Maddaloni (CE) – Visita istituzionale al Convitto Nazionale Statale “Giordano Bruno”
Presso il Convitto Nazionale Statale “Giordano Bruno” si è svolta, sabato, 16 marzo 2024, una visita istituzionale di delegazione della Prefettura di Caserta. Calorosa l’accoglienza da parte del personale dirigente del Convitto, nelle persone di: Prof. Rocco Gervaso, Rettore del Convitto e Dott. Antonio D’Angelo, Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi – DSGA. Per la delegazione Prefettura di Caserta erano presenti: Dott. Eugenio Ricciardelli, Responsabile Segreteria del Prefetto di Caserta e sub Commissario Comune di Aversa; Generale Andrea Pota, Ufficio Protezione Civile, Dott.ssa Giuliana Semprebuono, Ufficio Economato, sub Commissario al Comune di Aversa; Dott. Luigi Guida, Ufficio Stato Civile presso la Prefettura di Caserta e Dott. Pietro Bernardo, Ufficio Economato. Si sono uniti al personale della Prefettura altre figure professionali tra cui: l’Avv.ssa Marika Suppa, Gennaro Migliaccio (Studioso d’Arte Antica), Clemente Merola (esperto in logistica) ed il Dott. Domenico Valeriani (Vicedirettore DEA Notizie – periodico mensile di informazione e cultura). A guidare la nutrita delegazione in visita al Convitto, il Commendatore Maestro Salvatore Giulio Borriello (Presidente Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra e Fondazione della Provincia di Caserta). Un poì di informazioni sul Convitto. Il Convitto Nazionale è stato un’istituzione che ha garantito a partire dall’Unità d’Italia (17.03.1861) in poi, per circa un secolo, la frequenza dei licei agli alunni dei piccoli centri periferici, permettendone così anche l’accesso alle università. In Italia in molte regioni i corsi scolastici erano un appannaggio esclusivo delle organizzazioni cattoliche: alcuni ordini come i gesuiti, gli Scolopi, i Barnabiti ed i Somaschi avevano lunghe tradizioni di collegi, che si rivolgevano in prevalenza alla formazione ecclesiastica e all’educazione dei figli delle famiglie nobili o dell’alta borghesia, ma con alcune eccezioni in cui erano aperte anche a persone di estrazione più umile. Con l’Unità d’Italia del 17 marzo 1861 si tentò di sottrarre alla Chiesa il quasi monopolio e si moltiplicarono le istituzioni di Convitti nazionali laici, in molti casi anche materialmente collocati in edifici prima appartenuti ad enti ecclesiastici e demanializzati dopo le leggi per eversione. I convitti nazionali rappresentarono l’aspetto più interessante in materia di istruzione e, sia pure in misura insufficiente, permisero una certa mobilità sociale. La riforma Gentile della scuola del 1923 dava grande risalto ai convitti nazionali che hanno avuto il periodo di massimo splendore proprio nell’epoca fascista. Nei momenti del loro massimo fiorire, i convitti costituirono una rete molto articolata e suddivisa nelle diverse province. Per i convitti passò praticamente tutta la classe dirigente italiana nei diversi aspetti: culturali artistici, politici. Alcuni degli allievi (ad esempio Gabriele D’Annunzio, allievo del Cicognini di Prato o Giuseppe Mazzini, allievo del Colombo di Genova) vengono ancora ricordati proprio per la loro esperienza di convittori. Il Testo unico in materia di istruzione del 1994 (decreto legislativo 297) all’art. 52 prevede “la graduale soppressione dei convitti nazionali che accolgono meno di 30 convittori o semiconvittori”. I convitti oggi sono solo quarantuno, distribuiti in tutte le Regioni italiane. Dispongono di due risorse che le altre scuole non hanno: il personale educativo e “ausiliario” (cuochi, commessi, e altri), pagati dallo Stato per assistere gli allievi nel pomeriggio e durante il pranzo, e le rette pagate dalle famiglie, che servono non solo a coprire i costi della mensa, ma anche a migliorare l’offerta formativa, a ristrutturare i locali scolastici e ad acquistare le attrezzature didattiche più avanzate. Per tradizione, ripresa anche da provvedimenti legislativi a chi dirige un convitto nazionale spettava, sino al 2000 il titolo di “rettore”. In genere, i Convitti nazionali erano dedicati o ai re di Casa Savoia o a glorie locali. Catania e Prato lo avevano dedicato ai fondatori preunitari e così a Parma, in cui la fondatrice era la duchessa Maria Luigia. Un caso particolare è il Convitto di Sassari denominato con l’aggettivo Canopoleno (dal cognome del fondatore Antonio Canopolo) fin dai primi anni seguenti la fondazione come Seminario tridentino (1611). L’Istituto di eccellenza Statale di Maddaloni operativo dal 1807 per la Scuola Primaria, Secondaria di Primo Grado, Liceo Classico e Liceo Classico Europeo. I semiconvittori sono il fine ultimo di tutte le attività educative poste in essere dai Convitti Nazionali. In particolare il Convitto di Maddaloni annovera tra i suoi ex semiconvittori moltissime figure che si sono fatte valere e che hanno dato lustro alla nostra istituzione nei più svariati campi: politica, medicina, arte incarichi istituzionali ecc. ma la cosa che accomuna tutti è il ricordo che ognuno di loro ha del “suo” Convitto sia chi ci ha vissuto da semiconvittore sia chi nel Convitto ha trascorso gran parte del suo tempo scolastico vivendo da convittore. Ognuno di loro ricorda con affetto e nostalgia i giorni trascorsi in Convitto e ricorda i nomi di tutte le persone che ha incontrato nell’istituzione ma il suo educatore lo ricorda in modo particolare, è spesso visto come uno di famiglia, uno a cui ha raccontato le sue emozioni, le sue difficoltà e i suoi successi. Spesso vediamo ex convittori o semiconvittori tornare a salutare educatori e a rivedere i luoghi che hanno visto la sua infanzia e la prima giovinezza e tutti sono emozionati e commossi e ricordano con ilarità il loro timore ed ansia del primo giorno in Convitto. Ancora oggi noi educatori vediamo ragazzi e genitori affrontare preoccupati questa nuova esperienza ma siamo consci del fatto che saranno felici di aver scelto per i loro figli questo modo di vivere la Scuola e che al termine del percorso educativo potranno affrontare la vita con i più alti valori morali e culturali che solo i Convitti, ed in particolare il nostro, possono dare. Il personale educativo del nostro convitto, si trova impegnato in prima linea, per dare un supporto intelligente e fattivo, ai nostri splendidi ragazzi alunni semiconvittori, che in questa drammatica situazione nazionale, hanno indubbiamente perso dei riferimenti educativi e sociali che noi docenti/educatori con professionalità e impegno, diamo loro, un anno intero. Il personale educativo svolge fondamentalmente l’attività di promozione ed agevolazione dei processi di evoluzione umana e civile, fungendo da supporto agli allievi sia dal punto di vista pedagogico che relazionale, fondendo quanto imparato nelle attività di studio con le esperienze educative. È anche grazie a questo lavori di “interfaccia” tra la didattica e la socializzazione che i ragazzi semiconvittori hanno ottimi risultati nella carriera scolastica, con bassissime percentuali di abbandono scolastico ed un’altissima percentuale di ragazzi che portano a conclusione il loro percorso con la laurea o diplomi conseguiti dopo il diploma di Scuola Superiore di Secondo Grado. Gli educatori partecipano al processo formativo in svariati modi oltre all’attività educativa vera e propria e lo fa con iniziative culturali e sportive oltre ad occuparsi delle metodologie psicopedagogiche e di orientamento. Per adempiere a questi compiti al meglio, devono occuparsi anche di tutte le attività di carattere collegiale ad esse collegate e cioè programmazione, progettazione, ricerca, documentazione, produzione dei materiali didattici e di attività che li vedono singolarmente impegnati: preparazione per lo svolgimento dei compiti di assistenza; rapporti individuali con le famiglie e i docenti; accoglienza e vigilanza degli allievi. La figura dell’educatore è, dunque di grandissimo supporto agli alunni semiconvittori, e non si comprende come mai non sia tutta l’utenza degli alunni che si iscrive presso le nostre scuole annesse ad approfittare di questa grande possibilità educativa, che solo i Convitti Nazionali Statali possono offrire oggi nella martoriata scuola pubblica. Gli educatori, o istitutori come erano chiamati in passato, sono rimasti vicini ai propri ragazzi, con attività integranti la didattica ordinaria e soprattutto con una vicinanza, non solo formale agli alunni loro affidati ed alle loro famiglie. Il loro lavoro, altamente qualificato e professionale, da sempre apprezzato e cercato con assiduità dall’utenza della città di Maddaloni, una tra le pochissime città non capoluogo a poter disporre di una realtà, al tempo stesso antica ed all’avanguardia, come il nostro Convitto, ha portato nelle nostre aule, innumerevoli studenti, che hanno tratto profitto dall’esperienza scolastica presso il nostro istituto. L’Italia sta vivendo giorni difficilissimi, tra i più difficili della sua esistenza, e la Scuola, succube di tagli di ogni genere, si è trovata in mezzo ad un guado ad affrontare una situazione terribile ed eccezionale. Ma i convitti nazionali statali, comunque, rimangono un porto sicuro, rispetto ad altre realtà dispersive e in certi casi rimaneggiate, un porto dove il personale educativo svolge la funzione di faro certo e sicuro per gli alunni convittori e semiconvittori che scelgono queste importanti realtà scolastiche. Il Convitto Nazionale Statale “Giordano Bruno” è la più antica istituzione scolastica della provincia casertana; il convitto nasce grazie a Giuseppe Bonaparte che emana una legge nel 1807. La struttura trova residenza a Maddaloni nel soppresso monastero dei Conventuali. Tra i suoi allievi più famosi è da citare Luigi Settembrini che frequentò l’istituto dal 1821 al 1827. Il salone storico si caratterizza per il soffitto, coperto dalla tela di 720 metri quadri, che è il dipinto su tela più grande al mondo: realizzato nel 1756 con tecnica del telero e denominato Trionfo della Fede sull’Eresia, è opera del pittore Giovanni Funaro, che fu aiutato da suo fratello Giuseppe Funaro. Dopo circa tre ore di informazioni le delegazioni hanno salutato e ringraziato il Commendatore Salvatore, Giulio Borriello per la significativa ed interessante visita culturale nonché bellezza ed identità territoriale che possiamo ritenere una meraviglia tra le meraviglie.
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