Armi. Con la modifica alla Legge 185/90 si aprono le porte ai “mercanti di morte”
“Si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra) è un motto, un impegno che torna oggi, tragicamente, di grande attualità.
Stiamo vivendo giorni di guerra, una terza guerra mondiale a pezzi, dove i pezzi si avvicinano sempre più e “i potenti” di questo mondo soffiano sempre di più su questo fuoco. Da ogni parte.
La modifica alla legge 185/90, legge che introduceva “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, già passata al Senato a fine febbraio e ora in commissione alla Camera, andrà presto in Aula per l’approvazione. Non è una modifica di poco conto. Anzi. Apre le porte alla lobby delle armi. Ai mercanti di morte.
“Col pretesto di apportare ‘alcuni aggiornamenti’ alla legge per ‘rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale, il Disegno di legge intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, riduce al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile, e soprattutto, elimina dalla Relazione governativa annuale tutta la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani”. Questo è scritto in un comunicato stampa del 6 febbraio scorso, della Campagna di pressione alla Banche armate (banchearmate.org) promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di pace e Nigrizia. Un disegno di legge inaccettabile che va contrastato con fermezza. Vengono tolti controlli e non ci sarà più trasparenza. E non avremo la lista delle Banche coinvolte, quelle che chiamiamo banche armate.
La legge 185 del ’90 è tra le più avanzate al mondo. Nata per l’impegno dal basso del mondo missionario, cattolico, dell’associazionismo, dei sindacati… Non possiamo dimenticare quanto si sia impegnato don Tonino Bello, allora Presidente di Pax Christi.
E oggi, questo governo, vuole cancellare tutto questo. Ci sono stati interventi di Rete italiana Pace e disarmo. Con pressioni e appelli finora inascoltati. Lo scorso 4 marzo una conferenza stampa a Roma di diverse associazioni di credenti per ricordare l’impegno dei cattolici a favore della 185, con un appello alla coscienza dei Parlamentari, perché non approvino queste modifiche. E’ intervento con fermezza anche don Ciotti, Presidente di Libera, dal palco della manifestazione dello scorso 21 marzo, in memoria di tutte le vittime innocenti della mafia. Anche il card Zuppi in apertura dei lavori del Consiglio Permanente della Cei ha detto che “le parole del Santo Padre sulla pace sono tutt’altro che ingenuità… La vita viene prima di tutto”. E nella conferenza stampa conclusiva, mons. Baturi, segretario della Cei, ha manifestato preoccupazione per le scelte legislative sugli armamenti. “È un tema che ci sta a cuore e non da oggi… è necessaria la trasparenza, la garanzia che il commercio delle armi, che non ci può vedere favorevoli, comunque sia tracciabile”.
Il Vangelo, riporta sempre i nomi: imperatore Augusto, Erode, Anna, Caifa, Ponzio Pilato…
“Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!” (Papa Francesco Redipuglia, 13 settembre 2014).
Non possiamo rassegnarci alla guerra, è antiumano e antievangelico. Non possiamo tacere i nomi, le responsabilità di chi, come Erode o Ponzio Pilato, si macchia di sangue le proprie mani e vuole macchiare anche le nostre, con il sangue di tanti innocenti. Quanti Erode e Ponzio Pilato anche oggi?
(*)consigliere Nazionale di Pax Christi
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