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L’Europa prepara un’economia di guerra. “Più soldi all’industria bellica”

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Russia, Russia e poi ancora Russia. Il Consiglio europeo del 21 e del 22 marzo si è chiuso a Bruxelles come da copione. Al centro dell’attenzione la risposta all’aggressione di Mosca all’Ucraina, aiuti militari a Kiev, dibattito sulla sicurezza dell’Europa, sostegno all’industria bellica europea. Tutto il resto passa in secondo piano. Unica vera novità l’avvio dei negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina. I leader hanno incontrato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e hanno ascoltato un furioso Volodymyr Zelensky, il quale si è lamentato per – a suo dire – i ritardi e i tentennamenti sulle forniture europee di missili e munizioni. A margine del summit i 27 capi di Stato e di governo hanno discusso informalmente sulle prossime elezioni europee, sulle alleanze, sui top job, ovvero i posti di rilievo nelle istituzioni comunitarie che saranno decisi alla luce del voto di giugno.

A fianco del popolo ucraino. “Nell’esercitare il suo diritto naturale di autotutela, l’Ucraina necessita con urgenza di sistemi di difesa aerea, munizioni e missili. In questo momento critico, l’Unione europea e gli Stati membri accelereranno e intensificheranno la fornitura di tutta l’assistenza militare necessaria”. I capi di Stato e di governo hanno ribadito – e ufficializzato nel documento conclusivo del vertice – il pieno appoggio militare a Kiev. “A due anni dall’inizio della guerra di aggressione mossa dalla Russia contro l’Ucraina e a dieci anni dall’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli da parte della Russia, entrambe in palese violazione degli obblighi derivanti a quest’ultima dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale, il Consiglio europeo sostiene in modo sempre più risoluto l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. La Russia non deve prevalere”. L’Ue “è determinata a fornire all’Ucraina e alla sua popolazione tutto il necessario sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario e con l’intensità necessaria”. Il Consiglio ha deciso di destinare a beneficio dell’Ucraina le entrate straordinarie derivanti dai beni russi confiscati.


Ancora sanzioni alla Russia. Attorno al tavolo dei Ventisette si sono ribadite le scelte sulle sanzioni alla Russia (13° pacchetto) e ci si prepara a emettere sanzioni nei confronti di Bielorussia, Corea del Nord e Iran. Il Consiglio europeo condanna poi “le continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Russia nei territori ucraini occupati, compresa la deportazione di bambini”. “Respinge con fermezza e non riconoscerà mai le cosiddette elezioni illegali organizzate dalla Russia nei territori ucraini temporaneamente occupati di Crimea, Sebastopoli, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, né il relativo esito”.

Più soldi per le armi. Quindi la strategia per la difesa. “L’Unione europea è determinata ad aumentare la sua preparazione alla difesa” affinché “sia all’altezza delle esigenze e ambizioni nel contesto delle crescenti minacce e sfide per la sicurezza. […] La base industriale e tecnologica di difesa europea dovrebbe essere rafforzata di conseguenza in tutta l’Unione”. La guerra in Ucraina porta l’Ue all’“impegno comune di aumentare in modo sostanziale la spesa per la difesa”, con finanziamenti pubblici e privati. In tale contesto, il Consiglio europeo “invita il Consiglio e la Commissione a esaminare tutte le opzioni per mobilitare finanziamenti e a riferire in merito entro giugno”. Seguono una serie di raccomandazioni e impegni tutti rivolti al rilancio dell’industria bellica.


Medio Oriente: “Cessate il fuoco”. Non poteva mancare al summit dei leader Ue uno sguardo alla situazione mediorientale. Il Consiglio europeo rimarca le posizioni (non sempre a una sola voce) degli ultimi giorni. “Il Consiglio europeo ha discusso degli ultimi sviluppi in Medio Oriente. È costernato per la perdita senza precedenti di vite umane tra la popolazione civile e per la situazione umanitaria critica”. Il Consiglio chiede una “pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, alla liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi e alla fornitura di assistenza umanitaria”, si legge nel documento conclusivo del vertice. Il Consiglio europeo torna a condannare “con la massima fermezza Hamas per i suoi attacchi terroristici brutali e indiscriminati perpetrati in tutta Israele il 7 ottobre 2023”, riconoscendo “il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario”. Chiede l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione.

Gaza, situazione “catastrofica”. I leader Ue nutrono “profonda preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza e il suo effetto sproporzionato sulla popolazione civile, in particolare i bambini, nonché per il rischio imminente di carestia causato dall’ingresso insufficiente di aiuti a Gaza”. Un “accesso umanitario pieno, rapido, sicuro e senza restrizioni a tutta la Striscia di Gaza attraverso tutte le rotte è essenziale per fornire alla popolazione civile assistenza di primo soccorso e servizi di base su larga scala”. Il Consiglio europeo “si compiace dell’iniziativa Amalthea che apre una rotta marittima per l’assistenza emergenziale da Cipro a Gaza, a integrazione delle rotte terrestri che rimangono il modo principale per fornire i volumi necessari. Sono necessari ulteriori rotte e valichi terrestri”. Il Consiglio europeo esorta il governo israeliano a non intraprendere un’operazione di terra a Rafah, “che peggiorerebbe la situazione umanitaria già catastrofica e impedirebbe la fornitura di servizi di base e assistenza umanitaria di cui vi è urgente necessità”. Infine i leader chiedono la “cessazione immediata delle violenze in Cisgiordania e a Gerusalemme Est e la garanzia di un accesso sicuro ai luoghi santi”. Infine l’Unione europea “mantiene il suo fermo impegno a favore di una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati. I palestinesi e gli israeliani hanno pari diritto di vivere in condizioni di sicurezza, dignità e pace”. Si invoca quindi una conferenza di pace “da convocare quanto prima”.


Mano tesa verso la Bosnia-Erzegovina. Sull’allargamento c’è il passo verso la Bosnia-Erzegovina. Le riforme interne, necessarie per una Ue in espansione vengono rimandate per l’ennesima volta. Nulla di nuovo sulle migrazioni: al di là della chiusura delle frontiere, i 27 non riescono a trovare vere risposte comuni. Infine poche parole sulla situazione ad Haiti e sull’agricoltura e qualche vago impegno dopo le proteste degli agricoltori.

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