in chiaro parlando di una specie di screening di massa e di tentativi di screditare la magistratura con l’unico effetto di indebolire la fiducia dei cittadini nella giustizia. Si potrebbe sindacare che la fiducia dei cittadini nella giustizia sia già debole di suo anche a causa del sempreverde ostracismo che domina le toghe, ma questa è un’altra storia. Giorni fa, la commissione Giustizia del Senato ha approvato il parere presentato da Pierantonio Zanettin di Forza Italia mettendo nelle mani del Governo la valutazione sulla previsione di prove psicoattitudinali per i candidati all’ingresso in magistratura. Il diretto interessato, contattato dal Giornale, ha spiegato che la sua idea non è nulla di rivoluzionario ma al contrario è molto simile a quella già ben presente in altri settori pubblici e privati. Si chiama Minnesota multiphasic personality inventory ed è il test più usato per le selezioni in ambito della psicologia del lavoro e della psicologia giuridica: permette di scoprire patologie di natura psichiatrica, nevrosi, psicosi. Circa 600 affermazioni per cui indicare vero; falso; prevalentemente vero; prevalentemente falso. Ogni risposta, per gli psicologi e gli psichiatri unici abilitati a somministrare il test, ha un significato che determina poi la valutazione. Lo fanno alle forze dell’ordine, ai militari, al personale della Pubblica Amministrazione, ai piloti di aereo e lo usano persino nelle perizie svolte nell’ambito dei processi.
Insomma, un test come quello non dovrebbe far gridare allo scandalo, eppure ogni volta che si sfiora il tema, le toghe insorgono. È successo col ministro Castelli, poi col ministro Bongiorno, poi con Berlusconi e succede anche adesso. Domani la novità dei test, inserita nella riforma dell’ordinamento giudiziario, sarà all’esame del Cdm. E ieri circolava una bozza del testo di legge che prevede l’introduzione dei test realizzati da “esperti qualificati” e “da svolgersi dopo il completamento delle prove orali”. Naturalmente la giunta esecutiva dell’Anm si è subito detta “sconcertata” e ha parlato di “attacco alla Costituzione”. Tra le toghe il fronte è unito più che mai e non ammette voci stonate. Nicola Gratteri nel 2019 sosteneva che non vi sarebbe nulla di male a sottoporsi ai test in quanto “ci possono essere dei magistrati che fanno militanza attiva, che hanno un modo loro di ragionare e può accadere che uno perda di lucidità”. Oggi ha cambiato idea e nella difesa della corporazione ha lanciato pure una provocazione: “Facciamoli anche a chi governa e facciamo pure i narcotest sulla positività alla cocaina”.
Opinione opposta a quella dell’avvocato Giulia Bongiorno che afferma: “I futuri magistrati devono essere misurati non solo sulla base della preparazione tecnica ma anche per la capacità di autocritica, per integrità morale, attitudine a lavorare in team”. Ma uscendo dai confini nazionali, come funziona negli altri paesi? Siamo davvero gli unici che osano pensare di misurare la stabilità psichica delle toghe? La risposta è no e anzi non sono poche le nazioni che sottopongono la magistratura a questo genere di esami.
In Austria, dal 1986, per i candidati sono previsti test psicologici eseguiti da uno psicologo indipendente e somministrati per determinare se il candidato ha le adeguate capacità e qualità intellettuali. In Olanda, nella fase di selezione è previsto un test analitico/cognitivo scritto, somministrato da una società di consulenza psicologica oltre a un colloquio personale con un membro del comitato di selezione e uno psicologo, in cui viene testato l’equilibrio e la personalità del candidato. Come se non bastasse, affinché un pubblico ministero possa avanzare di carriera, è necessario che sostenga un test di selezione psicologica. Anche in Portogallo tra le prove di ammissione c’è un colloquio condotto da uno psicologo e l’esame di assunzione si conclude con un test orale con uno psicologo. I test psico-attitudinali sono in vigore anche in Ungheria. La situazione della Francia è molto particolare perché dal 2009 al 2017 c’erano i “test di attitudine e personalità”, soppressi a pochi giorni dall’elezione di Macron. Erano stati introdotti per individuare tendenze narcisistiche e smanie di protagonismo. 240 domande alle quali rispondere in tre ore e un colloquio di mezz’ora con un magistrato e uno psicologo. Dopo le pressioni del sindacato delle toghe, alla fine si decise per l’abolizione ma la figura dello psicologo non è scomparsa del tutto. “Qui c’è lo psicologo che fa delle sedute con il magistrato proprio per vedere la reazione che ha di fronte a casi che gli vengono proposti all’improvviso e, si valutano le sue reazioni”, ha ricordato il vice presidente della Camera Giorgio Mulè. E in Germania I test psico-attitudinali ci sono e nessuno si scandalizza. Non sono nazionali né obbligatori bensì a discrezione dei singoli Land, ma il loro utilizzo non è raro e a volte unisce anche altre prove, come giochi di ruolo o brevi presentazioni. In Belgio, al concorso di ammissione al tirocinio giudiziario, nell’ambito della prova scritta i candidati sono sottoposti a test psicologici affidati ad esperti esterni e a colloqui di validazione con uno psicologo. Inoltre, è previsto un test-intervista sulla personalità con lo scopo di valutare le 9 competenze di base che ci si aspetta da un magistrato (Decisione, Integrità, Facoltà di adattamento, Capacità di pianificare e organizzare/capacità di stabilire le priorità, Empatia, Socievolezza, Resistenza allo stress, Collaborazione, Collegialità, Dominanza (corretta gestione del potere), Autoriflessione (autocritica)). In Australia, nel 2019 fu condotta per la prima volta un’indagine sul benessere di giudici e dei magistrati, indagine che ha rivelato come il sistema giudiziario fosse a rischio di esaurimento o di traumi derivanti dal dover affrontare costantemente carichi di lavoro elevati e i dettagli strazianti di crimini gravi. A seguito di ciò, molti tribunali australiani hanno implementato una serie di programmi e iniziative per gestire lo stress giudiziario e supportare i giudici nel loro lavoro. L’indagine comprendeva una serie di test psicometrici convalidati.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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